Che fine ha fatto Daniel Ola?

A Cesena ricordano di lui il fisico possente e poco più, alla Lazio, propbabilmente, neppure quello. Il sito biancoceleste Lalaziosiamonoi.it, tuttavia, è andato a pescare il roccioso difensore, che attualmente milita nel campionato Lettone, per un'intervista in esclusiva. “Io giramondo? - attacca Ola - Non sono mai stato in Indonesia, non è vero quello che si legge sul web. Ho giocato al Cesena, poi sono stato in Bulgaria però non è stato bello perchè la società (il Botev Plovdiv, ndr) è fallita. Sono da due anni e mezzo che sto qui in Lettonia. Il calcio lettone non è allo stesso livello di quello italiano, però non è male. Lo scorso anno ho vinto il campionato con la mia squadra, a febbraio abbiamo vinto la Supercoppa Lettone”
Cosa ti manca di più del calcio italiano?
“Mi manca tutto, il calcio qui in Lettonia è il terzo sport nazionale, in Italia il calcio è al primo posto. Mi manca tutto: come si prepara la partita, l’allenamento”.
Sei arrivato alla Lazio nel 2000, giovanissimo, scoperto da Sergio Vetta (responsabile delle giovanili) in un piccolo club svizzero. Quali furono le tue sensazioni nel momento in cui sei arrivato?
“E’ stata l’esperienza più bella della mia vita, appena sono arrivato ho compreso questa possibilità importante di stare in mezzo a grandi campioni, di allenarmi con loro, è stato veramente bello. Mi hanno accolto bene sia i miei compagni che i tifosi”
Il 6 maggio del 2001 il presidente Cragnotti ti spedì in panchina nella gara con il Bari, per lanciare un messaggio ai tifosi dopo gli striscioni offensivi del derby.
“Io sono stato in panchina anche prima della partita con il Bari, anche con Udinese, Piacenza e altre occasioni. Sono stato in ritiro con la Lazio, ho incontrato i tifosi, il capo ultras, ma mi hanno accolto bene. Non ho mai visto nessuno che ha tenuto comportamenti razzisti, mai nessun problema di questo tipo”
Il razzismo è ancora una piaga del calcio, sei d’accordo con il pugno duro dell’Uefa?
“Secondo me è giusto perché è incredibile che nel 2013 ci siano ancora situazioni di questo tipo. Non è normale, ci sarà per sempre purtroppo, nonostante le azioni di repressione da parte dell’Uefa. Bisogna combatter questo fenomeno tutti quanti insieme. Mi ricordo di un episodio, quanto stavo a Cesena, abbiamo giocato contro l’Avellino ed in curva facevano Uh Uh ogni volta che toccavo la palla.
L’Italia ti è rimasta nel cuore e negli affetti, ti rivedremo a Formello?
“Io vivo in Italia, ho la moglie italiana e due figli a Giulianova. Sono spesso in Italia, magari un giorno vengo allo stadio a vedere una partita della Lazio…”