Il Cesena aderisce alla Integration League

IL è il torneo misto tra rifugiati e comunità locali promosso dalla Lega Pro con il supporto di Project School e le Nazioni Unite
08.11.2022 08:00 di  Patrick Lavaroni   vedi letture
Il Cesena aderisce alla Integration League
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© foto di Claudia Marrone

Unire rifugiati e richiedenti asilo ai cittadini locali; questo è l’obiettivo dell’Integration League, iniziativa alla quale parteciperanno diversi club di Serie C: Ancona, Reggiana, Feralpisalò, Fidelis Andria, Virtus Francavilla, Monopoli e Potenza, oltre al Cesena stesso.

Il progetto prevede la formazione di otto squadre, composte da otto cittadini italiani e otto rifugiati, tutti di sesso maschile. Le compagini si alleneranno per cinque mesi nelle strutture messe a disposizione dei club per poi competere tra loro in un vero e proprio torneo, con la finale che si disputerà in un importante stadio italiano. Lungo tutto questo percorso saranno previste attività formative con scuole, istituzioni e centri sportivi.

“Il colore della maglia delle due squadre è l’unica vera differenza tra chi scenderà in campo” dichiara Antonio Dell’Atti, co-fondatore di Integration League.

Un progetto che entusiasma anche il presidente di Cesena FC, Robert Lewis: “Ritengo che lo sport non debba mai venire meno alla sua mission di essere un portatore sano di valori quali l’accoglienza, la condivisione, e l’integrazione, che sono alla base di questo progetto e incarnano la cultura del Cesena FC come dimostrano le varie iniziative portate avanti dal club nel corso degli anni tra cui quella ‘Per un calcio integrato’ che ha ricevuto un importante riconoscimento dall’Uefa. La nostra adesione alla Integration League acquisisce poi un’ulteriore valenza dal momento che rappresenteremo una terra, la Romagna, universalmente riconosciuta come sinonimo di accoglienza”.

“Quando pensiamo ai rifugiati, tendiamo a pensare ai loro bisogni in termini di sicurezza, cibo, alloggio, salute, e altro. Questo è ovviamente vero. Tuttavia, non possiamo trascurare altri aspetti che possono non essere strettamente ‘salvavita’, ma che certamente cambiano la vita” conclude Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) per l'Italia.