E chi se lo dimentica quel gol di Buriani

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Fonte: Eric Malatesta per Il Bianconero
Il gol di Buriani
Il gol di Buriani
© foto di Foto Calbucci (Il Bianconero)

La voce è roca, l’accento è ferrarese: Ruben Buriani da Portomaggiore, dove è tornato a vivere, fu uno dei protagonisti di uno storico Cesena-Fiorentina 3-3. Una partita che, per chi c’era sui gradoni della Fiorita quel 25 ottobre 1982, è rimasta scolpita nella memoria. Come rimontare 3 gol di svantaggio ad Antognoni, Graziani, Bertoni e Passarella in soli 7 minuti, a partire dal 77’, ce lo spiega l’ex bianconero, biondissimo al tempo. “ Fu una rimonta incredibile – attacca il numero 8 di Bolchi – venivamo da un periodo in cui giocavamo bene ma non raccoglievamo per quanto seminato. Fu una partita davvero storica: eravamo sotto di 3 reti a meno di un quarto d’ora dal termine: molti addirittura se ne erano andati dallo stadio, compreso il presidente viola Pontello. Poi, vuoi un po’ la nostra reazione e un po’ il loro calo, dovuto soprattutto alla rilassatezza mentale, riuscimmo a rimontare. Dirò di più, se si fosse giocato anche solo 5 minuti in più, l’avremmo vinta noi la partita. Nel calcio a volte succedono queste cose: mi viene in mente anche la finale di Champions League tra il Milan e il Liverpool. Chi l’avrebbe mai detto...”.
Dopo la doppietta di Ciccio Graziani e il gol dell’argentino Bertoni sembrava davvero finita alla Fiorita, e invece proprio quando molti avevano lasciato i tubi Innocenti, ecco il miracolo: prima Schachner al 77’, poi Garlini 3 minuti dopo ed ecco Buriani che spunta al minuto 84. “A dire il vero non ricordo benissimo la dinamica del mio gol, tanto fu la concitazione, vidi una palla vagante in area di rigore, una mischia, e la risolsi battendo Giovanni Galli. Una grande emozione”.
Il “biondo”, che ora è un direttore sportivo in attesa di collocazione, ha vestito anche la maglia del Milan e proprio a Milanello si è recentemente occupato della gestione del settore giovanile. “Di Cesena - conclude Buriani - ricordo con grande piacere l’affetto della gente. Era tutto meraviglioso: la città, la società che era come una famiglia e proprio i cesenati, persone che amano i lavoratori e non i vagabondi. Ricordo anche quanto mi piaceva andare al bar a Ponte Pietra e giocare a carte, o vedere tutti quegli appassionati che ci giocavano animatamente. Per me Cesena è sempre stata una seconda casa. L’ultima volta che sono venuto al Manuzzi? Due anni fa col Padova. Ho visto di recente la partita di Coppa Italia con l’Udinese in televisione e mi auguro davvero che il Cesena possa salvarsi. La serie A è sempre durissima: la differenza tra le categorie esiste, ma mi auguro di cuore che il Cavalluccio possa farcela”.