Le pagelle dei dirigenti | Zebi è davvero rock, Padovani inciampa sulla Pec

28.12.2020 08:00 di  Stefano Severi   vedi letture
Le pagelle dei dirigenti | Zebi è davvero rock, Padovani inciampa sulla Pec
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© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it

Arrivati a fine anno è tempo di voti non solo per i giocatori bensì anche per i dirigenti. Se nel destino del Cesena sono presenti campionati superiori a quello attuale significa che i bianconeri stanno attraversando una fase di transizione, sono una barca non ancora approdata a destinazione. E dal momento che il viaggio è più importante della meta solo per chi è in malafede o troppo stupido per distinguere un santo da un truffatore, allora vale la pena di concentrarsi anche sulla catena di comando di questa barca. 

Moreno Zebi 7,5. Più che la squadra il suo capolavoro, per il momento, è il gruppo. Ha preso in mano quel che restava di uno spogliatoio lacerato internamente come la Jugoslavia alla morte di Tito e ha creato, ovviamente di concerto con Viali, qualcosa di unico. Questa sua capacità di mischiare talento e grinta gli ha permesso anche di oscurare, grazie anche al lavoro del tecnico, alcune valutazioni estive poi ribaltate dal verdetto del campo. Sulla carta Zebi aveva puntato forte su Satalino, Munari, Ricci, Aurelio, Petermann e Caturano: di questi il solo Petermann, pur non senza difficoltà, è riuscito ad imporsi come protagonista. Ma nessuno o quasi sembra accorgersi di questi avvicendamenti: segno che il gruppo nel suo complesso al momento è davvero forte e coeso.

Daniele Martini 6.5. Nelle sue mani ci sono la gestione economico/finanziaria dell’holding e quella del portafoglio dei beni immobili. Analizzare i conti di una squadra è impresa assai ardua da fuori (e a quanto si evince dall’esperienza di CPS anche da dentro) quindi il giudizio sul medio e lungo termine è sospeso ma nel presente i riscontri sono positivi. Patrimonializzazione della società, pianificazione degli investimenti, diversificazione delle entrate: solo alcune delle idee nate dal suo intuito. Gli appoggi dalla politica saranno certamente un ottimo aiuto ma per creare una società dal nulla come il Martorano e arrivare al timone del Cesena richiede una discreta preparazione in materia economico/finanziaria. Rivedibile in fase di uomo mercato per le uscite (la cessione di Valeri alla Cremonese non è stata propriamente memorabile) ma fermo nell’opporsi a puntare in estate sull’under tra i pali.

Christian Castorri 6. Eh ma da quando il vicesindaco è un dirigente del Cesena? Lo so, è la più naturale delle domande alla quale però vorrei che rispondesse chiunque stia leggendo queste righe. Castorri formalmente non è un dirigente del Cesena FC né della holding bianconera ma il suo lavoro, la sua opinione e le sue decisioni sono comunque pesantissime all’interno del CdA del Cavalluccio. È un dato di fatto – il colore politico qua non c’entra nulla – per cui è bene giocare con le carte scoperte e includerlo in queste pagelle. Criticabile la sua presenza sui social (il caffè con Rino, le foto a vedere lo Spezia, etc…) ma il suo personalissimo gol lo ha segnato proprio portando i liguri per cinque giornate all’Orogel Stadium. Da questa operazione il Cesena ha incassato una volta e mezzo quello che aveva ricavato dalla vendita di Valeri alla Cremonese.

Lorenzo Lelli 6. Ammetto che ho discusso a lungo su questo voto, concludendo che non ci sono attualmente elementi per bocciare la sua condotta. Ha di fatto costretto De Feudis allo stop, senza però che la squadra ne risentisse, non si è lasciato benissimo con Pelliccioni trovando però in Zebi un ottimo sostituto e ha sovente discusso di strategia aziendale con Martini (partecipando alla trattativa con la Cremonese per Valeri) senza però andare mai allo scontro aperto. Al tempo stesso però ha chiuso la porta in faccia a tutti gli avventurieri che in questo ultimi mesi hanno tentato la scalata societaria, senza però fare mai chiarezza sul futuro bianconero. Se tra i soci del Cesena uno vale uno, Lorenzo Lelli in realtà vale uno e mezzo, quasi due: gran parte del suo lavoro però è ancora all’ombra. Tra qualche mese sapremo di più.

Michele Manuzzi 6. Vale gran parte del discorso fatto per il suo amico Lorenzo Lelli: molto lavoro all’ombra per preparare il Cesena che verrà. Non è un mistero che non abbia per nulla voglia di passare la mano alla guida della nazionale di Romagna ma fino a questo momento non ha chiarito come intenda reperire le risorse per poterlo fare. Se fino ad un anno fa il budget societario nel suo complesso superava i quattro milioni di euro, quest’anno Manuzzi-Lelli-Martini hanno previsto 3,6 milioni di euro per poter raggiungere i play-off, continuare a sviluppare il settore giovanile e continuare con il piano di patrimonializzazione societaria. Considerando però anche il calo di introiti dovuti al covid reperire questa cifra sarà durissima. Manca poco alla resa dei conti ma per il momento è ancora tutto calmo.

Aurelio Manuzzi 5.5. Il settore giovanile non ha certo avuto una facile rinascita, tra la transizione dal Martorano al concetto di Accademia Bianconera che ha fatto storcere inizialmente il naso a numerose storiche società del comprensorio. Ora i problemi sembrano superati ma non si può ancora asserire che il progetto sia completamente decollato. L’errore più grave resta però l’aver sbattuto i pugni sul tavolo per puntare su un under, per il terzo anno di fila, tra i pali. E per il terzo anno di fila, ovvero sempre se si parla di Cesena FC, il campo ha sconfessato questa scelta.

Gianluca Padovani 5. A Cesena le missive importanti sono da consegnare tramite la vecchia e cara raccomandata perché ogni volta che entra in ballo la Pec son dolori. Ovviamente il riferimento è al grande pasticcio dei potenziali acquirenti di questa estate e alle presunte offerte giunte in società via Pec: comunicato stampa per annunciare la trattativa prima ancora che questa iniziasse, grancassa mediatica da parte degli organi di informazione più o meno direttamente controllati dallo stesso Padovani e poi… neve al sole. Ecco, magari ci saranno state le più disparate spinte per muoversi in quella maniera, ma visto che l’amministratore delegato è Padovani, l’insufficienza va a lui.

Corrado Augusto Patrignani n.g. Il Cesena FC è nato a Palazzo Albornoz nell’estate 2018 sotto l’egida dell’allora sindaco Paolo Lucchi. Ecco, Lucchi è sempre stato uno stratega, uno di quelli che calcolava ogni minimo dettaglio prima di prendere una decisione ed è lecito attendersi che anche l’investitura a presidente del Cap non sia stata per nulla casuale. Patrignani ha fatto un ottimo lavoro d’immagine, è presidente di successo, sa guadagnarsi il favore delle telecamere, ha un’ottima rete di contatti e ben si presta alle interviste dei media filo-societari. Poi però ci sono da prendere anche importanti decisioni all’interno del CdA e queste scelte sono da spiegare alla piazza: ecco, è qui che manca totalmente il contributo di Patrignani. Il voto però è sospeso perché bisognerebbe capire se si tratti veramente di un Re di Maggio o se gli sia stato esplicitamente chiesto di prendere parte all’avventura per una mera questione d’immagine.