Quel gol indigesto con il Bari. Tonucci: “Sono andato sotto la Mare per chiarire”
Un cuore diviso a metà tra Cesena e Bari, le due maglie che ha indossato più volte insieme a quella della sua Vis Pesaro. Per Denis Tonucci parlare della sfida di domenica al San Nicola è come fare un tuffo nel passato tra ricordi belli e momenti amari. Avviciniamoci al match in terra pugliese con le parole del centrale difensivo pesarese.
Tonucci, domani al San Nicola si affrontano Bari e Cesena che stanno vivendo momenti molto differenti. Si aspettava questo avvio di torneo da parte delle sue due ex squadre?
“Da parte del Cesena, sì. È una squadra composta da ottimi giocatori e con un ottimo tecnico: sono in linea con ciò che vuole la società. Per il Bari non me l’aspettavo. Ha un grande allenatore, l’ho avuto a Castellammare, è carismatico, con buone idee, ha sempre fatto bene. Inoltre, ha anche a disposizione ottimi calciatori come Castrovilli, Dorval, Antonucci e tanti altri. A volte però ci sono annate dove le cose fanno fatica ad incastrarsi”.
Nel penultimo precedente disputato in Puglia lei rifilò un gol al Cavalluccio, con tanto di esultanza polemica…
“Chiarisco subito: la mia esternazione era riferita all’allora ds del Bari, Sogliano. Lui non mi voleva bene e non solo a livello calcistico. L’anno prima avevo giocato con il collaterale rotto, Bari per me era casa e mister Grosso mi aveva anche affidato la fascia di capitano in alcune occasioni. Il Cesena e i cesenati non c’entrano nulla, quando misi a segno quel gol indicai il mio nome sulla maglia ed era un gesto diretto a Sogliano. Ci sta che il tifoso del Cesena possa essersela presa, sono anche andato sotto la Mare anni dopo per cercare di chiarire. Spero che ora possa esser fatta luce su quanto davvero avvenuto”.
Veniamo ora al suo addio, doloroso, al Cesena. La sua scelta fu molto strumentalizzata dall’allora presidente Lugaresi…
“Io di Cesena sono innamorato, sono cresciuto lì dopo esserci arrivato che avevo appena nove anni. Questa città per me è un pezzo di cuore. La realtà è che le proposte di rinnovo che mi erano state fatte non rispettavano il calciatore che stavo diventando: avevo ventiquattro anni, non chiedevo tanto, ma nemmeno essere ancora considerato il ‘baby Tonucci’. Se a questo aggiungiamo che andare all’estero è sempre stato un mio sogno, allora capirete il perché della mia decisione. Resta comunque che il presidente Lugaresi non abbia voluto gratificare e render merito a quanto di buono fatto negli anni precedenti”.
Nel 2015 poi la scelta di andare a Bari: che ambiente ha trovato?
“Quando sono arrivato lì mi sembrava di essere in paradiso. C’era il presidente Paparesta e quell’anno non ci fece mancare nulla. Alcune trasferte le facemmo anche in charter, ci siamo sentiti giocatori veri. La stagione andò anche bene, peccato la partita con il Novara. Sul versante finanziario c’erano solo un po’ di voci, non pensavamo però si potessero avverare. Lo ripeto, noi siamo stati trattati bene e non pensavo potesse finire così”.
Per l’appunto, Cesena e Bari nel 2018 andarono incontro allo stesso destino: il fallimento con successiva ripartenza dai dilettanti.
“Sono stato male per i tifosi e per i tanti amici che ho, a livello calcistico e non solo. Vedere due società così blasonate finire così fa veramente male. Ho lasciato il cuore in quelle due città creando un legame che va oltre. La gente mi ha sempre voluto bene per il modo che ho di giocare, ma a Cesena e Bari un po’ più delle altre”.
Tornando al presente, Cosa spera per i suoi due vecchi club nella stagione corrente?
“Auguro ad entrambe i play-off per provare a centrare il bersaglio grosso, cosa che non credo sia possibile in modo diretto. Spero che entrambe possano essere una bella sorpresa e per domenica preferisco non fare pronostici (sorride, ndr), ma posso solo augurarmi che sia una bella partita”.
