Alla Samp si viaggiava in Porsche

Per differenza d’età la Sampdoria potrebbe considerarsi la mamma del Cesena. Genovese di nascita (1895) sopravanza la squadra romagnola (1940) di ben 45 anni. I blucerchiati, nella vita, hanno cambiato nome per tre volte: Doria alla nascita, Sampierdarenese poi, ed infine Sampdoria.
Prima della Doria, nella città di Genova era nata un’altra squadra di calcio: quel “Genoa” fondato nel 1893 che per lungo tempo rappresentò la forza del football italiano vincendo ben 9 scudetti.
La Sampdoria, nata e cresciuta con la forza finanziaria di armatori e petrolieri, ha percorso la sua strada riuscendo nel tempo a superare la squadra nemica, quella concittadina dai colori rossoblù. Prova ne sia che al termine della stagione 1990-‘91 la squadra del presidente Paolo Mantovani, allenata dal serbo Vujadin Boskov, che contava nelle sue file Vialli, Mancini, Dossena, Vierchowod, scriveva il suo nome nell’albo dei campioni d’Italia.
Fra le due consorelle genovesi non è mai esistita sorta di parentela; ogni scontro fra le due squadre ha sempre avuto il sapore di sfide fratricide. A metà degli anni ’70 l’allenatore Eugenio Bersellini ed il suo vice Armando Onesti, dopo essere approdati sulla panchina sampdoriana a seguito dell’esperienza alla guida del Cesena, si ricordarono di aver scoperto e valorizzato in terra di Romagna un giovane attaccante dai piedi buoni: un tal Maurizio Orlandi. Nuovo tecnico della Samp, il “Berse” convinse il presidente Glauco Lolli Ghetti ad acquistare quel giovane romagnolo. “Micio” Orlandi rimase in blucerchiato per ben sei stagioni giocando 185 partite di campionato e tante di coppa e segnando vari gol. Un suo compagno di squadra? Un certo Marcello Lippi.
All’ombra della città della Lanterna, Orlandi lasciò impronte come valido atleta sul campo di gioco e come viveur alla stregua dei Vialli e dei Mancini che, con i buoni proventi derivati dalle ricche casse sampdoriane, nella vita privata viaggiavano in Porsche con il finestrino abbassato ed il braccio sporgente dallo sportello. Vero Maurizio?