90° minuto

L' altra sera, mentre guardavo Vicenza - Cesena dalla televisione mi sono accorto che il palo che (scusate il gioco di parole inevitabile...) "impallava" la telecamera di 90 minuto ai tempi di Murgita non c' è più. Come non c' è più 90 Minuto del resto: ah certo, nel palinsesto lo vedete e per certi versi i gol ve li concedono ancora, ma quella è un'altra trasmissione.
L' avvento delle televisioni a pagamento lo ha ucciso: la morte è stata decretata il giorno in cui, al posto dei commenti in diretta delle immagini montate, la Rai ha deciso di inserire spezzoni della telecronaca differita degli inviati, i quali poi si limitano ad uno stringato commentino finale, mere comparse.
Una volta invece erano loro i veri protagonisti, al punto che gli sportivi della zona da cui trasmettevano iniziavano ad identificarsi con loro: ad esempio non si poteva dire Tonino Carino senza aggiungere "da Ascoli" (anche grazie ad Ezio Greggio che lo prendeva in giro a Drive In - ma questo la dice lunga sulla popolarità dei personaggi in questione), noto anche per la sua innata difficoltà nel pronunciare i cognomi dei calciatori stranieri: apparve anche nel film cult "Mezzo Destro Mezzo Sinistro - Due giocatori senza pallone" dove interpretava, beh...sè stesso. Autoironico, negli ultimi anni aveva accettato tranquillamente il ruolo di vittima all' interno dei nuovi programmi sportivi del pomeriggio Rai, fino a lasciarci a 66 anni nel 2010.
Luigi Necco oggi forse non se lo ricorda più nessuno: eppure il suo saluto "Milano chiama, Napoli risponde" all'epoca era molto famoso, così come il suo salutino con la mano a fine servizio; fu lui ad inventarsi, per Maradona, il soprannome " La Mano de Dios" e fu sempre lui che, coraggiosamente, parlò delle "strane amicizie" dell'allora presidente dell' Avellino Antonio Sibilia, venendo per questo gambizzato in un ristorante, il giorno dopo stesso.
Andò peggio a Piero Pasini, inviato da Bologna, che morì praticamente in diretta, durante una partita contro la Fiorentina, raccontando un gol dell' ex di turno Eraldo Pecci: oggi la tribuna stampa del "Dall' Ara" è dedicata a lui.
Noi, ai tempi di Lippi, di Barcella e di Amarildo, avevamo Pier Paolo Cattozzi: voce rauca e giacca impresentabile d' ordinanza, la sua immagine è legata a doppio filo con le scritte "Amadori" alle sue spalle; oggi ha 73 anni e conduce la trasmissione radiofonica "90 minuti con Cattozzi".
Coetaneo di Cattozzi era Cesare Castellotti, storico inviato da Torino, che dopo una onorata carriera (ha seguito per la Rai 5 Mondiali e 6 Olimpiadi), è stato allontanato dalla stessa azienda, dopo aver perso una causa per "mobbing", nel 1996.
In anticipo sulle quote rosa, e successivamente alle apparizioni sporadiche di Doriana Laraia, 90 minuto fu la prima trasmissione sportiva a dare un ruolo fisso ad una donna: Donatella Scarnati fu per tanti anni l'inviata da Roma e oggi, a 57 anni, è caporedattrice sportiva del TG1.
Ce ne sarebbero tanti altri: Gianni Vasino, che partecipò, nel 1968, all'unico corso di formazione mai organizzato dalla Rai per telecronisti, con docenti del calibro di Umberto Eco, o come Gino Rancati, che è rimasto famoso per un clamoroso errore di pronuncia (Caùsio, invece di Càusio), Franco Strippoli e il suo riporto, Giorgio Bubba e la sua voce da eterno bambino piccolo.
In tutto questo, Paolo Valenti ci aveva lasciato già nel 1990, fortunatamente senza vedere la strana metamorfosi della sua creatura: non svelò mai per quale squadra facesse il tifo, ma disse che, per l'ultima sua trasmissione, sarebbe apparso in TV con al collo una sciarpa rivelatrice: non fece in tempo, fu quindi Martellini a svelare che era la Fiorentina.
Lo striscione in curva Fiesole della domenica successiva recitava così:
"Paolo, al 90° l abbiamo saputo, viola con classe e dignità"