I peccati originali delle dirigenze del Cesena calcio

Da Igor Campedelli a Lewis & Aiello, tutte le premesse rivedibili delle dirigenze bianconere: ne abbiamo viste di cose che voi umani...
06.10.2022 08:00 di Gian Piero Travini   vedi letture
I peccati originali delle dirigenze del Cesena calcio
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© foto di Claudia Marrone

Rognoni. Manuzzi. Edmeo Lugaresi. Giorgio Lugaresi*.

Igor Campedelli.
La sua dirigenza parte con un peccato originale: l’idea che qualcuno potesse assumersi le responsabilità dei debiti pregressi lasciati dai Lugaresi, risanasse la situazione per poi riconsegnarla ai cesenati. Il famoso “l’ho preso a zero e lo lascio a zero”.
Il peccato lo fanno in due: Lugaresi jr. e i vecchi dirigenti, convinti che possano improvvisamente togliere importanti sponsorizzazioni e lasciare Campedelli da solo a vivacchiare per qualche anno per poi farsi restituire il giocattolino rinnovato; Campedelli e Aletti che pensano di poterla fare in barba a tutti perché hanno più grinta, più sfrontataggine e pure più competenza.
Ma la serie A non perdona: i vecchi schiumano, i nuovi si esaltano e poi toppano (Aletti si sfila prima perché sa già come va a finire). Campedelli molla.

Torna Giorgio Lugaresi.
Un altro peccato originale: l’illusione che i conti disastrati del Cesena fossero frutto unicamente degli errori di Campedelli e Mancini. Ma già Pantalone da tempo pagava per tenere vivi i bianconeri. Questo peccato orginale genera un’altra anomalia: non ammettere che la scommessa su Campedelli è persa, che i crediti maturati sono perduti, e che serve il concordato preventivo in continuità per ripartire davvero da zero. In realtà ce n’è pure un altro ancora: pensare che una dozzina di soci a Cesena rendano la società too big too fail, troppo grande per fallire, e che quello che vale per le grandi, valga anche per i bianconeri (cesenati).
E appena vengono chiusi per davvero i rubinetti degli sponsor salta per aria una società che da troppi anni passeggiava su un campo minato.

Tocca al sindaco di Cesena, al Romagna Centro e a Pubblisole salvare il Cesena.
Di nuovo qualche peccato originale c’è: l’idea che il Cesena calcio possa essere di proprietà di una televisione. La scrivo così anche se è un po’ più complessa, ma dà l’idea: giochiamo a fare i milanesi in Romagna. Con i budget allocati in Romagna, con la più grande fondazione bancaria scomparsa, con una serie sempre più veloce di crisi economiche e con la sfiducia che c’è nel sistema sportivo dopo il fallimento di Lugaresi e il mondo del pallone bianconero sotto anestesia.
Quella che doveva essere un’operazione di comunità, sociale, a misura di tifoso, diventa un’operazione di posizionamento politico - con il presidente che si porta a spasso il candidato di centrodestra alle Amministrative 2019 (ma non solo... ) -; di rivalsa - Manuzzi che ritorna dopo il periodo in ‘ritiro’ nelle precedenti gestioni -; di soddisfazione dell’ego - le passerelle all’Orgel Stadium e altre amenità -: il risultato è poco calcio e molto piattume per non scontentare gli amici di sempre. Ci sono anche momenti molto importanti, come la crescita esponenziale della Primavera, la promozione in serie C, lo sbarco sui social e una nuova fidelizzazione verso la squadra.

Nel bene e nel male, abbiamo dato cinque stagioni a una società che ha mandato a schifo i conti del Cesena, ma che ci ha dato Bisoli, Jimenez e una salvezza in serie A.
Nel bene e nel male, abbiamo dato cinque stagioni a una società che ha fatto fallire il Cesena, ma che ci ha ridato la serie A, ha fatto (male) un po’ di ascensore sociale tra i dirigenti, e ci ha regalato momenti di spettacolo in conferenza stampa.
Nel bene e nel male, abbiamo dato quattro stagioni e mezzo a una società che ha venduto la squadra agli americani, ma che ha fatto rinascere il Cesena dal Romagna Centro, lo ha portato nei professionisti e ha condotto la Primavera in serie A.

E adesso, dopo sei giornate di campionato, mettiamo davvero in croce Manhattan Bob e Aiello perché non va come ci hanno raccontato?
Siamo seri?
Hello?! Uefa con Giampaolo?

Poi, vogliamo dire che anche adesso non ci sia un peccato originale?
C’è, è ovvio.
Non sanno ancora far calcio.
E non sanno ancora far calcio a Cesena, cosa più importante.
Ma ci siamo dovuti sorbire Lugaresi jr. dare lezioni di economia aziendale alla Pallacanestro Forlì... voglio dire, ne abbiamo viste. Abbiamo visto Bisoli giocare col 3-5-qualcosa-Succi (variante del 3-6-1) che a momenti anche Stefano Severi lo rinnegava. Abbiamo visto Leali in porta. Abbiamo visto Abdelkader Ghezzal che voleva battere un rigore e Treossi farsi cacciar fuori per non farglielo battere. E non è che le ultime due stagioni siano state particolarmente esaltanti.
E questo è forse il nostro peccato originale: dimentichiamo (o perdoniamo) presto.

Io credo che, nel bene e nel male, sia il caso di dare un paio di stagioni a Lewis e soci.

So già cosa direte: “Travini sta con gli americani”.
Direi di no, perché poche righe fa ho scritto “non sanno ancora fare calcio”. Il che non mi metterà esattamente nelle condizioni migliori per fare il BFF - miglior amico per sempre - con loro. E poi, al contrario di altri, non sono nemmeno bravo a farlo. Cioè, troppi presidenti in pochi anni: conosco qualcuno che ha il fiatone e la lingua come carta paglia con tutti ’sti capi.
Ma sono propenso a non farmi abbattere da un inizio di stagione non all’altezza delle aspettative, da qualche episodio nello spogliatoio da bassa interregionale e da veleni e illazioni che nemmeno nel tardo impero del principe Igor serpeggiavano.

Tornando al peccato originale di questa società, credo che the Americans debbano fare un piccolo passo indietro.
Qualcuno lasciato indietro potrebbe ancora essere utile alla causa.
Bisogna capire che il Cesena calcio non è solo calcio. Anzi. Siamo tifosi del Cesena proprio perché guardiamo oltre al calcio e sappiamo costruire miti genuini anche su un’eliminazione in Coppa Uefa.
È questa cosa che manca a Manhattan Bob.
E questa cosa hanno avuto (quasi) tutti i dirigenti che hanno preso in mano le redini della società. Per alcuni è stata una delizia, per altri una croce, con conseguenze anche devastanti.
Ma non ne possiamo fare a meno. Perché è anche una questione di cuore questa squadra. Di vecchio cuore bianconero.
E a Cesena di vecchi cuori bianconeri che battono ce ne sono migliaia. Anche tra chi è stato lasciato indietro.
Ma che può essere ancora una risorsa.
Anche solo per un consiglio.
Basterebbe dire: “Our bad. Errore nostro. Ci dai una mano?”.

È anche una questione di cuore questa squadra.
È anche una questione di rispetto questa città.

* tanto per ricordare che ci sono figli di presidenti che a Cesena di danni veri ne hanno già fatti, nel silenzio: altroché i portieri...