Il male minore. Anche a Cesena

C’è chi rimpiange (anche) gli Edmeo Lugaresi. I Costantino Rozzi. I Romeo Anconetani. I Luciano Gaucci. I Massimo Moratti. I Silvio Berlusconi. Ma la verità che è ormai, la strada, pare segnata. Segnatissima. A Cesena. Ma non soltanto a Cesena. Ed allora non è certo un caso se ormai, circa la metà dei club che parteciperanno ai prossimi campionati di Serie A o di Serie B, saranno controllati da misteriosi fondi di investimento o da proprietà straniere al gusto di nebulosa. Che ai miei tempi – sì, gentili lettrici e gentili lettori, me ne rendo perfettamente conto: ‘Che ai miei tempi…’ è un’espressione da vecchio rincoglionito, ma voi fate finta di niente e cercate di seguirmi lo stesso… – una ‘roba’ del genere, sarebbe stata a dir poco impensabile. Che soltanto una ventina di anni fa, una ‘roba’ del genere, sarebbe stata a dir poco impronosticabile. Ed allora non è certo un caso se mi manca da morire il calcio di una volta. Massì, il calcio di una volta. Il calcio senza Board. Senza Chief Revenue Officer. Senza Brand Ambassador. Senza Head of Marketing. Senza Internal Audit. Senza ermetiche presidenze in smart working. Senza sbrodolate di banalità e di luoghi comuni al gusto di presa per il culo (‘Siamo qui da poco ma amiamo già alla follia questo club, questa piazza, questa gente, questa passione…’). Senza tristissimi comunicati stampa che hanno lo stesso appeal del bugiardino della Tachipirina o di un’intervista di Fabio Fazio. Senza asettici soci di maggioranza che – se riescono a trovare uno spazio libero in agenda, tra un brunch e una call – rilasciano interviste più o meno esclusive solo e soltanto ai giornalisti prezzolati campioni di leccaculismo olimpico. Io non so se ve ne siete già accorti, io non so se ci avete già fatto caso. Ma ormai tutti questi invasori (americani, inglesi, indonesiani, rumeni, eccetera eccetera), piano piano, pezzetto dopo pezzetto, ci hanno (quasi) rubato il nostro (ex?) giocattolo preferito. Tempi duri, per noi romantici. Per noi inguaribili nostalgici che rimpiangiamo ancora un calcio a tinte tricolori. Un calcio fatto ancora di passione, di sincerità, di spontaneità, di veracità. Sì, cazzo: tempi duri. Oserei dire durissimi. Anche se però, vedendo – anche non molto lontano da qui – i danni che hanno combinato negli ultimi tempi certi imprenditori italianissimi, vedendo in che stato (quasi) comatoso stanno versando certi club ‘targati’ (ancora per quanto tempo?) Bel Paese, forse questi invasori sono soltanto il male minore. Ecco sì, ho scritto bene. Forse questi invasori sono soltanto il male minore. Anche a Cesena. Soprattutto a Cesena.