Marchioro: “Sono quello che vi ha portato in Europa…”

A tu per tu con il Mito Bianconero: “45 anni fa riuscimmo ad arrivare in Coppa Uefa anche grazie alla… musica classica. Che gioie al cospetto della Vecchia Signora e del Barone…”
15.06.2021 06:30 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
Marchioro: “Sono quello che vi ha portato in Europa…”
© foto di Archivio di Flavio Bertozzi

Il 1976? Ha salutato lo sbarco della sonda Viking sul Pianeta Rosso. Il rogo del Nurburgring ‘targato’ Niki Lauda. L’uscita di Ancora Tu di Lucio Battisti. La vittoria in Coppa Davis dell’Italia di Adriano Panatta. L’ultimo Scudetto del Toro. Ma anche (anzi, soprattutto) l’approdo in Coppa Uefa nientepopodimeno che del Cesena di Pippo Marchioro.

Marchioro, un baldo giovane (classe 1936) come lei come passa le sue giornate ‘targate’ Cesena?
“Un po’ di tv, qualche chiacchiera con i miei famigliari, una passeggiata ai giardinetti, un riposino, magari una capatina al bar: la mia giornata tipo è fatta di cose semplici, ma piacevoli. Cose da vecchietti…”

Il suo amato Cesena continua a seguirlo?
“Dovrei farlo, ma prima il fallimento della vecchia società e poi il Covid mi hanno fatto scendere un po’ la catena. Che poi, lo devo dire francamente, vedere il Cesena vivacchiare così in serie C mi fa un male tremendo. E allora… passo oltre”.

Oggi il povero Cavalluccio è capace di prendere 3 gol in casa dal Legnago Salus, dalla Virtus Verona, dal Matelica. Trentacinque anni fa, invece, si andava dritti dritti in Coppa Uefa…
“Altri tempi, altro calcio. Era un gran bel Cesena, il mio Cesena. Una buonissima squadra di provincia impreziosita da due superbig che sapevano fare sempre la differenza: Cera e Frustalupi”.

Una gara da ricordare di quell’indimenticabile stagione?
“Quel 2-1 rifilato alla Juve capolista non si scorda più. La Vecchia Signora, come da copione, a un certo punto andò in vantaggio (con Damiani, ndr). Ma poi salì in cattedra Bertarelli, con quella magistrale doppietta che ha fatto storia. Vittoria indimenticabile. Anche se…”

Anche se?
“…anche se a me piace ricordare anche un Cesena-Roma 2-0. Quella domenica, al cospetto del mio vecchio maestro Liedholm, il sottoscritto riuscì a mettere in scena una vendetta a scoppio ritardato…”

Ci dica di più.
“Dovete sapere che la mia carriera da allenatore cominciò alla fine degli anni sessanta a Monza, proprio nelle vesti di vice di Liedholm. Ecco, un giorno il Barone a fine allenamento venne da me e mi disse: Pippo, tu non hai proprio le palle per fare questo mestiere. Non arriverai mai da nessuna parte. Io non mi sbaglio mai su queste cose…”

Si sbagliava invece di grosso, il suo vecchio tutor svedese…
“Beh, nella mia lunga carriera qualche bella soddisfazione me la sono preso anche io. Non solo a Cesena. Poi è chiaro, qualche incidente di percorso c’è stato…”

Il suo rimpianto più grande?
“Nel 1976, dopo aver portato il Cesena in Europa, non sarei dovuto andare al Milan. Sarei dovuto rimanere un altro anno in provincia alla corte di Dino Manuzzi. Ma che senso ha parlare ancora di queste cose oggi? Meglio pensare ad altro…”

…come a tutta la gente che le vuole ancora un gran bene.
“Ogni tanto, in centro a Cesena, mi capita di incontrare qualche vecchio tifoso che mi riconosce e che mi ringrazia ancora per quel famoso approdo in Europa. Sono queste le cose che ti scaldano il cuore, le cose che ti fanno capire che sei stato utile a qualcosa…”

Lei è stato un grande innovatore della pedata. Riuscì a portare nel calcio anche il tanto criticato training autogeno.
“Qualche giornalista della Rai cercò più volte di destabilizzare il mio Cesena con sfottò e prese in giro. Volevano farci passare come dei ‘sempliciotti’ di provincia. Ma alla fine, il mio metodo di lavoro che comprendeva anche sedute di ascolto di musica classica, si rivelò vincente. Alla faccia delle malelingue…”

A Reggio Emilia, fuori dal vecchio stadio Mirabello, c’è un bel murales dedicato a lei. Anche al Manuzzi bisognerebbe fare ‘qualcosa’ per colui che ha portato il Cesena in Europa…
“Non so se queste ‘cose’ le decide il calcio o la politica. Una cosa è certa: se il Cesena mi dedica un murales o qualcosa di simile, mi fa sicuramente un grande regalo. E non soltanto perché ora abito a pochi passi dal Manuzzi…”



PS MOLTO IMPORTANTE: E allora, caro Presidente Patrignani, caro Sindaco Lattuca, cosa aspettiamo a rendere omaggio (IN QUALSIASI MODO) all’85enne Pippo Marchioro? Cosa aspettiamo a regalare una Grande Gioia a colui che 45 anni fa ha portato per la prima (e probabilmente ultima) volta il Cesena in Europa? I miti, d’altronde, bisogna celebrarli anche quando sono ancora in vita. Soprattutto quando sono ancora in vita. O no?