Dalla fuga da Empoli ai problemi coi mister, Pierini: “Cesena merita la B. Ho bisogno di fiducia”

Il talentuoso fantasista si racconta per la prima volta in un’intervista a tu per tu, dimostrando di non avere proprio peli sulla lingua.
09.12.2021 20:40 di  Giacomo Giunchi   vedi letture
Dalla fuga da Empoli ai problemi coi mister, Pierini: “Cesena merita la B. Ho bisogno di fiducia”
© foto di Francesco Di Leonforte

Fughe clandestine da Empoli, giocare in Serie A, trovare da dire con svariati allenatori, non avere peli sulla lingua neanche verso i giornalisti e le loro maledette pagelle. Ambire sempre a qualcosa in più. Tutti vorremmo essere Nicholas Pierini, o forse no? A chiarirci meglio le idee sulla sua carriera e non solo, ai microfoni di TuttoCesena.it c’è proprio l’attaccante classe ’98, rigorosamente senza mezzi termini.

Pierini, con la primavera del Sassuolo ha ottenuto una vittoria ai rigori nel torneo di Viareggio. Che ricordi ha di quel torneo e di quell’esperienza in generale?
“L’esperienza in primavera è stata fantastica, perché avevo ritrovato tutti i miei vecchi compagni del Parma e il direttore Palmieri mi ha voluto fortemente. Inizialmente ero andato a Empoli, poi però sono scappato e ho raggiunto i miei vecchi compagni del Parma che erano andati tutti a Sassuolo. Da lì in poi ho ripagato la fiducia in campo facendo molto bene in primavera”.

Scappato da Empoli? In che senso?
“Ero stato affiliato all’Empoli ma essendo piccolo comunque non avevo ancora firmato nessun tipo di contratto. Appena avevo visto tutti i miei ex compagni del Parma andare a Sassuolo volevo andare via da Empoli, perché sapevo che non mi sarei trovato bene come nel club neroverde. Quindi mi sono fato venire a prendere da mia mamma e sono andato via, senza neanche fare un allenamento con l’Empoli, che non poteva trattenermi dato che non avevo ancora firmato nulla”.

Nel 2017 proprio con il Sassuolo ha anche esordito in Serie A. Cosa pensava in quei momenti? Pensava di poter rimanere su quei palcoscenici?
“Sono palcoscenici fantastici. A debuttare in Serie A ti si riempie il cuore di gioia, è il sogno di ogni bambino che gioca a calcio. Magari c’è gente al giorno d’oggi che gioca a calcio per altri motivi, ma io lo faccio solo per pura passione. In quei momenti lì mi sentivo molto orgoglioso di me stesso e la mia famiglia e i miei amici erano fieri di me. Però sai il calcio ti dà e ti toglie subito. A quei livelli lì devi essere sempre costante, dare sempre il massimo e sapere che hai meno spazio rispetto che in altre squadre di categorie inferiori, perché sei nel top dei top. Se vuoi avere una minima fetta della torta devi lavorare ed essere più concentrato degli altri. Del Sassuolo ho dei bei ricordi, anche se la società non ha creduto in me fino in fondo come invece diceva, così ho deciso di andarmene perché non mi trovavo più a mio agio”.

Secondo lei cosa ha sbagliato il Sassuolo nei suoi confronti? Troppa poca chiarezza?
“Il Sassuolo è diventata tutta un’altra realtà rispetto ai tempi di Di Francesco. Prima era una società che puntava molto sui giovani e con giocatori tutti italiani. Dall’arrivo di De Zerbi ha rivoluzionato un po’ tutto; da un certo punto di vista è giusto: se si voleva fare uno step in più era necessario prendere qualche straniero. Noi eravamo una squadra molto forte per i giovani italiani che eravamo, ma per ambire a qualcosa in più devi fare degli sforzi economici anche all’estero. Con me hanno fatto le loro scelte, sapranno loro se giuste o sbagliate. Negli altri campionati se c’è un giocatore forte e bravo in rosa ci puntano, senza andare a prendere giocatori dall’estero. In Italia invece ormai funziona così; si prendono giocatori stranieri perché paghi meno tasse e i giocatori italiani, anche non giovani, sono costretti a scendere di categoria. In Francia e in Germania è pieno di 2003 e 2004 che giocano già in prima squadra. Invece noi in Italia pensiamo che io o Chiesa siamo giovani, ma non è così”.

Anche Fagioli della Juventus era visto come un giovanissimo ed è stato mandato in prestito in B…
“Esatto, lui come tanti altri giocatori. È un modo di pensare sbagliato che abbiamo qui in Italia; finché sarà così non ci sarà spazio per i giovani e saremo sempre indietro rispetto alle altre nazionali. Se un giovane sbaglia fa parte del gioco ed è giusto così, nessuno è una macchina”.

Cosa pensa che non abbia funzionato nelle sue tre esperienze in Serie B? Pensa che l’attrito con gli allenatori abbia in qualche modo influito?
“Non voglio passare per quello che trova alibi o scuse. Probabilmente io avrò molte colpe, ma in questi tre anni non sono stato fortunato a livello di allenatori e di club o società che non mi davano fiducia e continuità. È tutto interconnesso perché se non hai continuità il tuo nome non gira più nel calcio e poi sei costretto a fare passi indietro. Ho sbagliato anch’io come qualsiasi persona giovane, ma sono stato anche molto sfortunato”.

Invece con Viali come va? In cosa è diverso secondo lei rispetto agli altri?
“Principalmente è più giovane. Avevo avuto solo allenatori di una certa età, più grandi di Viali, e forse i mister più vecchi pensano in maniera diversa, non sono aggiornati al mondo calcistico moderno. Viali invece capisce i giocatori, non ha smesso trenta o quaranta anni fa ed è molto alla mano; ti dice tutto in faccia. In passato mi è successo che molti allenatori non mi dicessero niente o che si inventassero finti litigi e mi mettessero fuori dal campo senza nessun motivo. Con Viali sotto questo punto di vista sono molto tranquillo. Ha un calcio propositivo che a me piace, non un calcio da Serie C. Ogni settimana prepara scrupolosamente la partita rispetto all’avversario che abbiamo contro. Questo a me piace, perché un giocatore di qualità fa fatica a giocare un calcio dove non si gioca la palla. Per farti un esempio chiarissimo, ma senza assolutamente paragonarlo a me, se metto Paulo Dybala a giocare in casa della Vis Pesaro vorrei vedere quanti palloni toccherebbe. Io dovrò abituarmi alla categoria perché non sono per nulla abituato a giocare in certi modi. È vero, ci sono certe partite da B, però in altre partite ci si deve adattare perché certe squadre giocano in un campo brutto, si chiudono dietro e non ti fanno giocare, rompendoti i coglioni e venendoti a mordere. Se non si cambia qualcosa non si riesce a giocare, e questo è molto difficile per un giocatore di qualità”.

A gennaio ha scelto di scendere in Serie C col Modena. Da cosa è stata dettata questa sua scelta?
“Ad Ascoli ho avuto sempre i soliti problemi con gli allenatori, ma lì era anche la società ad essere incasinata, quindi mi sono trovato in mezzo alla strada perché il mister e la società avevano deciso così. Quindi io sono stato praticamente obbligato ad andare via e ho preferito andare in C in una squadra importante come il Modena. Infatti lì, con la fiducia del mister, ho fatto bene soprattutto nelle ultime partite del campionato; ero contento e sicuro. Sto cercando di trovare questo anche con Viali a Cesena”.

Nella sua ultima prestazione contro il Montevarchi pensava di poter far meglio? Cosa le ha detto Viali al momento della sostituzione?
“Non mi ha detto niente sotto questo punto di vista. Sono uscito e mi sono un po’ innervosito perché non è mai bello uscire. Sono sempre il primo cambio degli attaccanti al sessantesimo o settantesimo e questa cosa qua fa un po’ rosicare. Ma sono scelte del mister, io le rispetto e cercherò di fare meglio nelle prossime partite per far sì che mi levi il più tardi possibile. La mia ultima prestazione è stata piatta, lo so benissimo anch’io, l’unica cosa positiva è che siamo riusciti a vincere”.

Quando in estate è arrivata la chiamata del Cesena, ha subito detto di sì? Aveva anche altre offerte?
“Io sinceramente aspettavo la chiamata di una squadra dalla Serie B, perché comunque avevo finito bene la stagione a Modena e non volevo rimanere in C, penso che questo sia logico. Poi dopo alla fine queste trattative con squadre di B sono saltate e ho deciso di venire qui a Cesena, nonostante avessi anche altre importanti offerte dalla Serie C”.

Come giudica questa sua prima parte di stagione al Cesena?
“Avrò giocato titolare una decina di partite… non mi sono piaciuto sotto il punto di vista realizzativo, ma mi collego al discorso di prima: è una categoria diversa per me nella quale devo abituarmi anche in fretta, perciò cercherò di accelerare i tempi il più possibile, farà bene sia a me che alla squadra. Se riesco a trovare il mio posto e ad avere sempre la fiducia del mister sarò in grado di fare le cose che ho sempre fatto, ma ci vuole tempo”.

Invece come giudica questa prima parte di stagione del Cesena in generale?
“Stiamo facendo un ottimo campionato, basta guardare la nostra posizione in classifica. Nessuno si aspettava che noi potessimo essere lì. Tutti dicevano che la squadra non era fatta neanche per i playoff, ma con il lavoro quotidiano e le idee del mister stiamo facendo grandi cose. Speriamo di continuare così”.

Prima mi parlava di fiducia… Contro l’Ancona ha segnato dopo appena cinque minuti dal suo ingresso in campo. Quella per lei immagino sia stata una grande iniezione di fiducia, o no?
“Avrò toccato un pallone in quella partita lì e quello è entrato in rete. Sono molto contento di come sono entrato, però arrivavo da diverse panchine e anche lì l’ingresso a pochi minuti dal termine non l’avevo digerito bene. Sono contento di essere entrato ed aver fatto gol, ma se non avessi segnato sarebbe stato un normale ingresso a pochi minuti dalla fine; sono episodi. Magari voi giornalisti (o la gente in generale) chiacchierate e ci giudicate solo in base all’aver segnato o meno, ignorando il resto della prestazione complessiva”.

In generale tendo sempre a contestualizzare il gol all’interno della prestazione generale. Ad esempio nella partita persa contro l’Entella a lei Pierini ho dato un bel 5,5 nonostante avesse segnato…
“Io non guardo le pagelle di voi giornalisti; io come altri miei compagni non ne verremmo più fuori. Come è giusto che sia quando uno fa bene prende 7,5 e quando uno fa male prende un brutto voto, come sempre è stato”.

Ah quindi voi giocatori del Cesena non le guardate le pagelle?
“Io ogni tanto le guardo magari, ma non è che mi preoccupo tanto del voto che prendo. Sarebbe una cazzata fare così. Un giocatore deve stare tranquillo e non ascoltare quello che ha la gente da dire, ma non parlo solo di voi giornalisti. Rispetto il vostro lavoro, ma se un giocatore si abbatte perché prende critiche è finita”.

Se uno ad ogni ‘partita no’ si mette a leggere i commenti di Facebook è finita…
“Sì, ma quella è gente che non vede l’ora di attaccare qualsiasi giocatore, che vive solo di questo. Sono molto tranquillo, la gente può amarmi o odiarmi. Ovviamente sono più contento se mi amano, però per carità, gli posso stare anche antipatico, alla notte dormo tranquillo comunque”.

La scorsa stagione lei era al Modena. Pensa che i canarini abbiano le carte in regola per vincere il campionato? Il Cesena riuscirà a mettergli i bastoni tra le ruote?
“Penso che il tempo lo dirà, già alla mia presentazione risposi così. È un campionato aperto e ancora lungo, siamo in quattro squadre che ce la giocheremo: Reggiana, Modena, noi e l’Entella se continua a recuperare punti. Però ti dico: sono tutte squadre che noi possiamo affrontare e che non vedo abbiano qualcosa in più rispetto a noi. O, meglio, magari ce l’hanno in quanto a nomi, ma poi è il campo che parla. Per quanto ho visto in questo girone di andata possiamo giocarcela con tutte le big del girone senza nessun tipo di problema”.

Certo che se anche il Modena a una certa smettesse di vincere non sarebbe male…
“Sarebbe anche bello. Come noi abbiamo fatto un passo falso a Chiavari, magari potrebbero farlo anche la Reggiana o il Modena. Però ti ripeto, il campionato è lungo, non c’è ancora da preoccuparsi. La legge dei grandi numeri non mente; prima o poi qualcuno farà per forza un passo falso, non è che possono vincere tutte le partite, eh!”

Prendendo in considerazione i suoi discorsi sul bisogno di fiducia, quanto è importante secondo lei l’aspetto mentale per un calciatore?
“Secondo me è importantissimo, forse anche più della tecnica; è la cosa più importante ma anche più difficile allo stesso tempo. Magari anche io quando ho fatto uno o due gol penso di aver fatto la mia partita, invece se vuoi fare uno step in più bisogna cambiare questo aspetto mentale. Non bisogna mai accontentarsi. A parole è facile, ma farlo sul campo è molto complicato”.

Pierini, suo padre è stato un grande calciatore di livello internazionale, che ha giocato anche con la nazionale italiana maggiore. È stato importante per la sua crescita? Quali sono i suoi consigli che tiene più a mente?
“Un padre a prescindere dal lavoro è importantissimo per la crescita di un figlio. Dopodiché io ho avuto la fortuna di avere come padre un calciatore importante, sotto questo punto di vista mi ha sempre dato tantissimi consigli. Allo stesso tempo però è sempre stato critico con me, trovando continuamente il pelo nell’uovo. Anche lui la pensa come me, in carriera c’è sempre da migliorare”.

In carriera lei ha giocato sia in squadra che contro con tanti giocatori di altissimo livello. Chi l’ha più stupita dal punto di vista tecnico e/o caratteriale?
“Ai tempi di quando ho esordito in Serie A, ho giocato contro Napoli, Milan e Bologna. A livello di qualità di giocata mi ha impressionato molto Mertens. Per quanto riguarda l’aspetto mentale invece dico Acerbi che era in squadra con me. Ha avuto anche un grande problema di cui tutti sanno, già solo per questo c’è da fargli gli applausi, perché ci vuole coraggio e mentalità per continuare a giocare con così tanta concentrazione a livelli così elevati. Tanto di cappello”.

Lei per una vita ha vissuto in Emilia. Qui in Romagna invece com’è l’aria? Come si sta trovando?
“Uguale, perché sia là che qua c’è freddo e nebbia (ride, ndr).

A livello di calorosità del pubblico?
“Entrare al Manuzzi è sempre bellissimo, soprattutto con la curva piena che canta e con cui alla fine della partita facciamo il nostro “LOLOLOLOLOLOLOLO”. È fantastico, si sente tutto il calore del pubblico. Spero che possiamo tornare ai livelli consoni alla piazza di Cesena, perché la tifoseria e la città lo meritano”.