Fontana: “Quella volta che Vicini mi consigliò di non andare al Pineta…”

A tu per tu con Jimmy, tra passato e futuro: “Nel 1990 l’arrivò di Silas ci condannò alla B. Nel 2005 feci arrabbiare Edmeo. Minelli per la C va benissimo. E Lewis può essere la sorpresa…”
23.08.2022 10:00 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
Fontana: “Quella volta che Vicini mi consigliò di non andare al Pineta…”

Ci sono interviste normali ed interviste speciali. Ecco, questa fatta ad Alberto ‘Jimmy’ Fontana, è sicuramente un’intervista speciale.


Fontana, lei è uno di quei portieri che ha fatto tanta gavetta.
“I primi anni sono stati davvero duri, durissimi. C’era sempre qualcuno che mi metteva in discussione. C’era sempre qualcuno che mi diceva che ero troppo magro, troppo basso, troppo buono, troppo timido…”

Nel 1986 ecco la prima grande gioia, lo Scudetto Primavera con il Cesena.
“In panca c’era Ammoniaci. E in campo, assieme a me, gente del calibro di Rizzitelli e Minotti. Nella fase finale battemmo anche il Milan di Maldini e Costacurta. Nella finale secca riuscimmo invece ad avere ragione della Lazio di Calcaterra e Di Canio…”

La stagione 1990-91 segnò la sua prima vera avventura in Serie A.
“Il campionato precedente avevo fatto il vice a Rossi, senza però riuscire mai a vedere il campo. Poi Seba andò al Milan e scattò la mia ora. Al mio fianco arrivò un giovane portiere di sicuro talento, Antonioli. La società decise però di puntare sul sottoscritto in quanto il mio cartellino, a differenza di quello di Francesco, era di proprietà (ed infatti Antonioli fece le valigie già a novembre, ndr).

Quel Cesena ‘targato’ Lippi partì forte.
“Dopo una memorabile vittoria arpionata a Bologna grazie a un gol di Ciocci, qualcuno cominciò a parlare di Coppa Uefa. Anche perché nel frattempo, a Cesena, era arrivato Silas. Che si presentò subito con un gran gol su punizione (segnato al Toro al Manuzzi, ndr). Silas era davvero fortissimo, ma il suo innesto stravolse gli equilibri tattici di quella squadra provinciale che doveva pensare solo a salvarsi…”

Retrocessione tremenda, quella.
“La Serie A non perdona. E noi, ad un certo punto, iniziammo a perderle tutte. O quasi. Ci facevamo travolgere non solo dalle big, ma anche dalle nostre dirette rivali per la salvezza. A nulla valse l’esonero di Lippi, ormai la frittata era fatta…”

In riva al Savio lei ha conosciuto un ‘certo’ Vicini.
“Era marzo del 1993. Il Cesena era in caduta libera, c’era il rischio concreto di sprofondare in Serie C. Edmeo Lugaresi silurò Salvemini e, al suo posto, riuscì a piazzarci nientepopodimeno che il fresco ex commissario tecnico della Nazionale…”

Soltanto in Romagna possono succedere delle ‘robe’ del genere.
“All’epoca non c’erano ancora gli smartphone. All’epoca non si viveva ancora nel ‘villaggio globale’. Ricordo come se fosse ieri quel martedì pomeriggio in cui mi presentai a Villa Silvia per conoscere il nuovo allenatore del Cesena. Provate ad immaginare la mia faccia quando, dinnanzi a me, si palesò Vicini…”

Si scrive Vicini, si legge allenatore gentiluomo.
“Vicini, a livello umano, aveva tre marce in più rispetto agli altri. Sapeva sempre come motivarti, ma al contempo non ti faceva mai pesare il suo blasone. Sapeva sempre come metterti a tuo agio. Con estrema naturalezza. Anche quando ti… sgridava”.

Ci regali un aneddoto.
“Un pomeriggio, a fine allenamento, Azeglio mi prese da parte e mi disse: ‘Jimmy, ascoltami un attimo: un uccellino molto informato mi ha detto che tu il martedì sera vai sempre a ballare al Pineta a Milano Marittima. Tu sei giovane: fai bene a divertirti in discoteca, a pensare alle ragazze. Ti voglio però dare un consiglio: per 2-3 settimane, il martedì sera, resta a casa. A guardare la tv. Non farti vedere in giro dalla gente ad orari strani. Lo sforzo che devi fare è minimo. Adesso vinciamo un paio di partite pesanti. Ci mettiamo in tasca la salvezza virtuale. I nostri tifosi si tranquillizzano un po’. E poi tu puoi ricominciare ad andare a ballare…’”.

Lei seguì poi il consiglio del suo mister?
“Certo che sì. Ma ti dico di più, caro Bertozzi: quelle due ‘famose’ vittorie scaccia-guai arrivarono a stretto giro di posta, ma io al Pineta decisi di tornarci solo a giugno. A campionato finito. Le parole di Azeglio mi avevano all’improvviso fatto diventare più maturo. Più responsabile. Più grande”.

Se Vicini fosse arrivato 4-5 giornate prima…
“…noi saremmo andati dritti dritti in Serie A. Ed io sarei rimasto ancora a Cesena”.

Ed invece, alla fine di quel campionato, arrivò il divorzio.
“Andai al Bari. Negli anni successivi indossai poi le casacche di Atalanta, Napoli, Inter, Chievo e Palermo. Insomma, ho fatto una buona carriera (il portiere di Pinarella, l’ultima sua partita ufficiale, l’ha giocata alla veneranda età di quasi 42 anni, ndr).

La soddisfazione più grande?
“Difficile scegliere. Anche se devo ammettere che sono particolarmente affezionato a un derby giocato contro il Milan. Quella gara finì ‘soltanto’ 0-0 ma io sfoderai una bellissima prestazione. Avevo 37 anni ed ero già ben consapevole che, una giornata così, difficilmente l’avrei rivissuta…”

Lei, nell’estate del 2005, stava per tornare a Cesena. Sembrava tutto fatto. Poi però…
“Si era appena conclusa la mia lunga avventura all’Inter. Avevo una gran voglia di riabbracciare il mio passato, di ripartire dove tutto era cominciato. Era tutto fatto. Una sera incontrai pure Castori. Poi però, proprio il giorno prima della firma del contratto, cambiai improvvisamente idea…”

A Cesena si incazzarono parecchio, per quell’improvviso dietrofront.
“Lo so bene. Soprattutto il vecchio Edmeo (risata, ndr). Ma io, in quell’occasione, mi presi tutte le responsabilità. Con Edmeo e Giorgio non trovai scuse o alibi pacchiani. Dissi soltanto la verità: avevo cambiato idea‘ semplicemente’ perché il Chievo mi aveva offerto un posto da titolare in Serie A. Se avessi rifiutato la Serie A sarei tornato a Cesena (all’epoca militante fra i cadetti, ndr) con lo spirito sbagliato. Nella vita non bisogna avere dei rimpianti…”

Fontana e Cesena: l’amore, in tutti i casi, non si è mai dissolto.
“Non potrebbe essere diversamente. Io non ho mai smesso di seguire il Cavalluccio, di tifare per quei colori. Il primo amore non si scorda mai. Cesena per me è stata una famiglia, una palestra di vita. A Cesena ho conosciuto gente strepitosa, personaggi splendidi. Personaggi come i già citati Edmeo ed Azeglio. O come Giorgio Fioravanti (ex preparatore dei portieri, ndr).

Chiudiamo l’album dei ricordi e proviamo a parlare un attimo del nuovo Cesena.
“Beh, là davanti manca ancora qualcosa (oltre a Ferrante arriverà un’altra punta, ndr) ma è già chiaro che quest’anno a Cesena hanno costruito davvero una bella squadretta. Toscano, poi, è un vecchio califfo della Serie C con alle spalle già tre promozioni fra i cadetti. Ci sono tutti gli ingredienti giusti per fare un campionato di vertice. Tra l’altro, le dichiarazioni arrivate direttamente dalla società, non lasciano dubbi: si punta ad andare su diretti…”

Capitolo portieri: che ci dice di Minelli e Lewis?
“Minelli per questa categoria è un signor portiere. Lui, tra l’altro, la Serie C l’ha già vinta (a Perugia, ndr). Lewis? Io lo conoscevo già dai tempi in cui militava nella Primavera del Torino. Ha delle buone qualità. Occhio che potrebbe essere  proprio lui una delle grandi sorprese di questa stagione bianconera…”

L’essere figlio del co-presidente bianconero Robert, per Lewis junior, potrebbe essere un problema?
“No, non credo. Anzi, potrebbe essere uno stimolo in più”.

Due parole sul mitico Antonioli. Che, dopo una lunga militanza in bianconero, è stato accompagnato (poco) gentilmente alla porta.
“Ho letto le sue dichiarazioni su TuttoCesena (“Il Cesena mi ha trattato come un rifiuto, il Cesena mi ha pugnalato alle spalle”, ndr). Capisco le sue parole, il suo disappunto. Questo divorzio mi ha stupito parecchio. Francesco è un grande professionista che a Cesena ha dato tanto. Anzi, tantissimo…”

E del ritorno a Cesena di Rossi che mi dice?
“Dico che Seba è un valore aggiunto per questo Cesena…”