#andràtuttobenestocazzo

Sponsor in fuga, azzeramento dei ricavi legati ad abbonamenti e botteghino, tornei (asettici, noiosi, senza colore) falsati dal Virus: il calcio italiano è malatissimo. Anche se a Cesena…
25.03.2021 10:05 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
#andràtuttobenestocazzo

Sì, vabbè. Lo ammetto. Il titolo di questo pezzo è un po’ forte. Ma guardate che è proprio così: qui non andrà bene un cazzo. Anche nel calcio. Soprattutto nel calcio.

Dove sono finiti i tuttologi della domenica che giusto un anno fa sbandieravano ai quattro venti il loro ottimismo? Dove si sono nascosti i fenomeni che giusto 12 mesi fa urlavano a gran voce che sarebbe andato tutto bene? No signore e signori: io – proprio come molti di voi – non ci ho mai creduto a questi cialtroni. A questo ottimismo ad oltranza. E non è certo un caso se, in tempi non sospetti, inizio giugno o giù di lì, ho iniziato a scrivere un libro intitolato #andràtuttobenestiduemaroni. Per l’appunto.

Prima o poi torneremo tutti in libertà. Torneremo a baciarci. Ad abbracciarci. A fare maxi-tavolate in pizzeria. Insomma, torneremo a vivere. Attenzione, però: nulla sarà più come prima. Nulla. Perché nel frattempo, le nostre priorità, sono cambiate. Perché nel frattempo, molti nostri (più o meno) vecchi amori,  hanno perso appeal. Il cinema? Ci torneremo, sì. Ma – ora che abbiamo scoperto Netflix  – non come prima. Il ristorante? Ci torneremo, sì. Ma – ora che abbiamo scoperto il Delivery – non come prima. Lo stadio? Ci torneremo, sì. Ma – ora che abbiamo scoperto Eleven Sports – non come prima. Vabbè dai, questa di Eleven Sports potevo anche risparmiarmela. Ma sostituite Eleven Sports con Sky e… ripartiamo col discorso.

Parliamoci chiaro. L’imbolsito calcio italiano era già boccheggiante ben prima dell’avvento del Virus, su più fronti. Questa maledetta Pandemia (spalti sinistramente vuoti, palloni da disinfettare, giocatori tamponati, zero calore, zero colore) non ha fatto altro che ingigantire il problema. Non ha fatto altro che minare ulteriormente la stabilità del Regno delle Plusvalenze Simpatiche. Non ha fatto altro che allontanare (interisti a parte, s’intende) tante persone da quello che una volta era il campionato più bello del Mondo.

Se è in crisi d’identità la serie A, figuriamoci poi la B e la C. Sponsor in fuga, azzeramento dei ricavi legati agli abbonamenti e al botteghino, gare da sbadigli infarcite da errori ed orrori da Circolo Arci, tornei falsati dal Virus (sì, falsati: per chi non crede alle mie parole, citofonare Cesena), arbitri impresentabili (vogliamo parlare degli ultimi fischietti che hanno diretto il Cavalluccio?), club che non pagano gli stipendi ai propri tesserati, proposte a dir poco imbarazzanti di riforma dei campionati all’orizzonte, giornalisti da regime bulgaro: insomma, peggio di così si muore. O si fallisce, nei casi più disperati. Perché di società boccheggianti, in giro, ce ne sono tante.

Mettetevelo bene in testa: anche quando il Virus sarà debellato definitivamente, non li rivedrete più 9000 (ma nemmeno 8000, nemmeno 7000, nemmeno 6000…) abbonati veri – ripeto: VERI, non farlocchi – al Manuzzi. Almeno in serie C. Perché il Virus ha stravolto le nostre vite. Perché il Virus ha anestetizzato le nostre passioni. Perché il Virus – occhio – ha pure svuotato i nostri portafogli. Pesantemente. Voi comunque, nel frattempo, continuate a godervi questo Cesena che (beato lui) è ancora vivo e vegeto. Questo Cesena che (almeno lui) ha un futuro assicurato, almeno per i prossimi 27 mesi. Questo Cesena che, pur a secco di vittorie dal Mesozoico, non ha perso (lo si è visto anche ieri a Salò) la voglia di lottare. Di arrivare lontano. Certo che se si iniziasse a calciare (bene) pure i corner…

No, non sono un pessimista. Solo soltanto un inguaribile ottimista che, prima di scrivere questo pezzo, si è preventivamente informato. Sì, lo confermo: non andrà bene un cazzo. Ma Borello, Collocolo e Petermann (si scrive così, vero?), non c’entrano nulla. Almeno questa volta.