Cosenza per rilanciare o dirsi addio: il futuro di Mignani passa da qui

È tornato il sereno in casa Cesena. La vittoria sul Palermo, a tratti insperata se si pensa al filotto di risultati pregressi che il Cavalluccio aveva inanellato e alla forza di cui dispongono i rosanero almeno sulla carta, ha dapprima certificato la permanenza in categoria e poi rinvigorito le speranze romagnole di strappare un pass per i play-off. Speranze che potrebbero ulteriormente radicarsi nel caso in cui ora arrivasse il risultato pieno in quel di Cosenza, dato che la formazione rossoblù è stata la prima a compiere il salto di categoria all’indietro e il prossimo turno sarà il primo che disputerà da ufficialmente retrocessa.
Mister Mignani è intervenuto in conferenza per presentare l’imminente impegno che attende i suoi ragazzi. “Sarà una partita con livello di difficoltà alto, come lo sono tutte le altre. Penso che ognuno di noi abbia un po’ di amor proprio, orgoglio, dignità: il Cosenza farà la sua partita perché è vero che il campionato è andato in un certo modo ma vorrà salutare nel miglior modo i propri tifosi facendo risultato con noi. Abbiamo riacquisito morale perché due mesi senza vittoria ci avevano appesantiti”.
Mignani rivendica quindi il traguardo tagliato, ma soprattutto la maniera con cui è stato conseguito: “Dobbiamo liberarci di ogni pensiero, abbiamo fatto il nostro dovere che era quello di conservare la permanenza nella categoria. Adesso abbiamo due partite per raggiungere i play-off che sarebbero una bella vetrina. Sarebbero il coronamento di un lavoro che, seppure agli occhi della gente può con alti e bassi, io sono convinto sia stato un lavoro fatto alla grande da parte di tutta la società Cesena”.
Questo è un punto cruciale del suo discorso perché se è vero (e lo è!) che il tecnico in questi mesi si è sempre contraddistinto per l’eleganza nei modi di porsi indipendentemente dall’esito positivo o meno delle partite, lo è altresì che risulta alquanto imperscrutabile. Dalle sue dichiarazioni non traspare mai l’interezza delle sue considerazioni. C’è sempre qualcosa che cela per sé e che ritiene di non volere (o dovere, o potere) divulgare. Scelta legittima e in un certo senso pure nobile. Tuttavia questo atteggiamento ermetico presta purtroppo il fianco a pesanti fraintendimenti. Prendete il mese di dicembre, ad esempio: qui su TuttoCesena.it la redazione (se si escludono i collaboratori esterni) era convinta che a Mignani non stesse bene la squadra consegnatagli e che stesse attuando un autosabotaggio pur di non presentare le dimissioni. Nulla di più falso. Nostro errore che da gennaio in avanti abbiamo più volte sottolineato di aver commesso. Resta però uno sbaglio in cui siamo incappati per tutta questa serie di detti e non detti di difficile interpretazione. Tornando al presente, con la salvezza ratificata, Mignani dice la sua sui risultati altalenanti che hanno connotato il percorso dei suoi: “Sin dalle prime giornate ho avuto buone sensazioni perché questa è una squadra di ragazzi molto applicati, che seguono, che eseguono le richieste con grande intensità e grande impegno. Mi hanno sempre dato ottime sensazioni. Non siamo mai riusciti a scrollarci di dosso i nostri difetti e i nostri errori su cui abbiamo lavorato, come la (mancata, ndr) continuità e come il prendere gol sempre alla stessa maniera. A volte per vincere le partite basta un gol, a noi invece quasi sempre ne è servito più d’uno. Però sono contento del percorso fatto, sono contento che i ragazzi mi abbiano seguito e abbiano dato tutti loro stessi. Alla fine del campionato avremo fatto i punti che abbiamo meritato”.
Mignani inoltre insiste nel fornire la sua versione edulcorata su cosa sia accaduto nei lunghi periodi bui, senza sbottonarsi su ciò che si aspettava, cosa gli era stato promesso e cosa invece lo ha lasciato contrariato. “Io penso che ciò sia dipeso dai valori molto vicini dei nostri avversari. Tu non giochi mai contro te stesso ma sempre contro un avversario. La maggior parte della gente pensa che in campo ci sia solo il Cesena e non è così. Il Cesena deve scendere in campo e dare il massimo ma a volte il massimo non basta per avere la meglio su un avversario che ha comunque dei valori, una rosa di giocatori forti, una società alle spalle e un allenatore bravo”. In queste parole noi ci leggiamo un pizzico di delusione da parte di un allenatore che avrebbe gradito maggior sostegno da parte dell’ambiente, non solo nei confronti dei suoi giocatori ma anche a livello personale. Un allenatore che forse si è sentito abbandonato a se stesso. Tuttavia, lo precisiamo ancora una volta, questa è una nostra lettura e potrebbe comunque essere sbagliata come lo sono state altre in passato proprio in virtù del fatto che il concreto parere di Mignani non è mai emerso a tutto tondo.
Il passaggio successivo è emblematico di quanto abbiamo appena affermato: Mignani si concede ad una tautologia degna del miglior Wittgenstein. “A volte la sconfitta passa attraverso la vittoria dell’avversario”. Poi seguita a precisare: “Detta così sembra una cosa scontata e ovvia ma io la intendo proprio nei valori. Ne abbiamo parlato tante volte, nei valori delle rose, nei momenti che stai vivendo. Noi abbiamo attraversato due momenti meno belli ma in quei momenti, dal mio punto di vista - e non sono alibi, sono attenuanti - c’era la mancanza di giocatori importanti. Alcuni giocatori che ti aspettavi d’essero qualcosa sono mancati, tant’è che nel mercato ad inizio girone di ritorno sono state fatte delle correzioni”. E anche qui il riferimento è meno cristallino di quanto sembri. Certo, si può pensare si riferisca alla meteora Van Hooijdonk. Al contempo però potrebbe riferirsi a Marco Curto, che lo stesso Mignani ha fatto giocare oltremisura fino a quando lo ha avuto a disposizione a discapito di un Ciofi che invece già ai primi d’ottobre s’era capito fosse ampiamente all’altezza della categoria. Oppure l’allusione potrebbe essere indirizzata ad Augustus Kargbo, per il quale tanti si stracciano le vesti urlando che sia stato venduto senza essere adeguatamente sostituito tuttavia non considerando che, tra settembre e capodanno, le prestazioni all’altezza del sierraleonese saranno state sì e no quattro. Rimane che la valutazione completa di Mignani a riguardo la conosca solo lui e forse il suo staff.
Arriva dunque il momento in cui Mignani si sbottona un minimo e fa capire l’insofferenza provata in questi ultimi due mesi quando tutto l’ambiente parlava del Cesena come di una compagine non adeguatamente stimolata. “Quando dico che alla fine del campionato avremo i punti che abbiamo meritato significa che noi abbiamo un valore, abbiamo affrontato degli avversari che avevano un valore a cui opporsi. E a volte non è detto che pur facendo il tuo cento percento tu riesca a vincere contro una squadra che magari può essere più forte di te. Perché se no sarebbero tutti a pari classifica, si baserebbe tutto sulla motivazione, sull’impegno o non so che cosa… Però poi c’è il Sassuolo che fa ottanta punti perché evidentemente oltre ad avere una grande società alle spalle, oltre ad avere un grande allenatore, ha dei giocatori di cui qualcuno è stato in nazionale, qualcuno ha fatto oltre cento gol in serie A, qualcuno ha già vinto la categoria. Evidentemente ci sono dei valori che sono al di sopra di tutto ciò che si racconta e si dice”.
Successivamente si passa a parlare di play-off e di come possa essere sfruttato il calendario per raggiungerli. Pure in questa circostanza Mignani non vende sogni. E nemmeno solide realtà. Con del sano pragmatismo ammette candidamente: “Guardo noi, penso a noi. Spero di riuscire a fare il massimo di quello che possiamo fare a Cosenza e solo poi guarderò i risultati degli altri. Non c’è altro modo. Io onestamente non conosco nemmeno gli avversari degli altri. Ma se gli altri sono davanti a noi e vincono tutte e due le partite è inutile fare tabelle”.
Un altro dei rari frangenti in cui Mignani lascia intendere che preferirebbe parlare d’altro giunge non appena si comincia a parlare di chi verrà convocato e chi no. Si può supporre che nel corso delle settimane addietro preferisse concentrarsi sui presenti e non sulle assenze di cui gli è stato chiesto ad ogni pre-gara. Mignani taglia corto: “Tavsan è quello che sta meglio, ha fatto tutto l’allenamento con la squadra. Per me è da considerare disponibile. La Gumina e Russo sono borderline”. Mignani si lascia sfuggire pure quel che pare essere un vago disappunto sullo spirito di sacrificio mostrato in questo girone di ritorno dai suoi uomini. Forse auspicava di essere più supportato. Dice: “Io ho detto ai ragazzi prima dell’allenamento «noi siamo in campo, adesso andiamo in campo e adesso voglio vedere chi viene». Quindi mi aspetto che qualcuno faccia uno sforzo per esserci, al di là degli impedimenti oggettivi. Sono due ragazzi, La Gumina e Russo, che stanno soffrendo perché non sono in gruppo, sono un po’ alla fine per cui poi alla fine ogni giorno può essere determinante per pensare di averli”.
La conferenza stampa sostanzialmente finisce qui. Ora sta a Mignani far sì che non vada a concludersi anche la sua avventura a Cesena. Il tecnico genovese è ben conscio del fatto che, malgrado un altro anno di contratto, la sua conferma passa dal raggiungimento dei play-off. Allo stesso tempo però ha salvaguardato la categoria e tanto basta a garantirgli di continuare a condurre una squadra di serie B, indipendentemente da quel che sarà deciso tra il Connecticut e la California: se anche non dovesse essere Cesena, un altro club cadetto pronto ad affidargli la panchina lo trova sicuramente. Perciò può giocarsi i due match restanti finalmente libero da qualsiasi apprensione. Contestualmente, nessuno nell’ambiente si immagina il Cavalluccio in serie A di qui a poco più di tre settimane. L’eventuale delusione per un play-off mancato, o un play-off giocato ‘alla Viali’, sarebbe solo un dispiacere passeggero e non un’onta indelebile. Insomma, ci sono tutti i presupposti per i quali a fine stagione con Mignani ci si possa stringere la mano e dirsi rispettosamente arrivederci senza che alcuna delle parti provi chissà quale grande rimpianto. Oppure ci sono due partite per provare a costruire qualcosa di bello. Per provare a capirsi. Per vagliare con attenzione se congedarsi già quest’estate non si riveli essere un’enorme occasione persa. Perché Cesena ancora oggi non ha capito come mai a Bari Mignani sia venerato e rimpianto, del resto Mignani non gli ha dato ragione di domandarselo. Forse se da giugno gli venisse confezionata una squadra su sua misura… Ma prima di tutto serve che questo mister e la piazza comincino finalmente a parlarsi senza filtri. Senza lasciare cadere nel vuoto tutto ciò che si vorrebbe dire ma che viene taciuto per quell’assurdo pregiudizio reciproco del «tanto non capiresti».