Il senso di appartenenza di Ciofi: “Cesena è la mia seconda casa”

Il difensore centrale si racconta in una lunga ed estenuante intervista in esclusiva per TuttoCesena.it
21.01.2021 09:30 di  Giacomo Giunchi   vedi letture
Il senso di appartenenza di Ciofi: “Cesena è la mia seconda casa”
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© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it

Dopo la chiacchierata di settimana scorsa con Giulio Favale, oggi si racconta a noi un compagno di reparto dello stesso Giulio, Andrea Ciofi; un giocatore estremamente duttile, che finora è stato schierato come difensore centrale, terzino destro e terzino sinistro. È un punto di riferimento fisso nello scacchiere di mister Viali, disputando 18 partite delle 19 di campionato, con l’unica saltata per squalifica.

Lei è cresciuto nelle giovanili della Roma. Cosa ci sa dire della Roma calcistica, una realtà che respira e vive di calcio?
“Ho trascorso quasi nove anni in quella squadra, ho avuto la fortuna di entrarci da piccolissimo, avevo nove anni. Sono cresciuto fin da subito in un posto dove si prende il calcio nella maniera più seria possibile, e dove ti insegnano tanto. Ho avuto questa fortuna, peccato per non aver concluso lì il percorso della Primavera. Sono comunque stati nove anni che mi hanno aiutato molto a crescere e ad imparare tante cose”.

Quindi, in sostanza, Roma, Lazio o altro?
“Assolutamente Roma”.

Se si pensa a Roma, si pensa a Totti. Cosa rappresenta e cosa ha rappresentato per lei Francesco Totti?
“A Roma e in tutto il mondo è un’icona e una leggenda. Ho avuto la fortuna e il piacere di fare qualche allenamento con lui, sono tra i ricordi più belli che porto dentro. Allenarti con certi giocatori è un qualcosa di magnifico”.

Lei ha transitato per tutti i ruoli della difesa; dal difensore centrale, al terzino destro, a quello sinistro. Quanto è importante per un difensore moderno essere così duttile?
“Sicuramente al giorno d’oggi è importantissimo, anche per il modo in cui si interpreta la fase di possesso e non. Ormai un centrale va spesso in fase di possesso e si ritrova in altre zone del campo. Io ho la fortuna di essere riuscito ad adattarmi in più ruoli, quest’anno sto cercando di imparare meglio il ruolo di terzino, rispetto al passato. Ci sto lavorando molto di più, soprattutto per fare il terzino destro. Mi sento a mio agio anche quando cambio ruolo; provo continuamente a imparare cose nuove, per cercare di trovarmi sempre meglio sul terreno di gioco”.

Il ruolo nel quale si trova meglio?
“Il centrale è il ruolo che ho fatto di più e nel quale mi sento più a mio agio. Quest’anno sto veramente cercando di imparare il più possibile stando lì a destra, perché so che è un ruolo che può capitare che io svolga”.

È stato uno dei pochi giocatori inamovibili fin da inizio stagione, quanto è importante questa fiducia che mister Viali ripone in lei?
“Sono molto felice della fiducia che mi sta dando il mister, e sono contentissimo di questa prima parte di stagione, dove ho sempre giocato tutte le partita tranne quella contro la Samb (causa squalifica, ndr). Spero di continuare a fare così, e spero che noi, come gruppo, possiamo continuare a toglierci queste soddisfazioni che ci stiamo togliendo in questo momento”.

Nonostante la lunga carriera nelle giovanili della Roma, è ormai un veterano anche qui a Cesena. Questa è infatti per lei la quarta stagione in bianconero.
“Sì, purtroppo a Cesena sono arrivato nel momento probabilmente più brutto della storia del club. Volevo cercare di trovare continuità, cosa che non riuscivo ad avere nella Primavera della Roma. Il Cesena mi ha dato tanto sin da subito, per l’ambiente e per le persone fantastiche che ho conosciuto, che mi hanno fatto subito sentire tranquillo e senza farmi avvertire la lontananza da casa, dato che era la mia prima esperienza fuori da Roma. Per me, al quarto anno qui, Cesena è come una seconda casa”.

Ora quali sono le sue ambizioni e i suoi obiettivi con questa maglia?
“Sono contento di come sta andando questo campionato, forse anche oltre le aspettative. Penso che il Cesena sia una piazza che non meriti assolutamente di stare in Serie C; dobbiamo cercare di andare subito nelle categorie che competono al club, anche se non è semplice. Spero che possiamo riuscirci nei prossimi anni. Mi ricordo il primo anno in cui sono arrivato qui, quando il club era in Serie B; andavo a vedere le partite allo stadio ed era qualcosa di eccezionale, si vede che è una piazza che vive di calcio e questo ti da una grande carica. L’anno di Serie D in cui abbiamo vinto il campionato, mi ha dato emozioni talmente forti che non le dimenticherò mai”.

Cesena, come lei ben saprà, è sempre stata una grandissima piazza.
“Assolutamente, basti pensare che due anni prima che venissi qui, giocava in serie A contro la Roma (ride, ndr).

In questa stagione, ha segnato da capitano il suo primo gol in Serie C. Che emozione è stata per lei?
“È stata un’emozione fortissima. Già da prima della partita ci tenevo a fare bene, dato che era la mia prima partita da capitano al Manuzzi, poi dopo solo quattro minuti ho trovato il gol. Per essere la serata perfetta ci mancava solo lo stadio pieno di gente. È stata comunque una grandissima emozione”.

Lo chiesi anche a Favale settimana scorsa, ora vorrei sapere il suo punto di vista. Cosa vi trasmette Viali, per permettervi di battere e di andarvela a giocare fino alla fine anche con squadre molto più attrezzate di questo Cesena? Qual è il valore aggiunto che vi viene trasmesso dal mister?
“A livello umano è molto importante. Ci trasmette soprattutto quella tranquillità che in certi momenti puoi perdere, magari quando sei così in alto e te la giochi contro le squadre che da inizio anno hanno come obiettivo la vittoria del campionato. Viali ci dà serenità, oltre a dirci sempre di essere liberi di testa, godendoci il momento e continuando con questo entusiasmo. Anche perché alla fine stiamo dimostrando che non è un caso se siamo dove siamo”.

John Gregory, allenatore ed ex-calciatore inglese, affermò che gli attaccanti vincono le partite, mentre i difensori vincono i campionati. Lei è d’accordo su questa affermazione?
“Sì, certo, anche perché ne abbiamo noi l’esempio quest’anno, dove all’inizio non eravamo partiti benissimo e prendevamo tanti gol, mentre adesso, invece, con tutto il lavoro svolto durante questi mesi abbiamo visto che nel portare una partita sullo 0-0 fino al 90', come contro il Legnago, non sai mai cosa possa succedere nei minuti finali. Nel nostro gruppo il lavoro difensivo parte dagli attaccanti e non riguarda soltanto il reparto difensivo, ma comprende tutta la squadra. Sotto questo punto di vista siamo migliorati tutti quanti”.

A proposito di attaccanti, qual è l’arma di un attaccante che la mette più in difficoltà, o che comunque soffre di più?
“Personalmente la rapidità, soprattutto sul breve; sono quelli i più fastidiosi”.

L’anno scorso a fine stagione, anticipata a febbraio, ha dovuto fare i conti con uno stiramento che le ha fatto chiudere la stagione anzitempo. Cosa ha pensato in quei momenti di difficoltà?
“Più che altro è stato un po’ particolare, perché ho avuto due stiramenti consecutivi. Ci tenevo a giocare la prima partita di ritorno contro il Pesaro, infatti ero anche rimasto qui a Cesena durante le vacanze di Natale per cercare di recuperare, perché ci tenevo ad essere pronto per il girone di ritorno. Purtroppo, dopo la partita di Pesaro ho sentito ancora male. Poi sono stato lontano dal campo, ho fatto una visita e lo stiramento non era ancora guarito. Successivamente c’è stato il cambio di allenatore; ci tenevo a rientrare il prima possibile. Nella settimana in cui ero tornato in gruppo, la domenica stessa non abbiamo giocato contro la Samb, perché fu sospeso il campionato. Da lì alla prima partita di Serie C di quest’anno, passarono sui nove mesi, un’eternità senza potersi allenare e senza un obiettivo in testa, dato che la stagione era già finita; è stato molto pesante”.

Quest’anno però mi sembra che lei sia in splendida forma, non ha mai saltato una gara.
“Sì, noi siamo un gruppo unito dove tutti abbiamo voglia di lavorare; in questi undici risultati utili consecutivi hanno giocato praticamente tutti e alla fine abbiamo sempre fatto bene. Questo sta a significare la forza di questo gruppo, che è unito e che ha voglia di lavorare e di proseguire il processo di crescita, per continuare a levarsi soddisfazioni che penso ci meritiamo”.

A proposito di infortuni, parliamo di un suo compagno di reparto, Lorenzo Gonnelli. Come lo vede in questo periodo difficile per lui? È riuscito a dargli manforte?
“Lorenzo è un ragazzo che ci tiene molto, lo si vede durante tutta la settimana. Adesso sta soffrendo perché è da un po’ che sta lontano dalla quotidianità dell’allenamento. Stare da solo a recuperare è pesante, lui sta lavorando tanto per cercare di tornare il prima possibile, anche perché noi abbiamo bisogno di un giocatore come lui, con la sua esperienza e con il suo carisma”.

Passando alla sua carriera, volevo tornare indietro a tre anni fa, nella finale di Supercoppa Primavera persa contro l’Inter negli ultimi minuti dei supplementari, in cui lei è entrato all’85'. Che ricordi ha di quel match? È stata per lei un’esperienza importante?
“Sì, è stata la prima volta che giocai a San Siro, come cornice e come ambiente è stato bellissimo e ho un gran ricordo di ciò. Peccato per com’è finita, con quel gol allo scadere”.

Altra partita immagino importante per lei, Roma–Chapecoense. Che significato ebbe per lei quella partita di solidarietà?
“Quello è stato probabilmente il ricordo più bello che ho della Roma, perché sì, era un’amichevole, ma c’erano anche molti giocatori della prima squadra. È stata un’emozione fortissima giocare all’Olimpico con loro”.

Rimanendo sulle esperienze internazionali, tre stagioni fa ha disputato la UEFA Youth League (Champions League Under-19), pensa che abbia contribuito alla sua crescita e arricchimento personale; o il poco spazio che ha avuto è stato penalizzante?
“Personalmente non l’ho giocata da protagonista; infatti sono sceso in campo solo nella partita contro il Qarabag. Magari, sì, viaggiare con la propria squadra è un’esperienza importante che auguro di fare a qualsiasi giovane, perché è veramente bellissimo, soprattutto perché giri tanto e ti confronti contro giocatori veramente forti; mi dispiace di non averla vissuta da protagonista, sulla mia crescita sinceramente ha influito poco. L’anno che per me è stato più importante e che ha contribuito di più a questo, è stato l’anno qui a Cesena in Serie D”.

Tornando a Cesena, nella stagione scorsa, quanta è stata la rabbia dopo il rigore sbagliato nella partita di Coppa Italia di Serie C, Cesena-Piacenza? Soprattutto dopo aver faticato per 120' tenendo testa agli avversari?
“Sì, è stata molta, sono stato nervoso per tutta la sera, a maggior ragione perché avevamo fatto anche una grande partita e aver sbagliato subito il primo rigore mi ha fatto molto dispiacere. Per quello che avevamo dimostrato non meritavamo di uscire così”.

Passiamo ora al Pallone d’oro 2019; a suo parere l’avrebbe meritato Van Dijk, che sarebbe stato il quarto difensore nella storia a vincerlo, invece di Leo Messi, che comunque rimane una leggenda?
“Si tratta sempre di campioni, Van Dijk aveva disputato una grande stagione e quindi ci poteva anche stare assegnarlo a lui, anche se secondo me Messi rimane il giocatore più forte sulla faccia della Terra”.

Quindi meglio Messi di CR7?
“Sì, assolutamente (ride, ndr).

In conclusione, in questo particolare periodo di pandemia, dove è molto difficile muoversi tra regioni, ha sofferto molto per questa lontananza da casa e dai suoi cari, vivendo loro a Roma?
“Guarda, se tutto questo fosse successo tre anni fa ti avrei detto di sì. Però adesso mi sono abituato a stare lontano da casa. È normale che a volte ci pensi, non vedendoli da molti mesi, magari ti mancano e vorresti passare una giornata con loro. Meno male che sono riuscito a passare del tempo con la mia famiglia durante le feste di Natale. Comunque loro da casa non si perdono mai una mia partita, questo mi fa un enorme piacere, sono i primi tifosi. Speriamo si torni il prima possibile alla normalità”.