Il gioco delle tre carte: presidenza, direttore sportivo e allenatore

Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente!
Facciamo un piccolo riassunto per capire come siamo messi in attesa di ripartire con la stagione 2025/26 (dove già si prospetta un primo turno di Coppa Italia a Pisa, ancora da confermare).
La situazione contrattuale
Tecnicamente il Cesena avrebbe sia allenatore (fino al 2026) che direttore sportivo (fino al 2027) sotto contratto. Contratti pienamente legittimi – cioè non firmati puntando una pistola alla tempia ma nella piena volontà delle parti in causa – che adesso qualcuno sembrerebbe considerare non più funzionali al progetto a stelle e strisce per il Cesena.
La presidenza
Allora partiamo proprio dagli americani: il budget a disposizione della prossima stagione dovrebbe aggirarsi sui 16/17 milioni di euro, ovvero circa 2 in più rispetto alla stagione che si concluderà il 30 giugno. Più del doppio della media della Serie B ma non certo un top budget: intendiamoci, non parliamo di monte stipendi bensì della mera differenza tra costi e ricavi.
L’allenatore
In Serie B le quotazioni di Michele Mignani sono in forte rialzo. Complice una buona prova a Catanzaro sotto gli occhi di tutta l’Italia e forte della narrativa della neopromossa, con budget medio, arrivata ai playoff, più di una società avrebbe messo gli occhi su di lui. In prima fila il Bari, disposto ad offrire, tramite De Laurentis, un budget decisamente superiore a quello su cui potrebbe contare in Romagna. Quindi la permanenza in riva al Savio non è nemmeno così scontata da parte sua. La dirigenza riflette, perché nonostante il buon risultato in classifica ci sono anche alcuni elementi che non hanno convinto: tanti giocatori di primo piano nella rosa non hanno reso come ci si aspettava. Kargbo ha chiesto di essere ceduto, e Berti sa che con Mignani in panchina avrebbe meno spazio di quanto riterrebbe necessario per la sua crescita. Inoltre, alcuni giovani sono stati poco utilizzati (Pieraccini su tutti, ma anche nessun innesto dalla Primavera).
Il direttore sportivo
I rapporti tra Fabio Artico e una parte della dirigenza statunitense si sono abbastanza raffreddati nel corso di questo campionato, in particolare con Mike Melby. Tutto iniziò con l’arrivo, non concordato, di Jonathan Klinsmann a Cesena: scommessa poi vinta, ma alla quale seguì l’arrivo di Van Hooijdonk. Stessa agenzia e stesso procuratore di Klinsmann, ma esito opposto: flop totale, per il quale la responsabilità è stata addossata completamente ad Artico. Il ds a gennaio ha parzialmente raddrizzato la situazione con un mercato positivo (in parte vanificato dagli infortuni di La Gumina e Russo), ma paga il peccato capitale: il tradimento di D’Aversa e il ripiegamento frettoloso su Mignani.
Il mercato
Detto del mal di pancia di Berti – che comunque al momento ha mercato più in Serie B che in Serie A – il Cesena ha una solida base su cui ripartire: i giocatori ancora sotto contratto (abbiamo offerto un riassunto sul nostro canale Telegram) rappresentano un punto di partenza, ma servono innesti di qualità per sostituire (e migliorare) i prestiti che rientreranno tutti alla base. Saric è l’unico che varrebbe la pena trattenere, e Celia l’unico sotto contratto che potrebbe essere girato in prestito.
Tuttavia, resta un problema più urgente di qualsiasi movimento in entrata: mancano ancora circa 6 milioni di euro per chiudere la stagione in corso. E poiché all’orizzonte non si vedono nuovi soci, la proprietà americana starebbe valutando la cessione di Berti e Klinsmann, forse tenendo uno dei fratelli Shpendi come risorsa tecnica e patrimoniale. Tutto, come sempre, dipenderà dall’esito del gioco delle tre carte: quella americana, quella del ds e quella dell’allenatore.