Caro tifoso, sul caso Scalabrelli ha clamorosamente ragione Lewis

Poi vennero a prendere quelli del Martorano, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere gli ultras, e io non dissi niente, perché non ero ultras. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare.
08.12.2022 13:00 di Stefano Severi   vedi letture
Caro tifoso, sul caso Scalabrelli ha clamorosamente ragione Lewis
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© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it

Cara tifosa del Cesena, caro tifoso del Cesena

questa lettera aperta mi serve per ribadire un concetto lapalissiano: in tutto il trambusto della vicenda legata al ritorno in bianconero di Cristiano Scalabrelli la ragione sta tutta, sottolineo interamente, dalla parte del copresidente Robert Lewis. È lui che comanda, è lui che ha il potere, che se lo è preso, euro dopo euro, dollaro dopo dollaro, quota dopo quota. Il Cesena Fc è ora legalmente un suo giocattolo privato, ovviamente insieme all'altro socio statunitense, e legalmente e moralmente può fare quello che vuole. Persino richiamare Scalabrelli. Di più: se volesse, potrebbe persino riportare in cda il signore che fa le poltrone e i divani a Ravenna e tu non potresti fare altro che stare in silenzio.

Di' un po', caro tifoso, non ti sei mai chiesto come sia stato possibile arrivare a tutto questo? Come è stato possibile arrivare ad un Lewis che a petto in fuori se ne frega della rabbia ultras e senza un minimo di paura silura Flavoni a cui lo “lega un lungo rapporto di amicizia” e richiama l'uomo più inviso alla tifoseria nonostante i ripetuti avvertimenti?

Beh, è iniziato tutto poco dopo la rinascita, dopo la ripartenza e dopo il covid. Quando cioè hai accettato l'idea che per tornare in serie B fosse necessario avere un grande budget, molto più di quanto il tuo territorio potesse offrire, e hai parimenti acconsentito a cedere sovranità sulla tua squadra pur di vincere. Ecco il peccato originale: hai fatto un patto col diavolo.

Caro tifoso, guarda che Orogel e compagnia bella ti hanno sentito e alla fine hanno ceduto il 60% della tua squadra del cuore ad una società statunitense registrata nel Delaware ad un indirizzo in cui c'è solo un piccolo ufficio con qualche scaffale e un po' di hard disk. Ecco, cara tifosa, caro tifoso, il tuo Cesena è passato un anno fa in un piccolo edificio con mattoni a vista in un anonimo stato nordamericano. Di quelli così tristi che sembrano il set di Gilmore Girls, Una mamma per amica.

Fino a quel momento ti è andato tutto bene ed è continuato ad andarti bene quando i presidenti ti pagavano le birre in trasferta o nei locali cittadini. Quasi ti stavano simpatici, guarda un po’. Ti è andato tutto bene quando hai letto che il figlio del copresidente Lewis era stato messo sotto contratto a sua insaputa da parte di Agostini e Aiello e avevi persino creduto che sarebbe rimasto fino a fine anno fuori rosa e poi girato in prestito.

In estate la campagna acquisti ti ha entusiasmato tanto da farti passare in secondo piano il fatto che il figlio del copresidente poi è stato promosso in prima squadra, che con i vecchi sono iniziati i dissidi su vari fronti, che sono apparsi articoli che ponevano l’accento sulle fiduejussioni per lo stadio e Villa Silvia e alla resistenza mostrata nel creare la squadra under 18.

Alla fine hai giustamente creduto che questa estate i cattivi fossero il collega Paolo Morelli del Resto del Carlino e noi di tutto TuttoCesena, e magari avevi anche ragione. Però gli americani i soldi continuavano a metterli e ti è andato tutto bene.

La nuova proprietà ti è andata non bene, bensì benissimo quando hai raggiunto il primo posto in classifica dopo un inizio disastroso – con il caos portiere e infortuni in formato “segreto di Pulcinella” – e ti sei solo scaldato un po’ quando sono apparse le prime voci relative al ritorno di Scalabrelli. Qualche striscione, qualche coro, qualche post social e le rassicurazioni, in primo luogo del diretto interessato, a smentire tutto. Ti sono andate bene le tante partite spostate, i turni infrasettimanali, gli orari cambiati: hai sempre seguito la squadra con entusiasmo.

Caro tifoso, ti sei fatto andare bene anche il Cesena al 100% statunitense: hai forse anche festeggiato luscita di scena del Martorano perchè in fondo chi cavolo è il Martorano? Quasi quasi le prese in giro degli alpini non erano del tutto fuori luogo, vero? Siamo americani, altroché Martorano. Con sommo giubilo del nostro coordinatore Gian Piero Travini, perché anche tra di noi c’è chi ha sposato la causa. Poi ci atteniamo strettamente all’art. 21 della Costituzione: io la penso così e lo scrivo, lui la pensa cosà e lo scrive, scontentiamo tutti e siamo sempre quei rompicoglioni di Tuttocesena.

E poi, all'improvviso, nel giorno 1 della proprietà interamente statunitense, quando finalmente gli yankee non hanno più nessuno all'interno che possa rompere le scatole, ti sorprendi se loro prendono una decisione in palese contrasto con la tifoseria e con la sua storia? Ma davvero sei così smaliziato?

Caro tifoso, il tuo Cesena non esiste più, da un pezzo. Quello dalla Barleda a Magdeburgo, dei contratti firmati in magazzino e di Edmeo che affrontava gli ultras a muso duro e poi ammetteva di avere torto. Adesso il giocattolo è in mano a gente totalmente estranea alla nostra storia, alla nostra cultura e, soprattutto, al sentimento popolare. La questione Scalabrelli è solo un ottimo esempio per chiarire alle idee a tutti su chi comanda: i tifosi non contano nulla, devono solo tifare e pagare il biglietto: il “cuore” paga il biglietto e soffre, la “testa” incassa e gode. Guarda un po’ proprio come il tifoso medio degli sport statunitensi.

Lo so, fa venire tanta rabbia anche a me questa storia ma non credi che sia un po’ tardi arrabbiarsi (e svegliarsi) solo adesso?