Ok boomer

11.06.2020 16:30 di Stefano Severi   vedi letture
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© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it

Il Cesena riceve una Pec – allora internet funziona, noi stavamo aspettando ancora quella della Agenzia delle Entrate del luglio 2018  e pensavamo fosse un problema di Adsl – che intima di fornire i bilanci entro 72 ore ad un legale rappresentante di potenziali acquirenti.

I dirigenti bianconeri sospendono immediatamente ogni lavoro in corso relativo alla programmazione tecnica della stagione 2020/2021 e alzano la cornetta per avvertire immediatamente i giornali. “Hey, abbiamo ricevuto una manifestazione di interesse per l’acquisto del pacchetto di maggioranza, scrivetelo pure a destra e sinistra in un ambiente che tanto non ha grosse aspettative e non mette grosse pressioni”. Senza nemmeno aspettare queste 72 ore e senza la tradizionale riservatezza che accompagna queste trattative.

Tutto questo in un momento in cui la pandemia Coronavirus ha spezzato il giocattolo calcio, ha aumentato i costi, azzerato gli incassi e soprattutto ha messo in seria difficoltà un bel po’ di soci dell’attuale holding.

Tutto questo mentre il Cesena Fc corteggia un ex dirigente come Gigi Piangerelli, sulla cui figura pesano le ombre (e una sentenza della giustizia sportiva) della passata gestione, per il ruolo di nuovo direttore sportivo con telefonate giornaliere. Nonostante uno dei due “falchi” del Cesena FC, Lorenzo Lelli, appena un paio di giorni fa abbia dichiarato di non sentirlo da tempo. Nonostante abbia anche dichiarato qualcosa del tipo: “Non so che budget potremmo schierare per il prossimo campionato ma scenderemo in campo sempre per vincere”. Senza però aggiungere, almeno, che ogni partita sarà una finale.

Poche idee ma confuse, in sostanza. A fronte di problemi oggettivi, anche imprevedibili, come le difficoltà economiche legate al Coronavirus, è ingeneroso addossare ogni responsabilità all’attuale dirigenza. Patrignani, Lelli, Manuzzi e Martini non sono colpevoli di questa crisi – a quanto ci è dato sapere ancora l’Iva viene saldata, il rapporto P/A non viene sanato con l’acquisto di Eurocostruzioni né bonifici a cinque zeri vengono al momento versati per improbabili consulenze – ma sono comunque responsabili del futuro di questa squadra e di questa società.

Per questo l’ennesimo “rumor” – non un Governo da prima repubblica bensì la traduzione inglese di indiscrezione – su potenziali acquirenti convince poco. Perché sembra più far prendere tempo all’attuale quadrumvirato costringendo Pelliccioni ad accettare l’offerta del Monopoli e a levare una patata bollente dal piatto societario che a far da preludio ad una vera e propria cessione.

Come sostiene Bergomi, “il calcio è strano, Fabio”, e queste poche righe potrebbero invecchiare malissimo: magari da questa Pec nascerà uno stravolgimento societario. Ma non sarà comunque nella direzione auspicata: nessuna apertura dell’associazionismo (il famoso modello St Pauli di cui tanto abbiamo parlato e che l’attuale società potrebbe facilmente adottare) e perdita di legame con il territorio per far spazio a potenziali avventurieri. Chi controllerà i conti? Creeremo nuovamente un’associazione caritativa di tifosi per pagare il bonifico al prossimo presidente e sentirci dire che #andràtuttobene come ad inizio pandemia? Metteremo una bandiera nel CdA per fargli firmare le carte più scomode?