Il Cesena riparte ancora da Mignani: bene ma non benissimo…

Si va avanti ancora con Michele Mignani, dunque. Nel segno della continuità. Con la speranza di poter migliorare quel 7° posto arpionato nell’ultima stagione cadetta. Con il forte desiderio di vendicare la Fatal Catanzaro. Con il sogno neppure troppo nascosto di regalarsi un play-off da protagonisti. Si va avanti ancora con Michele Mignani, dunque. E forse va bene così. Va benissimo così. Perché il trainer genovese - sotto contratto col Cavalluccio sino al 30 giugno 2026 - è un grande conoscitore di calcio, un professionista esemplare, uno stakanovista del lavoro, un gentiluomo d’altri tempi. Perché in giro, di alternative credibili a basso costo, non ce n’erano poi così tante. E poi anche perché, l’ex condottiero (anche) di Bari e Palermo, muore davvero dalla voglia di allenare - do you remember il dietrofront improvviso di D’Aversa di un anno fa? - un Cesena costruito completamente a sua immagine e somiglianza. Si va avanti ancora con Michele Mignani, dunque. Ma le incognite legate a questa riconferma - riconferma che poteva essere scontata ma che scontata non lo è stata affatto - non mancano. Perché lo stesso Mignani, al termine di quel dicembre 2024 da film horror gonfio di abominevoli figuracce e di lotte intestine, ha (già) rischiato seriamente di essere trombato dagli Americani. Perché il trainer genovese, nel corso dell’ultima stagione, dinnanzi a certe dinamiche da spogliatoio ha dimostrato di non essere nè un vero capo tribù con il pelo sullo stomaco nè il gran visir degli psicologi. E poi anche perché - non scordiamo mai di questa cosa - il feeling tra l’ex condottiero (anche) di Bari e Palermo e il Popolo Bianconero non è mai sbocciato. MAI. Ecco, mi sa tanto che è propria quest’ultima l’incognita più grossa. L’incognita più preoccupante. Perché se da un lato è vero che il Cesena ha chiuso l’ultima annata cadetta in modo positivo (tris di vittorie consecutivo arpionato nella regular season più onorevolissimo ko incassato ai preliminari dei play-off) e altrettanto vero che l’indice di popolarità di Mignani in riva al Savio dopo la tragica Caporetto di Mantova dello scorso 1° maggio (stiamo parlando di appena 36 giorni fa…) era lo stesso che potrebbe avere - faccio un esempio a caso - un candidato sindaco calabrese (e con parenti tunisini) che si presenta alle elezioni in un qualsiasi comune della Val Venosta. Non so se mi spiego, eh.