Missiroli a viso aperto: “Le critiche verso di me? Un attestato di stima”

L’esperto centrocampista, momentaneamente fuori per infortunio, parla del suo ambientamento a Cesena e ci tiene a far sapere: “Io voglio restare!”
04.03.2022 11:30 di  Giacomo Giunchi   vedi letture
Missiroli a viso aperto: “Le critiche verso di me? Un attestato di stima”
© foto di Cesena FC

“E per quanta strada ancora c’è da fare… amerai il finale…” In molti tifosi del Cavalluccio sperano che questa canzone di Cremonini faccia riferimento anche all’avventura in bianconero di Simone Missiroli, partito con qualche difficoltà di troppo. Ma adesso, in questo rush finale di stagione bianconera, la sua esperienza e la sua qualità potrebbero rivelarsi decisive. A parlare di ciò e di molti altri aneddoti sulla propria carriera presente e passata c’è proprio il centrocampista classe ’86, che si è lasciato andare ad una lunga intervista ai microfoni di TuttoCesena.it.

Missiroli innanzitutto… come procede il recupero dall’infortunio di domenica scorsa?
“È una roba da poco dai, mi sono fermato giusto in tempo; da come è risultato dagli esami si risolverà in poco tempo per fortuna (dalle due alle tre settimane, ndr).

Partiamo dagli inizi della sua carriera. Il suo esordio tra i professionisti è datato 29 settembre 2004, Reggina-Atalanta. I ricordi di quel match iniziano ad essere sfocati?
“Quella era di Coppa Italia, me la ricordo veramente poco. Mi ricordo bene l’esordio in Serie A contro il Brescia. Sono entrato negli ultimi minuti ed ero emozionatissimo; sono cose che ti rimangono impresse per sempre”.

Tra l’altro tutti e due gli esordi con una sconfitta purtroppo…
“Sì, perdevamo 2-0 contro le Rondinelle. Mi fece esordire mister Mazzarri”.

Parlando proprio di Mazzarri… A soli vent’anni lei fece parte di quell’incredibile Reggina che riuscì a salvarsi con ben 11 punti di penalizzazione. Che ricordi ha di quella stagione?
“È stata un’annata incredibile; noi eravamo in campo a Crotone in Coppa Italia quando ci diedero la notizia della penalizzazione, che inizialmente doveva essere di ben 15 punti. Per una squadra come la Reggina partire con 15 punti in meno non era per nulla semplice. Noi non guardavamo la classifica, pensavamo sempre e solo alla singola partita per vincerne più possibile. Siamo arrivati a 0 punti a novembre, penso, ed eravamo felicissimi. Da lì in poi fu una rimonta pazzesca; eravamo una squadra veramente forte e quel fattore lì ci unì ancora di più. Compimmo un vero e proprio miracolo a fare 51 punti”.

Ha qualche aneddoto in particolare di quella straordinaria stagione?
“Nella partita decisiva contro l’Empoli, una delle ultime, a fine primo tempo perdevamo per 2-0 e nello spogliatoio era pieno di giocatori disperati che piangevano perché se fossimo usciti dal campo con una sconfitta le speranze di una salvezza sarebbero svanite. Mister Mazzarri però fu molto calmo, ci ricalibrò sul focus e noi riuscimmo addirittura a ribaltarla per 3-2”.

Successivamente passò al Sassuolo in Serie B. Al momento del suo approdo si sarebbe mai aspettato di conquistare la Serie A da protagonista assoluto e di scendere in campo con la maglia neroverde addirittura in Europa League?
“Ai tempi era inimmaginabile, ma il patron Squinzi era una persona talmente ambiziosa e decisa che lo desiderava davvero sin dagli albori. È stato anche grazie a lui se siamo arrivati in Europa League. Io ero arrivato l’anno prima a gennaio in una squadra che lottava per la promozione. Quell’anno perdemmo in semifinale dei playoff contro la Sampdoria, che poi li vinse. Facemmo 80 punti ma non bastarono. Ci siamo rifatti poi l’anno dopo, in un campionato altrettanto straordinario concluso con ben 85 punti, lottando per la promozione fino all’ultima giornata”.

Con quel suo gol decisivo al Livorno…
“Esatto… con quel gol decisivo mantenemmo il primato”.

Nel 2016 però arrivarono i primi problemi con gli infortuni che le fecero saltare moltissime partite. Come affrontò ai tempi questi problemi fisici?
“È stato l’unico anno in cui ho avuto così tanti problemi fisici. Ebbi un problema muscolare e la fretta di rientrare, non avendo mai avuto questo tipo di problematiche, mi si ritorse contro. È stato un anno di rientri, infortuni e ricadute, ma è stata un’esperienza che mi ha dato grandi insegnamenti. In seguito non ho più avuto problemi così lunghi di quel tipo”.

Azzardo a dire che magari sei anni fa sarebbe subito tornato in campo questa domenica nonostante l’infortunio contro il Pontedera…
“Sì esatto, per poi strapparmi e rimanere fermo molto a lungo. Invece adesso conoscendo la situazione so come regolarmi”.

Perché, nonostante l’ultima stagione da protagonista con la Spal in Serie B, ha deciso di ripartire dalla Serie C e in particolar modo perché dal Cesena? Quali sono i motivi di questo “downgrade”?
“Alla Spal si voleva creare un ciclo nuovo e cambiare il più possibile. Parlando con la società mi è stato detto che ero fuori dai loro piani e quindi per rispetto verso di loro, con cui ho ancora un ottimo rapporto, ma anche per rispetto di me stesso, dato che voglio giocare il più possibile in questi ultimi anni di carriera, ho deciso di svincolarmi. Nel frattempo mi aveva chiamato il direttore Zebi a fine mercato, inizialmente gli ho detto di aspettare perché dovevo capire bene cosa fare anche con la gestione della mia famiglia, ma alla fine ho pensato che Cesena fosse la scelta migliore anche sotto quest’ultimo aspetto”.

In estate immagino lei fosse ricercato anche da diversi altri club…
“Ho ricevuto anche qualche proposta di altri club molto importanti di Serie C di altri gironi, ma come ti ho detto prima l’importante era trovare la situazione migliore per la mia famiglia, ma anche andare in una piazza importante e ambiziosa come è Cesena”.

Più volte, anche a causa del suo curriculum, è finito nel mirino delle critiche in questa stagione. Lei personalmente come li valuta questi suoi primi cinque mesi in bianconero?
“Le critiche fanno parte del mestiere, le ho sempre ricevute durante la carriera; bisogna conviverci. Se si ricevono critiche vuol dire che la gente si aspetta qualcosa da te, riconosce che puoi fare meglio di quello che stai facendo ora. Possono anche essere viste come un attestato di stima. Comunque a parte il primo mese e mezzo di adattamento, nel quale ho lavorato quasi sempre da solo, sono poi riuscito a trovare una continuità di gioco e di condizione”.

Parlando delle sue ultime uscite, si trova meglio nel ruolo di mediano rispetto a quello di mezzala?
“Negli ultimi tre anni ho abbassato molto il baricentro di gioco, ho fatto soprattutto il mediano, come feci anche per necessità in passato con Di Francesco. Con Semplici ho iniziato a farlo per scelta, a prescindere dalle emergenze, poi ovviamente la mezzala è il mio ruolo, quello che ho sempre fatto, ma la carriera di un calciatore è sempre in evoluzione. Crescendo acquisisci più letture ed esperienza, riuscendo ad interpretare meglio le indicazioni del mister. Con il passare degli anni ho perso un po’ di allunghi e strappi, acquisendo però altre qualità”.

È stato vicino anche a trovare il primo gol con la maglia del Cesena. Ma quindi contro l’Imolese il suo era gol oppure è stato giusto non convalidarglielo?
“È stato annullato per fuorigioco. Io sono partito da una posizione di offside per non farmi marcare, tanto sapevo che facevamo lo schema e mi aspettavo si abbassasse la linea difensiva. Perciò, come sembrano confermare anche le immagini, pensavo di essere in posizione regolare. Peccato perché sarebbero stati tre punti importanti in una partita molto sporca. Almeno anche le altre hanno perso diversi punti per strada. Se avessimo vinto 1-0 si sarebbe parlato di tutt’altro. Basti pensare anche al Modena; quante partite ha vinto per 1-0 nei minuti di recupero? Questo non è un caso e loro sono consapevoli che in un modo o nell’altro le partite le portano quasi tutte a casa, anche giocando male. Anche noi dovremo essere più sicuri e consci delle nostre forze, anche quando non ci riescono tante cose in campo”.

Lei a Cesena ha ritrovato anche Nicholas Pierini. L’ha visto debuttare in Serie A 2018. Al Sassuolo che rapporto avevate?
“Già all’epoca ‘Piero’ stava in gruppo con noi e si vedeva già che era un giocatore con grandi qualità. Ovviamente gli è servito anche fare esperienza allo Spezia e nelle altre squadre. È un giocatore completo, con tecnica, spunto e giocata, e con un tiro molto buono. Le qualità per emergere ce le ha”.

Lei è stato allenato da molti tecnici in carriera. Come giudica il lavoro svolto da mister Viali? Cosa lo distingue a tuo parere dagli altri allenatori?
“In effetti ne ho avuti un bel po’… Viali è molto attento alla tattica e prepara tutto nei minimi dettagli sia in fase difensiva che offensiva, non tutti quelli che ho avuto lo facevano in questa maniera. Cerca di darti più informazioni possibili per poi avere il maggior numero di certezze quando sei in campo; prepariamo i movimenti in base alle difese e alle uscite degli avversari. L’impronta e l’idea di gioco data dal mister direi che si vede poi in campo, in qualche partita di più e in qualcun’altra di meno. Anche perché gli avversari quando ci affrontano tendono ad abbassarsi molto e ad aspettarci a differenza di prima. Credo che comunque consolidare e guidare le partita sia una strategia che potrà dare i frutti”.

Nella sua conferenza di presentazione lei ha detto che era venuto a Cesena per stare più di un anno, seppur il suo contratto sia in scadenza a giugno. Lo pensa ancora oggi?
“Sì, sinceramente nelle ultime settimane non ci ho neanche pensato perché adesso bisogna concentrarsi sul campionato. Se ci sarà la disponibilità di tutte e due le parti penso che non ci saranno problemi. Ne parleremo a fine anno. Vedremo alla fine, dai, se siamo contenti tutti e due firmerò, se no fa niente. Io sicuramente sono contento di rimanere qui e non ho voglia di cambiare, perché a Cesena sto bene”.

Ad oggi ritiene che il terzo posto sia un obiettivo obbligatorio da raggiungere per questa squadra?
“Dobbiamo provare a raggiungere questo traguardo, perché comunque raggiungere le prime due credo che sia molto difficile. Bisogna avere degli obiettivi reali, e secondo me il terzo posto, essendo ad oggi in terza posizione, può essere uno di quelli. Sicuramente a inizio anno non se lo aspettava nessuno, però visto che fino a dicembre abbiamo tenuto il passo delle prime due, la gente adesso si aspetta che il terzo posto sia quasi un obbligo. Da parte nostra è comunque doveroso cercare di mantenerlo, anche perché conferisce un grande vantaggio in ottica playoff”.

Torniamo a Cagliari-Cesena 0-2 del 2011, quando lei militava proprio nel club rossoblù. Ricorda la parata decisiva che compì Antonioli nei suoi confronti? Ha più parlato di quell’episodio con lui, oggi preparatore atletico dei portieri del Cesena?
“Avevo provato a dribblarlo e non ci cascò, me lo ricordo bene (ride, ndr). Mi sono dimenticato di ricordarglielo, vedrò di provvedere quanto prima possibile”.

Missiroli, nella sua carriera ha avuto modo di affrontare tantissimi campioni. Chi però l’ha stupita di più in assoluto vedendolo giocare dal vivo?
“Come faccio a dirtelo? (ride, ndr) Ho avuto la fortuna di giocare quei tre anni in Serie A ad inizio carriera con la Reggina. Ai tempi il campionato italiano era veramente ricolmo di fuoriclasse. Seedorf, Kakà, Stam, Maldini… Pensa che un anno ci salvammo nell’ultima partita a Reggio Calabria proprio contro il Milan che aveva appena vinto la Champions League nel 2007”.

D’accordo Missiroli, però mi serve un nome sopra tutti!
Dai, ti dico Kakà. Una volta stavamo vincendo 1-0, poi lui prese palla nella sua metà campo, saltò tutti con la sua progressione e segnò, con il Milan che poi ribaltò il match per 2-1”.

Suo padre era romagnolo, seppure lei sia nato in Calabria. Che rapporto ha avuto con la sua, in parte, terra Natale sin da bambino?
“I primi anni d’estate venivamo sempre, ho diversi parenti a Bagnacavallo. Diventando grande poi ho iniziato a venirci anche da solo in riviera, conoscevo bene un po’ tutte le spiagge della Romagna, che ho girato in lungo e in largo”.