CORRIERE ROMAGNA - Da Vesi a T. Arrigoni: il Cesena riscopre la sua miniera

14.01.2012 12:16 di  Francesco Satanassi   vedi letture
Fonte: corriere romagna
CORRIERE ROMAGNA - Da Vesi a T. Arrigoni: il Cesena riscopre la sua miniera
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© foto di Marco Rossi/Tuttocesena.it

Se Napoli-Cesena si fosse giocata martedì sera, è molto probabile che Marco Vesi da Pisignano e Tommaso Arrigoni da Borello avrebbero guardato la partita in televisione. Invece sono scesi in campo, gustandosi i confronti con Cavani e Hamsik e lasciando a parenti e amici la visione di Varriale che commenta il gol di Pandev.
Vesi è arrivato tra i Giovanissimi nel 2007 dal Cervia, Arrigoni conosce solo il bianconero fin dai Pulcini. Due ragazzi della Primavera in campo sono stati figli dell’emergenza, ma hanno fatto bella figura. Nulla di strano, la storia del Cesena è questa, il percorso è sempre stato questo: squadra in difficoltà, dentro i giovani, si ricomincia a salire. E’ un tipo di percorso che si è un po’ perso, con la porta per la serie A sempre più stretta per chi gioca in Primavera. Obiezione classica del dirigente di turno: la serie A di oggi è un’altra cosa, i Primavera ormai non li butta più dentro nessuno, il divario è troppo alto. A parte il fatto che esistono le eccezioni (Bertolacci, Destro) è solo un motivo in più perché cominci a farlo il Cesena, una squadra che non può ragionare come il Milan, al motto di “mi serve un giocatore, quindi me lo compro”. Comprare e spendere parecchio non dà la garanzia di avere gente motivata in campo, basti pensare all’impatto dei cambi di Napoli: Parolo è sempre Parolo, mentre Candreva e Martinez hanno ribadito l’impressione di essere buoni giocatori che c’entrano poco. Identità. Se si vuole un’identità di squadra, se si vuole un certo spirito, allora non si può prescindere dal vivaio: giovedì tutti pensavamo al 4-0 o al 5-0 del Napoli, sottovalutando i furibondi stimoli che possono animare un ragazzo di Borello o uno di Pisignano che giocano al San Paolo. Poi magari non faranno carriera, non sono pronti fisicamente, non hanno la struttura fisica, la caratura tecnica. Gli stessi discorsi che si facevano per Giaccherini, Ceccarelli, Biserni e via andare: giocatori all’apparenza impresentabili a certi livelli, giocatori che invece ce l’hanno fatta.
Fatti in casa. Se fossero cresciuti nel vivaio di una società diversa, dall’Akragas al Sud Tirol, probabilmente Giaccherini e compagnia non ce l’avrebbero fatta, il calcio non si sarebbe mai accorto di loro.
Eccola, la differenza del Cesena, del vivaio del Cesena: ti prendo nei miei Giovanissimi, poi magari tra qualche anno fai come Vesi e giochi in difesa al San Paolo. Se si perde questo sogno e si pensa solo a fare spesa all’estero, allora è finita, il vivaio del Cesena diventa come tanti altri. Se dominano i vari Dieng, Mozo, Serrano, Karvonen, la magia finisce. Mica per colpa di Dieng, Mozo, Serrano o Karvonen: le frontiere sono aperte e va bene così. Però c’è un bacino d’utenza incredibile da Imola ad Ancona, un bacino in cui il Cesena se vuole non ha rivali, visto che non ci sono altre squadre di A e nemmeno di B a fare concorrenza. E vedere in tv Vesi, Arrigoni o lo stesso Ravaglia è stata una molla incredibile per tanti bambini della Romagna, delle Marche o dell’alta Toscana: Cesena-Napoli ha detto che la porta per la serie A è ancora aperta per chi ha voglia di correre e di darci dentro. Per il marketing del Cesena Calcio servono le gigantografie di Mutu: funziona così. Per il vivaio del Cesena servono Vesi e Tommaso Arrigoni che raccontano come ci si sente a dare un “cinque” ad Hamsik prima di Napoli-Cesena: funziona così.