Alla ricerca del ‘plusvalore’ fra tutti i nuovi acquisti del Cesena

Nessuna squadra a punteggio pieno dopo due soli turni di campionato, nella serie BKT 2025-2026. Cesena momentaneamente primo nella classifica avulsa, grazie alla differenza reti (+2) e al numero di gol segnati: quattro alla stregua del Südtirol, la differenza con i tirolesi sta nel fatto che il Cavalluccio ne ha confezionati di più fuori casa. Questo il verdetto parziale di un campo che, dopo la prima sosta per le nazionali, diventerà padrone assoluto dei dibattiti e delle argomentazioni lasciandoci finalmente alle spalle il chiacchiericcio sul calciomercato. Tuttavia, prima di far calare il sipario su questa annosa e pruriginosa parentesi - spesso e volentieri specchietto per le allodole, incline a prestare il fianco a chi si occupa di gossip più che di giornalismo e informazione -, è il caso di tracciare un bilancio puramente teorico sull’operato del direttore sportivo Fusco. La bontà effettiva delle operazioni condotte spetterà, come sempre, in primo luogo al terreno di gioco.
Innanzi tutto occorre precisare che, rispetto alla precedente stagione, sono cambiate le direttive imposte dall’alto. Si è passati da ‘play-off a tutti i costi’ a ‘sostenibilità economica e salvezza in campo’. In tal senso ha parecchio pesato il parere del direttore generale, Corrado Di Taranto, capace di inculcare nella testa della proprietà che una comparsata agli spareggi per la serie A non vale certo una perdita di dieci milioni di euro. Dagli Stati Uniti si sono dimostrati ancora una volta più propensi a ragionare su ‘una gallina domani’ che su ‘un uovo oggi’. È così che si spiegano le mancate cessioni remunerative di quest’estate, contrariamente a quanto ipotizzavamo ormai un mese fa. Ma al contempo non si è più disponibili ad elargire stipendi faraonici. A maggior ragione se si considera che coloro a cui un anno fa era stato concesso tanto, nella speranza che potessero brillare, sono poi invece stati i primi a deludere le aspettative.
Il Cesena ha indubbiamente condotto operazioni di mercato basate sulla razionalizzazione dei costi, come promesso alla presentazione di Fusco. Il taglio del monte ingaggi è un dato di fatto. Tutti i giocatori dallo stipendio ‘proibitivo’ sono stati piazzati altrove, con la sola eccezione di Bastoni la cui ‘permanenza forzata’ è comunque compensata dalle altre partenze. Contestualmente, non pare diminuita la qualità collettiva e il potenziale dell’undici titolare rispetto ai nastri di partenza del 2024. Per quel che concerne l’obiettivo primario dichiarato della dirigenza, ossia creare valore e plusvalenze attraverso l’acquisto di giovani talenti da poter rivendere un domani a prezzo maggiorato, si impone una valutazione più attenta degli innesti apportati all’organico.
Il mercato del Cesena, sin dal principio, è stato volto a rinforzare la squadra con giocatori di esperienza. I principali acquisti a titolo definitivo, infatti, riguardano quasi esclusivamente giocatori che hanno già anagraficamente superato la trentina e per i quali è impensabile generare future plusvalenze significative: stiamo parlando di Zaro (31 anni), Bisoli (31), Arrigoni (31) e in ultimo il trentaseienne Castagnetti, un lusso per la categoria, ma certamente non un investimento per il futuro.
Anche gli inserimenti di profili più giovani, come Blesa (24 anni), Frabotta (26) e Olivieri (26), non offrono sulla carta grandi margini di guadagno. Si tratta di giocatori il cui valore di mercato è già stabilizzato. Averli messi sotto contratto spendendo zero per i loro cartellini significa, nella migliore delle ipotesi, aver compiuto un buon colpo sul campo. E sarebbe di per sé ottima cosa. Da una prospettiva di bilancio rappresentano affari facilmente ammortizzabili ma non profittevoli.
A partire dall’inizio del mese di agosto la strategia applicata da Fusco ha avuto una netta sterzata sui prestiti. Se da un lato questa formula ha permesso di tesserare giocatori di qualità come Ciervo dal Sassuolo e Diao dall’Atalanta, dall’altro non risponde all’esigenza di creare valore. I prestiti secchi non lasciano nulla nelle casse del club a fine stagione, a prescindere dalle prestazioni del giocatore. Vero è che per lo spagnolo di provenienza orobica la società proprietaria riconosce un premio di valorizzazione per ogni volta che la punta entra in campo, stiamo comunque parlando di cifre non particolarmente consistenti. Sull’esterno invece la dirigenza bianconera si fa forte di un gentleman agreement con la società neroverde che garantirebbe la sua permanenza in Romagna anche per le stagioni successive. Verba volant… Al momento il Cesena, con questo tipo di formula, si ritrova ad essere una semplice vetrina per i club di Serie A senza la possibilità di capitalizzare il potenziale successo di questi giovani.
Discorso simile, ma con una sfumatura diversa, per i prestiti con diritto di riscatto. L’arrivo di Amoran dal Parma e di Magni dal Milan rappresentano sicuramente un passo nella giusta direzione. Entrambi però sembrano ora come ora relegati ad un ruolo di comprimari dato che mister Mignani, per come abbiamo imparato a conoscerlo, non è avvezzo a sovvertire le gerarchie che egli stesso ha stabilito. I due potrebbero probabilmente non avere il minutaggio e le occasioni di mettersi in mostra. Il rischio è che il loro valore non aumenti a sufficienza da giustificare un riscatto da parte del Cesena.
L’unica eccezione alla dicotomica filosofia per gli acquisti effettuati - giocatori esperti e consolidati prelevati a titolo definitivo, giovani in prestito - è rappresentata dal primo degli innesti in ordine cronologico: Matteo Guidi. Ragazzo in rampa di lancio dopo tanta gavetta in serie C, il suo valore potrebbe essere considerevolmente aumentato già alla fine della stagione corrente. Il poliedrico ventiduenne svincolatosi dal Pontedera sembra in ogni caso già essere parecchio indietro nelle rotazioni del tecnico, che lo ha utilizzato pochissimo nelle tre amichevoli con Forlì, Mantova e rappresentativa giapponese ma pure successivamente nelle gare ufficiali. Vedremo sul lungo periodo come saprà inserirsi e quanto spazio riuscirà a ritagliarsi, con la consapevolezza che ricopre ruoli di campo in cui la concorrenza è parecchio folta.
Il calciomercato del Cesena ha privilegiato un approccio pragmatico e orientato al risultato immediato. Costi eccessivi tagliati e rischi pressoché azzerati. In tal senso, l’operato di Fusco merita un plauso. Focalizzandosi invece sulla ricerca del fantomatico ‘plusvalore’, termine prepotentemente entrato nelle discussioni di tutti gli appassionati bianconeri dallo scorso giugno in poi, l’ultimo mercato non sembra aver portato in dote profili attraverso i quali realizzare un grande margine di guadagno. Possibili plusvalenze consistenti potranno dunque essere realizzate tramite la cessione dei soliti nomi noti. Shpendi, Berti, Francesconi e tutt’al più quel Pieraccini spedito in fretta e furia a Catania perché troppo prematuramente considerato non ancora pronto per la cadetteria. Tutti nomi accomunati dal non essere arrivati a Cesena né grazie alla precedente né all’attuale direzione sportiva, bensì formatisi nel settore giovanile.