Ricordi di un cronista di provincia

19.10.2013 14:59 di  Giovanni Guiducci   vedi letture
Fonte: Ettore Pasini per Il Bianconero
Pasini in tribuna a Magdeburgo
Pasini in tribuna a Magdeburgo
© foto di Foto Archivio V. Calbucci

Sono trascorsi 37 anni, esattamente 13.540 giorni da quel lontano 15 settembre 1976, quando il Cesena di Giulio Corsini entrava nella storia della Coppa Uefa. Io c’ero come giornalista, insieme al compianto Bruno Rossi e al fotoreporter Vittorio Calbucci, soffrendo per 90 minuti sui grigi gradoni dello stadio di Magdeburgo. Storia passata ma mai dimenticata. Nonostante i trascorsi da quella data ad oggi, ricordo ancora la formazione titolare nonché i nomi dei panchinari: Boranga, Lombardo, Beatrice, Pepe, Oddi, Ceccarelli, Cera, Rognoni, Mariani, Frustalupi, Bittolo, Bardini, Vernacchia, Battistoni, Bonci, Valentini, De Ponti. Fu una sconfitta senza scusanti quella subita dai bianconeri di Corsini nella terra della Germania dell’Est; con il contorno di un pugno in faccia affibbiato da Lamberto Boranga (che l'arbitro scambiò per Giancarlo Oddi espellendolo) al suo diretto avversario. A nulla valse la vittoria dei bianconeri nella gara di ritorno alla “Fiorita”; in virtù della differenza reti, nell’arco dei 180 minuti, i tedeschi ebbero la meglio, guadagnando il diritto del passaggio al turno successivo della Coppa Uefa. Nonostante quella breve storia internazionale vissuta dal Cesena, ancor oggi il ricordo dell’Uefa resta vivo e pregno di commozione nell’animo di chi l’ha vissuto. Nella cinquantennale storia di cronista, fra le soddisfazioni ricevute, stanno poi scritte quattro promozioni dalla serie B alla serie A (Radice, Bagnoli, Bolchi, Bisoli), tre promozioni dalla serie C alla serie B (Meucci, Benedetti, Bisoli), una dalla IV serie alla serie C (Pantani), una dalla Promozione alla serie D (Lucchi). Quanto basta per aver regalato soddisfazioni sportive ad un semplice cronista di provincia. Mezzo secolo con tanto di penna e taccuino in mano, con una modesta Olivetti sulla scrivania e con un telefono che accettava le “reversibili” concesse dai quotidiani sportivi; ho cercato di raccontare le storie di un piccolo Cesena che nell’arco di cinquant’anni è diventato un pezzo del calcio italiano.
Ettore Pasini