L’Italia è a pezzi. E non soltanto l’Italia…

Non sta attraversando un bel periodo, il nostro Paese. Anzi, qui c’è la merda che avanza. Epperò, il prossimo week-end, riparte quell’abominevole torneo ‘chiamato’ Serie C…
29.08.2022 10:45 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
L’Italia è a pezzi. E non soltanto l’Italia…

Cazzo, qui c’è il prezzo del gas che è sempre più fuori controllo. Qui ci sono un milione di posti di lavoro a rischio. Qui c’è uno Stivale sempre più vittima della siccità, delle alluvioni, degli stupri, dei furti, dei soprusi, delle rapine. Qui c’è la Chiesa che continua a coprire gli abusi sessuali commessi dai preti di provincia. Qui ci sono i monopattinisti – che Dio vi maledica! – che ormai sono diventati gli incontrastati re delle strade. Qui ci sono degli ospedali che scambiano una gastrite per una prostatite. Qui c’è un Paese che sta sprofondando sempre di più nelle sabbie mobili del politicamente corretto. Qui c’è l’imbuto autostradale di Bologna che fa sempre più rima con vergogna. Qui ci sono le bollette dell’energia elettrica che sono sempre più care. Qui c’è ancora chi difende il Reddito di Cittadinanza. Qui c’è Baby K che continua a sfornare – manco fosse Ligabue – la stessa canzone da dieci anni. Qui ci sono degli sfigati che ogni giorno (dal datore di lavoro, dalla moglie, dalla figlia, dalla suocera) prendono delle gran badilate nei denti senza fiatare e poi la sera – sui social – si travestono da intrepidi hater da tastiera pronti a sfidare draghi e mostri blu. Qui ci sono baby gang infarcite di trapper falliti che continuano a mettere a soqquadro le nostre metropoli e i nostri paeselli. Qui ci sono noti rapper che diffamano la Riviera. Qui c’è Orietta Berti che – lo dico alla Franco Califano – non esclude il ritorno. Qui ci sono tanti (troppi) personaggi che fanno carriera soltanto perché sono bravi ad umettare il deretano giusto. Qui c’è la pressione fiscale alle stelle. Qui ci sono tante aziende storiche che chiudono i battenti. Qui c’è il Parlamento che pare il Bar dello Sport. Qui ci sono i politici che ogni giorno, a tutti gli orari, vomitano in tv o sui giornali vagonate di promesse che non rispetteranno mai. Qui c’è la Ferrari che non ne vince più una. Qui c’è – sigh – la Nazionale che, per la seconda volta consecutiva, non va ai Mondiali. Insomma qui c’è un’Italia sempre più a pezzi. Qui c’è la merda che avanza. Sempre di più. Epperò, per fortuna, c’è anche il Cesena. Valvola di sfogo per tanti. Per grandi e piccini. Per romagnoli purosangue e per romagnoli naturalizzati. Sì, valvola di sfogo. Anche in quell’inferno chiamato Serie C. Anche in quel campionato che – al di là delle dichiarazioni di facciata che arrivano dal Palazzo (“Riparte la fabbrica dei sogni”) e da certi lacchè del giornalismo nostrano (“Ricomincia un campionato bellissimo”) – profuma sempre più di muffa. Di mediocrità. Di improvvisazione. Di ricorsi. Di debiti. Di date non certe. Di collocazioni orarie assurde. Di derby slavati. Di play-off (extra-large) improponibili. Di dilettantismo. Dilettantismo dentro e fuori dal campo.


PS 1: Quelli che… e comunque buon campionato, caro ‘vecchio’ Cavalluccio! Ah, caro ‘vecchio’ (ed ambizioso) Cavalluccio: cerca di abbandonare questa Fogna ‘chiamata’ Serie C il prima possibile. Magari già fra 8 mesi. Non sarà facile arrivare primi (o vincere i play-off). Anzi, sarà difficilissimo. Per tanta ragioni. Ma poter dire ‘Ce la giocheremo sino alla fine…’ dopo tre anni di mediocrità allo stato puro è già tanta roba. O no?

PS 2: Quelli che… e comunque gran bella notizia quella dell’approdo di Pierpaolo Bisoli sulla panchina del Südtirol. A Cesena, lo sapete meglio di me, il Bisolone (ma anche Fabrizio Castori) personifica il Salvatore (della Patria) buono per tutte le stagioni. Il portafortuna da (ri)tirare fuori alla prima difficoltà dell’allenatore di turno. Ecco, con Bisoli a Bolzano (e con Castori a Perugia) mister Toscano avrà uno spettro in meno che aleggerà sulla sua testa.