Due anni di allusioni su Fabio Artico (senza giudizio)

Le strade del Cesena FC e del direttore sportivo Fabio Artico si dividono dopo un biennio proficuo sul campo, mentre fuori…
11.06.2025 17:25 di  Bruno Rosati   vedi letture
Due anni di allusioni su Fabio Artico (senza giudizio)
© foto di TuttoCesena.it

Fabio Artico non è più il direttore sportivo del Cesena Fc. È di poco fa l’ufficialità di una separazione divenuta ormai agli occhi di tutti inevitabile. Una decisione giusta, malgrado il Cavalluccio da neopromosso sia arrivato settimo in classifica e abbia disputato un dignitosissimo preliminare di play-off. Quello che, volenti o nolenti, è il punto più alto della storia bianconera raggiunto negli ultimi undici anni non è bastato a celare lacune della sua gestione. 
 

Gli obiettivi richiesti
Perché è bene che le strade si separino? Perché le categorie esistono pure per i direttori sportivi, così come per allenatori e calciatori. E Artico ha dimostrato che la serie B gli sta ancora parecchio larga. Lo avevamo detto a suo tempo che il credito guadagnato con la promozione non sarebbe stato illimitato. E così è stato.
A livello prettamente di campo si può dire che l’ex bomber di Ternana e Pescara abbia riscattato l’unico suo precedente cadetto in questa veste, ad Alessandria nel 2021-2022. La proprietà statunitense non imputa ad Artico di non avere gettato le basi per una squadra futuribile e di non aver creato plusvalore. Non era ciò ad essergli stato richiesto in prima istanza e non diventa automaticamente vero nel momento in cui qualcuno si inventa di scriverlo fuori tempo massimo. Quel che Artico paga è aver messo assieme una squadra che, all’impressione di tutti, è risultata alquanto debole dal punto di vista del temperamento. Al netto della superiorità tecnica rispetto a tante altre compagini, conseguente alle laute spese di un’estate fa, durante il campionato appena concluso si sono attraversati lunghi momenti di buio che giocatori e tecnico hanno tanto faticato a lasciarsi alle spalle. Quello che probabilmente molti hanno paura di ammettere a loro stessi è il pensiero recondito che il Cesena abbia avuto parecchia fortuna e che anche solo un paio di episodi avversi in più avrebbero potuto far prendere tutt’altro epilogo alla stagione, con Bastoni e soci in preda a sconforto e smarrimento. Ad esempio se il Cesena avesse perso a Genova, trovandosi risucchiato a ridosso della zona play-out… È un timore che, giustificato o meno, irrazionale o meno, aleggia costante e che tutti (dove per ‘tutti’ si intende anche chi è sul ponte di comando) vogliono scongiurare.


Il bilancio dello stesso Artico sulla stagione
E forse forse una valutazione analoga sull’organico bianconero è lo stesso Artico ad averla fatta, quella di una squadra caratterialmente capace di perdersi nel proverbiale bicchier d’acqua. Altrimenti non si spiega come mai il ds abbia indetto una conferenza stampa per fare il proprio bilancio stagionale quando la stagione non era finita, allestita in fretta e furia nei quattro giorni che da Modena-Cesena hanno condotto allo spareggio di Catanzaro. Avrebbe avuto molto più senso rilasciare quelle dichiarazioni all’indomani dell’uscita dai play-off, a sipario effettivamente calato. L’impressione (tale è e tale rimane, nulla più e nulla meno, chiunque può essere di differente avviso) è che Artico non avesse escluso una possibile débâcle del Cesena in Calabria e, di conseguenza, che abbia preferito parlare prima in maniera tale da schivare l’eventualità di proferire parola con una figuraccia dei suoi sul groppone. Oppure ha voluto prendersi la scena a tutti i costi prima che i play-off cominciassero per ‘intestarsi’ il raggiungimento di questo traguardo. Come a voler dire «il merito è più mio che di Mignani». Pareri… Come dicevamo poc’anzi, ognuno si faccia il proprio a riguardo. Per quel che può valere…
Analizzando il percorso di Artico in riva al Savio con maggiore lucidità, senza farsi prendere da fugaci emozioni, il bilancio non può essere negativo. O, per lo meno, non così negativo. Non può essere tratteggiato con toni catastrofici. Pure a fronte di quanto sborsato per Van Hooijdonk, dei prestiti onerosi(ssimi) di Curto e Antonucci, delle perpetue amnesie difensive di Celia, delle meteore Russo e Ceesay, del solista e intermittente Tavşan, del rinnovo concesso a Donnarumma. Perché in fin dei conti contano il verdetto del campo -  e la squadra ha raggiunto l’obiettivo prefissato, ossia i play-off - e quello del bilancio: nessuno si aspetta un disimpegno da parte delle centinaia di soci che hanno quote in JRL Investment nei confronti del Cesena, indipendentemente dagli acquisti che possono aver fatto storcere il naso a fronte dei lauti stipendi a loro elargiti.
L’aspetto peculiare che connota il biennio di Artico a capo dell’area tecnica è come sia stato a più riprese bersagliato da una certa carta stampata. Anzi, il tutto è cominciato prima ancora che la sua venuta si concretizzasse. Accuse e insinuazioni che dapprima hanno cercato di dipingere il dirigente come corrotto o, successivamente, incapace. E comunque sempre strapagato.
Il dipinto di Artico al Cesena, se affrescato attraverso gli articoli di una parte della stampa cesenate, rappresenta appieno un caso esemplare di come la cronaca sportiva possa trascendere il dato oggettivo per assumere i contorni di una vera e propria campagna mediatica.


Throwback: l’imposizione dall’alto voluta da Lewis
Riepiloghiamo per i più smemorati: già prima dell’ufficializzazione del suo incarico, nei mesi di maggio e giugno del 2023, Artico ci è stato raccontato come una figura poco raccomandabile. Veniva descritto come una scelta unilaterale di Robert Lewis, l’allora CEO, imposta a ‘insaputa’ della famiglia Aiello che avrebbe preferito un ‘vero direttore generale’ come Mario Passetti. Si sottolineava come l’ingaggio di Artico, ‘sponsorizzato’ anche da figure come Franco Granello (procuratore del sedicente portiere Luca, il figlio di Lewis), fosse una sorta di complotto. Il tutto senza curarsi minimamente di quanto questo tipo di racconto facesse fare una mastodontica figura da allocchi ai soci che risiedono tra Manhattan e il New Jersey. Il focus principale di queste imputazioni iniziali riguardava il contratto di Artico, definito testualmente ‘triennale a cifre da nababbo’ (si parlava di 75mila euro netti, raddoppiabili in B) e, in particolare, una ‘clausola folle’ che prevedeva una ‘percentuale sulle cessioni dei giocatori’. Qualcosa che, sempre testualmente, ‘non si fa più neppure ai top manager di Serie A’. Questa insistenza sull’aspetto economico, con termini così giudicanti, ha fatto giocoforza percepire Artico come una figura mossa da interessi personali eccessivi, disposta pure ad arrecare un danno al club al solo fine del personale profitto. Di tutto ciò la carta stampata, ça va sans dire, non ha chiesto alcunché al diretto interessato non appena si è insediato nel suo ruolo, nella direzione sportiva.


La smentita
Nel gennaio 2024, in un’intervista esclusiva per TuttoCesena.it, Fabio Artico ha risposto punto per punto a queste accuse, evidenziando palesi incongruenze. Ha smentito di aver mai voluto essere un direttore generale. Ha fatto sapere che a suo avviso le ‘cifre da nababbo’ fossero in linea con quelle percepite dai colleghi in categoria. Ha sottolineato che la percentuale sulle plusvalenze era stata proposta dalla società. Ha descritto un processo di ingaggio più complesso e meno unilaterale di quanto dipinto. Ha evidenziato la totale assenza di assistiti di Granello nella rosa, confutando le insinuazioni di favoritismi.
Artico può aver tirato l’acqua al proprio mulino in questa intervista? Può aver enfatizzato certi passaggi e sminuiti degli altri? Può essersi spinto sino a mentire pur di fare bella figura? Certamente, ogni lettore è libero di elaborare una propria idea su quanto affermato da Artico. Rimane il fatto che il diritto di replica, a fronte delle numerose dicerie messe in giro sul suo conto, gli andava concesso. E la carta stampata aveva piena facoltà di sbugiardare eventuali menzogne di Artico fornendo prove di quanto scritto nei mesi antecedenti. La carta stampata ha pensato di fare qualcosa di tutto ciò? Ça va sans dire, ha preferito fare orecchie da mercante. Agli atti resta che in questo biennio il Cesena di plusvalenze consistenti non ne ha fatte, quindi stante la tesi proposta due anni addietro si può asserire che Artico non abbia agito sul mercato pensando al proprio portafoglio. Artico può aver operato in altra maniera, mettendo comunque in atto qualche torbida giocata? Chi lanciava illazioni nel maggio 2023 non ne ha parlato. Chi riceve uno stipendio per informare i cittadini, foraggiato anche dai soldi dei contribuenti tramite i fondi pubblici all’editoria, non ha detto nulla in proposito.


Il cambio di tono: da corrotto a incapace
Tuttavia la carta stampata non ha affatto abbassato la mira dal proprio bersaglio. Serviva però attendere un’occasione utile. Qualsiasi pretesto sarebbe andato bene, anche se inventato di sana pianta. Come ad esempio a giugno 2024, quando venne fatta circolare la notizia completamente falsa di uno striscione affisso ai cancelli dello stadio, in cui i tifosi esortavano Artico a ‘svegliarsi’ e prendere Castori in sostituzione del partente Toscano. Una notizia poi rimossa dal portale web prima ancora che fosse stata data alle stampe, ma mai rettificata e per la quale nessuno si è mai assunto la responsabilità o abbia chiesto pubblicamente scusa.
A fine dicembre 2024, con il Cesena crollato a capofitto, le accuse sono riprese seppure con tono differente. Una netta virata poiché si è smesso di alludere a qualche tipo di corruzione passando alle insinuazioni di incapacità gestionale e spreco di risorse. Gli articoli hanno cominciato a colpire le scelte di mercato in rapporto all’elevato budget a disposizione. Una critica di per sé legittima ma non particolarmente coerente rispetto a quanto affermato in precedenza. La pressione è stata momentaneamente allentata dopo la vittoria a Marassi sulla Sampdoria salvo poi riaccendere la miccia alla chiusura effettiva del mercato, giunta a ridosso della brutta sconfitta in campionato a Catanzaro. È stata messa in discussione la mancanza di un mediano di rottura, l’arrivo tardivo di una mezzala, le scelte in attacco e i presunti buchi in difesa. Il racconto della carta stampata suggeriva che Artico non avesse compreso le reali esigenze della squadra, lasciando immutati squilibri che la rendevano vulnerabile. Il focus non era più sul come Artico stesse ipoteticamente arricchendosi spregevolmente sulla pelle del povero Cesena, ma su quanto male avesse gestito le ingenti risorse messe a disposizione. Patetico il modo in cui la carta stampata concludeva l’efferata analisi, in maniera pilatesca, lavandosi le mani dall’onere di scrivere nitidamente il giudizio. ‘Se i soldi siano stati spesi bene o male lo stabilirà la proprietà’ con l’intero articolo che già forniva la risposta implicita: male.
Al netto della poca temerarietà con cui queste tesi sono state portate avanti, è evidente l’enorme ridimensionamento rispetto a quel che veniva scritto di Artico inizialmente: l’incapacità nel proprio lavoro, anche se comprovata, non macchia minimamente la condotta morale di un professionista; cosa ben diversa invece lasciare intendere che questo vendesse giocatori perché voglioso di intascarsi parte del ricavato.
Un filo conduttore però rimane con quanto fatto in prima battuta. Le critiche sui giornali sono scomparse non appena il Cesena ha ricominciato a vincere, sono poi tornate a fare capolino tra la seconda metà di marzo e l’intero mese di aprile quando la squadra romagnola è precipitata di nuovo in astinenza dai tre punti. Nel mezzo, tra una parentesi e l’altra, a muovere appunti verso Artico era tutt’al più qualche bizzarro profilo fake sui social che nessuno accosterebbe a chi è iscritto all’ordine nazionale. Vero?
Si arriva poi ai giorni recenti, dove nel quotidiano si alimentava la spasmodica attesa dell’ufficialità di questa separazione. Prima doveva essere mercoledì 4 giugno, dopodiché sabato 7, poi il lunedì successivo che di punto in bianco è diventato martedì e così via. Un annuncio che veniva dato per imminente quando tale non poteva essere, in virtù delle modalità operative della proprietà americana (ricordate quanto ci volle per separarsi da Toscano?). Il tutto con la sola finalità di fomentare l’ambiente contro un ‘incomodo’, lasciando sorgere nelle menti l’idea che non si decidesse a sloggiare. Laddove si viveva una tutt’altro che insolita fase di stallo.


Una questione etica che non viene mai posta
Quel che rimane dell’esperienza biennale di Artico al Cesena, al di là dei risultati sportivi (che è doveroso analizzare in relazione a quanto fatto spendere al club, con oggettività), è il persistente tentativo di parte della carta stampata di delegittimarne l’operato. È innegabile il peso politico, retaggio di un passato purtroppo mai abbastanza lontano, che i quotidiani abbiano ancora oggi a Cesena. E sul Cesena. È innegabile il danno arrecato quando l’osservatore pretende di assurgere a attore in gioco. Quanto tutto ciò diverga da quel che in linea teorica dovrebbe essere il metodo informativo giornalistico è riassumibile nei seguenti punti.
• il bersagliamento aprioristico: dall’instillare il dubbio su presunti obiettivi personali divergenti da quelli di un club alla critica sulle capacità, il direttore sportivo è stato oggetto di una narrazione sistematicamente negativa.
• il cambio di rotta delle accuse: quando i legami presentati per addurre a un’ipotetica corruzione sono stati smentiti da Artico stesso, anziché far valere le proprie ragioni e rimarcare quanto divulgato inizialmente, il focus della carta stampata si è spostato sull’opinabile incapacità, palesando la volontà di attaccare la persona al di là della veridicità delle singole imputazioni.
• il linguaggio giudicante senza il coraggio di esprimere un vero giudizio: l’uso minuzioso di termini carichi di negatività (‘spacciare’, ‘cifre folli’, ‘nababbo’) e la tendenza a presentare ipotesi come fatti, senza attendere conferme o repliche, denotano una mancanza di neutralità.
• l’attesa di qualche défaillance in campo per riportare in auge la critica: sotto la gestione di Artico il Cesena ha comunque raggiunto traguardi importanti sul terreno di gioco (la promozione in serie B, la partecipazione ai play-off per la massima serie), la critica della carta stampata non è stata portata avanti in maniera costante e regolare ma ha fatto capolino solo quando la figura di Artico era più vulnerabile, suggerendo un’agenda diversa dalla mera analisi sportiva.


Siamo questi: gli stessi che hanno lasciato fallire il Cesena
L’esperienza di Fabio Artico al Cesena si conclude lasciando la chiara evidenza di come attorno al Cesena calcio l’antipatia personale e una visione preconcetta prevalgano in pianta stabile sul rigore della cronaca. Va dunque presa d’esempio per porsi interrogativi sulla responsabilità e l’etica di chi ha il compito di informare il pubblico. Del resto stiamo parlando degli stessi giornali che nel giugno 2018 davano per imminente il benestare dell’erario sul piano di ristrutturazione dei debiti di AC Cesena spa. Gli stessi giornali moralmente corresponsabili del fallimento.
Così mentre Artico ha già fatto le valigie noi possiamo chiederci se come ci è stato raccontato, sempre e solo tra le righe, sia corrotto o incapace. Ma abbiamo altresì il dovere di domandarci se ad essere corrotto sia chi altro non ha fatto se non alimentare sospetti senza portarne alcuna prova concreta a sostegno. O incapace. È possibile che la verità stia nel mezzo, una cosa non esclude l’altra.