LA LAVAGNA - Le colpe di Camplone e quel senso di deja-vu

01.10.2017 09:30 di Bruno Rosati   vedi letture
LA LAVAGNA - Le colpe di Camplone e quel senso di deja-vu
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© foto di DiLeonforte/TuttoCesena.it

Allo stadio Silvio Piola, nel classico pomeriggio grigio piemontese, per quello che si è visto nel corso del primo tempo, si è potuto ben capire come mai la Pro Vercelli fosse l’ultima in classifica prima di questa partita. Per ciò che invece si è visto nel corso della seconda frazione di gioco, è ben chiaro a tutti come ora possa essere il Cesena la squadra sul fondo della graduatoria.

Capita spesso, quando si commenta una gara in cui una squadra ha maturato una larga vittoria sull'avversario di turno, di dire che la squadra sconfitta non sia scesa in campo. Non è questo il caso. Il Cesena è sceso in campo: raccapezzato alla bell’e meglio, fra assenze pesanti dovute ad infortuni (Cacia, non al meglio, si è accomodato in tribuna) e variazioni tattiche per cercare di invertire la tendenza.

Si va dunque di 4-3-3 e se al primo quarto d'ora di gioco gli esterni d’attacco sono già andati entrambi a segno forse significa che il nuovo/vecchio modulo si addice a questi giocatori. In mezzo alle due reti però, manco a dirlo, il primo gol dei padroni di casa: Bifulco è il più pericoloso, Fulignati respinge in corner una sua conclusione; alla battuta dell’angolo, Bergamelli svetta indisturbato sul primo palo e con una bella torsione infila di testa il pallone sul palo opposto. Il secondo gol del Cesena sembra turbare le camicie bianche che nei primi quarantacinque minuti non riescono a produrre altro.

Sta per riprendere il secondo tempo, nelle sei partite precedenti in questo inizio di campionato a dir poco da incubo il Cesena ha già fatto vedere di tutto: papere del portiere (a Bari), già una quantità industriale di rigori causati (tutti indiscutibili), svarioni difensivi che comportano il subire goleade anche su campi non proprio inviolabili. Cosa manca a tutto ciò? A cosa non abbiamo ancora assistito? Ma certo, la rimonta! D’altra parte, è fatica che gli altri ti rimontino quando tu non riesci nemmeno a segnare.

Questa volta però il Cesena è in vantaggio e decide di deliziare il suo pubblico riproponendo uno dei cavalli di battaglia della scorsa stagione: si fa recuperare e superare nel punteggio attraverso un bel mix di tutti gli errori descritti in precedenza. Il cinquantasettesimo è il minuto dell’attimo fuggente: si è ancora sul 2 a 1 per gli ospiti, Cascione lancia in contropiede Gliozzi che ha campo aperto. L’attaccante avrebbe modo di servire Moncini (subentrato a Jallow al trentesimo) o di rientrare sul sinistro per concludere a rete; come aveva già mostrato in altre occasioni, Gliozzi invece sceglie di allargarsi, chiudendosi così da solo lo specchio della porta, e di provare il suo destro a incrociare in cui evidentemente nutre una grande fiducia. La palla termina sul fondo. Dal successivo rinvio nasce il pareggio della Pro Vercelli che fa 2 a 2 al cinquantottesimo. Di lì in avanti è notte fonda. Il fallo di Scognamiglio per il quale l’arbitro assegna rigore è qualcosa di incommentabile.

Oggi Vercelli sembra Bergamo, che non è in Piemonte ma in Lombardia, ad un paio d’ore di viaggio di distanza: l’ultimo campo nel quale il Cesena si era fatto rimontare da una squadra che in quel momento appariva più in difficoltà del Cavalluccio stesso ed ultima partita in panchina per mister “Promozione” Bisoli.

Oggi Vercelli sembra Torino, che al contrario di Bergamo è sempre in Piemonte: l’ultimo campo in cui il Cesena aveva subito cinque reti in novanta minuti ed ultima partita in panchina per “Mimmo” Di Carlo.

Oggi Vercelli sembra Frosinone, che è da tutt’altra parte: ultimo campo in cui sulla panchina del Cesena sedeva un allenatore già virtualmente esonerato e, infatti, ultima partita in panchina per Massimo Drago.

Oggi Vercelli sembra Vercelli, campo sul quale il Cesena continua a subire nel corso degli anni sconfitte nette ed ingiustificate, difficilmente pronosticabili prima del fischio di inizio.

Si chiude settembre e la situazione sembra già fra le più difficili da affrontare. A questo punto, l’avvicendamento in panchina fra Camplone ed un altro allenatore appare pressoché inevitabile. Il mister pescarese, dopo aver provato ad incitare i suoi, è apparso inerme ai gol avversari mentre il Cesena affondava. Chiaro segno che le idee sono finite e che così non si può andare da nessuna parte. Le sue principali colpe sono quelle di aver preparato tutte le gare focalizzandosi su un unico modulo che la rosa a disposizione ha fatto fatica ad interpretare e di aver fallito l’esperimento di Cascione al centro della difesa. L’aver rimescolato le carte in fretta e furia durante l’ultima settimana di allenamenti, passando al 4-3-3, col senno di poi ha generato solo ulteriore confusione. Errori pesanti, ai quali ora si è costretti a mettere una pezza. Le lacune che il Cesena ha dimostrato di avere sono però molte di più e ben più gravi.

Di qui a Maggio il tempo per risollevarsi c’è tutto. La risalita della Ternana e quella (quasi riuscita) al Trapani lo scorso anno, dopo che le due squadre erano rimaste mesi invischiate nei bassifondi, sono lì ad indicare la strada che il Cesena deve seguire per cambiare le carte in tavola. Per farlo sono però necessarie idee e il non perdersi d’animo (più di quanto non ci sia già persi).