Un mese di mercato a rilento. ‘Zavorre’ contrattuali e budget aleatorio

Al primo giorno di agosto il Cesena annovera una squadra ancora profondamente incompleta, con la dirigenza che opera al fine di razionalizzare i costi.
01.08.2025 00:00 di  Redazione TUTTOCesena   vedi letture
Un mese di mercato a rilento. ‘Zavorre’ contrattuali e budget aleatorio
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© foto di Federico Serra

Un mese di calciomercato andato in archivio. In ingresso si contano tre ufficialità (Bisoli, Guidi, Zaro) e due annunci imminenti (Blesa, Olivieri) per una squadra che ha penuria di elementi in tutti i reparti. Un mese di mercato a rilento.
“Un’estate fa non c’eri che tu”. È tangibile la differenza rispetto a quanto il Cesena stava vivendo dodici mesi fa. La campagna acquisti bianconera aveva infiammato gli animi con l’arrivo di tanti volti nuovi, più o meno esotici. E due nomi di assoluto prestigio per il centrocampo: Giacomo Calò e Simone Bastoni. Sulla carta due giocatori di spicco, in grado di innalzare il livello tecnico della squadra. All’atto pratica l’accoppiata si è rivelata, fin da subito, un vero e proprio rompicapo tattico che ha condizionato l’assetto degli undici da schierare per tutta la stagione.

Inizialmente, nel 3-4-2-1 ‘ereditato’ da Michele Mignani, la coesistenza di Calò e Bastoni a centrocampo ha mostrato evidenti lacune in fase di non possesso palla. La realtà ha bussato alla porta da metà ottobre, obbligando Mignani a rivedere i suoi piani. E pure il passaggio ad un centrocampo a tre non ha magicamente risolto i problemi di rendimento, né ha trasformato la coppia nei pilastri attesi.
È vero che tanti altri hanno fatto decisamente peggio. Impossibile non citare la meteora Van Hooijdonk in tal senso. Inoltre, presi singolarmente, i numeri di Calò (2 gol e 5 assist in 35 partite) e Bastoni (4 gol e 3 assist in 37 partite) non sono stati del tutto negativi, anzi. Il punto cruciale risiede altrove. Entrambi erano stati assoldati per essere dei leader, per prendere per mano la squadra nei momenti di difficoltà e trascinarla fuori dalle sabbie mobili. E invece, proprio nei frangenti in cui il Cesena barcollava, la loro incapacità di emergere da questo punto di vista è stata evidente. Al contrario, con l’insorgere di qualche complicazione erano i primi ad eclissarsi. Un episodio che funge da cartina tornasole: l’espulsione di Calò nella sfida interna contro il Bari per una leggerezza comportamentale. Esempio lampante di mancanza di lucidità non tollerabile per un giocatore del suo calibro.
Sì, ci sono state delle eccezioni a questa tendenza. La prestazione di Bastoni a Genova contro la Samp, tanto per citarne una. Calò invece è stato protagonista assoluto nella vittoria corsara a Cremona o nella sfida al Manuzzi con lo Spezia. Ma a quale costo?
Un fardello economico sull’attuale mercato del Cesena. A un anno dal loro arrivo in Romagna, oggi la permanenza di Calò e Bastoni è tutt’altro che scontata. E non solo per ragioni tattiche, che riguardano per lo più l’ex spezzino. La verità è che il mercato del Cesena, finora caratterizzato da pochi movimenti in entrata, è di fatto bloccato dai pesanti ingaggi di questi due giocatori. Bastoni percepisce 400mila euro netti a stagione, mentre Calò si attesta sui 270mila. Cifre considerevoli, che limitano drasticamente la capacità di operare su nuovi obiettivi.

Le plusvalenze verranno poi. Klinsmann, Shpendi e se i primi due non si sbloccassero eventualmente Berti. Questi sono i giocatori con cui il Cesena ha possibilità di monetizzare, mentre Francesconi dovrebbe rimanere un altro anno in riva al Savio. Ma più che pensare ad incassare c’è apprensione sul ‘tagliare’. Al di là dell’esigenza di far soldi dalla cessione del cartellino di uno dei propri tesserati, la priorità del Cesena è liberarsi di queste ‘zavorre’ contrattuali. Solo così potrà perseguire una strategia di mercato più congeniale ed economicamente sostenibile, puntando su profili più adatti al progetto tecnico e alle casse societarie.
Il mercato per i due giocatori apparentemente non manca. Bastoni è corteggiato da Avellino, Catanzaro e Monza. Calò è nel mirino del Frosinone mentre in precedenza si era vociferato di Mantova e Pescara. La loro cessione, lungi dall’essere ostacolata dal club bianconero, avverrà senza alcun esborso da parte della società acquirente. Tutt’al più potrà essere loro riconosciuta l’ormai classica buonuscita.


Al di là di quanto accadrà sia a Bastoni che a Calò, con un mese di mercato ormai alle spalle una riflessione si impone sul budget a disposizione. Le uniche indicazioni in tal senso le abbiamo avute dal direttore generale Di Taranto, nel giorno della conferenza di presentazione del ds Fusco. Di Taranto ha dichiarato che la scorsa stagione a livello di costi del personale (quindi stipendi di giocatori e staff, bonus elargiti, spese per prestiti, acquisto dei cartellini, buonuscite) si attestava attorno ai diciassette milioni di euro. Ha poi aggiunto “Cercheremo di razionalizzare i costi, più che di abbassarli. La volontà è di mantenere lo stesso budget (trovate le parole di Di Taranto nel video caricato su Youtube dal Cesena FC, a questo link).
Ad oggi ciò non sta trovando riscontro. In attesa di capire l’avvenire di Bastoni e Calò, il Cesena parecchi costi dovrebbe averli già razionalizzati. È stato acquistato Bisoli che ha un ingaggio ‘pesante’, attorno ai 250mila euro netti. Ma al contempo non c’è più Antonucci che fra stipendio (400mila netti) e prestito oneroso (200mila) a bilancio costava circa un milione lordo. Non c’è più Van Hooijdonk (250mila euro netti di stipendio e altrettanti di incentivo all’esodo a gennaio). Zaro a bilancio pesa all’incirca 50mila euro in meno rispetto a Prestia. La cessione di Donnarumma al Catania ha consentito di risparmiare circa 170mila euro lordi. Sono usciti dalle voci a bilancio pure Pisseri (svincolato), Šarić, La Gumina, Ceesay, Tavşan (prestiti dall’ingaggio corposo che non sono stati confermati).
Se Fusco avesse la medesima capacità di spesa avuta dal suo predecessore, al di là delle operazioni in uscita ancora da mettere a punto, è facile presumere che la rosa vanterebbe già adesso qualche elemento di categoria in più. Ed è altresì difficile credere che Di Taranto il 13 giugno abbia bluffato. A che pro? È più facile supporre che da oltreoceano abbiano dato una robusta stretta ai rubinetti, prendendo in contropiede un po’ chiunque ricopra ruoli nei quadri dirigenziali. Perché sta accadendo tutto ciò? È possibile ascrivere la responsabilità dell’attuale situazione esclusivamente alla campagna acquisti condotta un anno fa da Fabio Artico e avallata dalla stessa proprietà che oggi pare avere ripensamenti a riguardo? Oppure è in corso un riassestamento all’interno di chi possiede il Cesena FC, ossia JRL Investment, in maniera analoga a quanto accaduto nell’estate del 2023?