Succi: “Da Bisoli a Di Gennaro, passando per Drago e Capellini: vi dico tutto!”

A tu per tu col Cigno: “Mai avuta paura di venire a giocare a Cesena. L’anno di Latina la differenza l’ha fatta lo spogliatoio. Nel 2016, con quello squadrone, bisognava andare su diretti…”
07.08.2021 12:05 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
Succi: “Da Bisoli a Di Gennaro, passando per Drago e Capellini: vi dico tutto!”

Lo dice la storia. Davide Succi è stato uno degli attaccanti più forti (e più amati) del Cesena nel Terzo Millennio. Ma dietro ai gol, agli assist e alla passione del Cigno Emiliano c’è di più. Molto di più. Scommettiamo?
 

Succi, da dove nasce il soprannome Il Cigno?
“Fu lo speaker dello stadio di Ravenna a battezzarmi in quel modo. L’anno che salimmo in Serie B…”.

Non è mai facile convivere con un soprannome…
“Il mio idolo giovanile Marco Van Basten lo chiamavano tutti Il Cigno di Utrecht. E quindi, quel soprannome, mi è piaciuto subito…”.

Un bolognese ex Ravenna (e pure ex Bologna) che va a giocare nel Cesena. Sia sincero: lei nell’estate del 2012, dicendo di sì al Cavalluccio, fece una scelta rischiosa…
“All’epoca abitavo già a Forlì. Ero già un mezzo romagnolo. Un anno prima avevo già rischiato un approdo in bianconero. Lo giuro: non avevo nessuna paura di venire a Cesena…”.

Se fosse stato anche un ex Rimini, un po’ di paura le sarebbe venuta…
“Probabilmente sì (risata, ndr).

Il suo start in riva al Savio non fu dei più felici.
“Il primo gol arrivò soltanto a fine ottobre, contro il Grosseto. Io non ero al top della forma. E la squadra faceva fatica. Tanta fatica. Troppa fatica…”.

Alla fine però, grazie ai suoi 15 gol, quel Cesena riuscì a salvarsi.
“Riuscimmo a salvarci non soltanto grazie ai miei gol. Ma grazie anche all’esperienza di Bisoli, a un gruppo solido e agli innesti di valore arrivati nel mercato di gennaio”.

Probabilmente, senza quel mezzo miracolo, il Cesena sarebbe fallito già nell’estate del 2013. Cinque anni prima del ‘botto’ del 2018.
“Sapevamo tutti delle gravi difficoltà finanziarie che stava attraversando il club. La tensione era palpabile…”.

Quella salvezza rappresentò la pietra miliare su cui costruire l’indimenticabile promozione del 2014.
“Altro giro, altro campionato sconsigliato ai deboli di cuore…”.

Il segreto di quel Cesena?
“Quella era una squadra ‘semplicemente’ normale. Una squadra che però aveva uno spogliatoio fantastico. In quello spogliatoio c’erano ruoli ben definiti. C’era il trascinatore. C’era quello che urlava quando c’era da urlare. C’era quello che sapeva tirare su il morale della truppa dopo un ko. C’era lo show-man. C’era il saggio. C’era chi sapeva semplicemente ascoltare. Eccetera eccetera…”.

E Bisoli?
“E Bisoli è…  Bisoli. Un martello pneumatico. Un mister con dei valori morali importanti. Lui non faceva differenze tra un veterano con 200 presenze in A o un giovane alle prime armi: dinnanzi a lui erano tutti uguali. E con lui, gli allenamenti, non li saltava nessuno. Nessuno. Bisoli sapeva bene che i campionati non si vincono alla domenica, ma in settimana. Con la fatica e il sacrificio…”.

In serie A, col Bisolone, le cose però non andarono proprio benissimo…
“Stagione da dimenticare, quella. Anche se il sottoscritto, un paio di soddisfazioni (i gol rifilati al Milan e al Verona, ndr), riuscì ugualmente a ritagliarsele…”.

Diciamolo francamente: quella rosa non era presentabile in Serie A.
“Non sono d’accordo. Era evidente che quella rosa aveva diverse lacune. Però è anche vero che, nella prima parte di campionato, la sorte non ci è stata amica. Pensate alla sconfitta maturata in extremis a Palermo. A quell’autogol di Nica con la Samp in casa che ci ha privato di tre punti d’oro. O a quel maledetto 3-2 beccato a Bergamo con l’Atalanta…”.

Il 3-2 che costò proprio il posto a Bisoli…
“Stavamo vincendo 2-0. Al 46', prima dell’intervallo, Defrel non fece scattare il fuorigioco e Benalouane siglò il 2-1 che riaprì il match. Ecco, secondo me quello è stato il vero crocevia di quella stagione…”.

La stagione successiva, il sogno bianconero di tornare subito in Paradiso, si infranse contro lo Spezia in quel maledetto preliminare play-off.
“Non solo quei play-off erano da vincere. Ma quella squadra, con quei nomi, sarebbe dovuta arrivare prima o seconda nella regular season. Dai, quel Cesena ero fortissimo. Anzi, di più. C’era Gomis. C’era Kessie. C’era Ciano. C’era Sensi. C’era Caldara. E mi fermo qui…”.

Se al posto di Drago ci fosse stato Bisoli…
“…quella triste storia sarebbe finita in un altro modo. Anche perché, e torno sempre al discorso che facevo pocanzi, quel Cesena non aveva un ‘martellatore’ in panchina, un gruppo consapevole dei propri mezzi e nemmeno uno spogliatoio forte”.

Succi, lo sa che il popolo bianconero non ha mai smesso di volerle bene?
“E questa cosa non può che farmi un immenso piacere. Anche io sono rimasto molto legato alla piazza bianconera. Che poi, relativamente a quanto dicevamo in apertura sulle rivalità di campanile, avrei anche un piccolo aneddoto da raccontare…”.

Dica pure.
“Un giorno si avvicina a me un giovane tifoso bianconero e mi dice ‘Mio babbo tifa Ravenna ma, quando giochi tu col Cesena, si dimentica dei giallorossi e simpatizza pure lui per il Cavalluccio…’. Ecco, sono queste le cose che ti riempiono il cuore, le cose che rimangono nel tempo…”.

Che fa ora il ‘vecchio’ Cigno?
“Ho preso il patentino Uefa B. Per motivi diversi ho già detto no a un paio di richieste dalla D. Ma la mia idea resta quella: voglio fare l’allenatore. Nel frattempo però…”.

Però?
“Ho aperto un’academy (la Football Elite DS19, ndr) in cui insegno il calcio a 360 gradi ai bambini dagli 8 anni in su. Con i miei piccoli allievi mi sto togliendo delle belle soddisfazioni. Anche quest’estate, a Cesenatico, abbiamo organizzato un coinvolgente ed apprezzato camp a cui hanno partecipato diversi miei amici del mondo della pedata. Come il Bisolone e Volta”.

Del Cesena di oggi che ci dice?
“Che spero di rivedere il Cavalluccio protagonista il prima possibile…”.

Per vincere il campionato già la prossima stagione servirebbero meno giovani e più big.
“I giovani ci devono essere sempre. Ma è chiaro che l’esperienza e la qualità, anche in Serie C, fanno la differenza. Ecco, ad esempio, io avrei subito confermato Di Gennaro. Che è un giocatore semplicemente stre-pi-to-so, un giocatore che può vincerti le partite quasi da solo. Lo conosco bene, Davide. Ci ho giocato assieme a Padova…”.

Anche il suo ex compagno di merende bianconere Capellini non farà parte del nuovo Cesena.
“Nicola è un giocatore che, in questo Cesena, in questa categoria, ci starebbe benissimo. Per mille motivi. Ma dell’importanza del gruppo e dello spogliatoio ne ho già parlato ampiamente prima. Inutile tornarci sopra. Poi divento noioso…”.

Il Cesena senza bandiere in campo. Il Cesena (quasi) in mano agli Stranieri dietro alla scrivania. Tempi duri per i romantici…
“Tempi durissimi. Ma bisogna comunque sempre guardare al futuro con fiducia…”.