La Reggiana, Van Dijk e i derby di Sicilia. Tutti i pensieri di Erasmo Mulè

Il giovane difensore in prestito dalla Juventus ha raccontato le emozioni che sta vivendo lo spogliatoio in questo momento di grande fiducia.
12.11.2021 09:45 di Giacomo Giunchi   vedi letture
La Reggiana, Van Dijk e i derby di Sicilia. Tutti i pensieri di Erasmo Mulè
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© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it

Oggi, nell’antivigilia del big match in casa della Reggiana, è a parlare ai microfoni di Tuttocesena.it una delle migliori sorprese di questa prima parte di stagione, il deciso e arcigno difensore Erasmo Mulè. Il classe ’99, in prestito dalla Juventus, in questa intervista ci ha parlato, come di norma, degli atti salienti della sua carriera, raccontandoci nello specifico della sua esperienza qui al Cavalluccio fino ad oggi…

Mulè, come Maddaloni e Ardizzone lei è cresciuto nelle giovanili del Palermo. In cosa ha contribuito alla sua crescita questo club?
“A Palermo ho fatto dai giovanissimi regionali fino agli allievi nazionali, poi in primavera sono passato al Trapani. Calcola che la prima partita che ho visto in vita mia allo stadio era un Palermo-Chievo e andarci a giocare quando avevo 13 anni fu un’emozione unica. Per tutti i ragazzi siciliani lo era, anche perché il Palermo allora era in Serie A, e quando arrivava la chiamata di una squadra di quel calibro a quell’età è sempre un’emozione. Ci sono stati momenti belli e momenti brutti che comunque hanno contribuito alla mia crescita e mi hanno formato dentro ma soprattutto fuori dal campo, come persona”.

In seguito passò alla primavera del Trapani, dove all’inizio faticò un po’ ma in seguito trovò molto più spazio. Fu un’importante iniezione di fiducia immagino.
“Sì sicuramente, quando uno non gioca dentro di sé non è felice ma deve sempre pensare di lavorare al massimo e io lo feci. Quando sono stato chiamato in causa mi sono fatto trovare pronto, da lì non mi hanno più tolto fino alla fine del campionato, quindi tutto sommato anche quell’anno in primavera lo posso ricordare come positivo”.

La sua prima esperienza fuori da un settore giovanile fu alla Recanatese. Cosa non funzionò? Si aspettava di giocare di più?
“Allora, ti racconto: sono arrivato alla fine del ritiro, quindi ci stava che alle prime partite non fossi sceso in campo. Però in seguito, praticamente subito, l’allenatore fu esonerato e tutta la squadra, tranne forse due o tre giocatori, venne totalmente cambiata. Infatti poi a gennaio ho preso la decisione di tornare a Trapani nella Berretti ed è stata un po’ la mia fortuna, perché mi ha permesso di avere il precontratto in estate e ritrovarmi in prima squadra la stagione successiva”.

In quell’annata al Trapani si è affermato tra i professionisti, trovando anche la prima rete. Poi però nel finale di stagione ha avuto un po’ meno spazio. Per quale motivo?
“All’inizio ho giocato sempre, avevo più minutaggio del portiere (ride, ndr). Poi sul finale ho giocato un po’ meno, ma ci può stare che il Trapani volesse valorizzare anche qualche altro ragazzo di proprietà. Possono centrare anche le scelte tecniche, ma il motivo preciso non te lo so dire. Nonostante tutto, quell’annata fu una delle più emozionanti; vincere il campionato alla prima stagione tra i grandi non succede spesso. Poi in estate mi ha comprato la Sampdoria. È successo di tutto in quella meravigliosa annata”.

Per l’appunto, nel giro di pochissimo tempo due società importantissime come la Sampdoria e la Juventus hanno puntato molto forte su di lei. Ciò l’ha mai vissuto come un peso?
“Quando mi è arrivata quella chiamata pensai che fosse uno scherzo, non ci ho creduto subito. Però no, non l’ho mai considerato un peso, perché comunque quando sogni qualcosa per una vita e poi ti ci ritrovi dentro non puoi avere paura o timore, anzi, devi vivertela con serenità e con voglia di lavorare. Questo è quello che ho fatto”.

Cos’ha provato durante l’avventura alla Juventus U-23? Ha avuto qualche contatto con i grandi della prima squadra piemontese?
“Noi ragazzi dell’under-23 venivamo chiamati spesso durante la settimana per fare allenamenti con i grandi e quell’anno lì a me successe parecchie volte. Quando vidi Ronaldo, io che ero abituato da sempre a vederlo sulla Playstation o in tv, e me lo ritrovai davanti non riuscii a togliergli lo sguardo di dosso, nonostante ci fossero altri fenomeni come Douglas Costa o Dybala. Però dopo paradossalmente ci si fa l’abitudine, ma le prime volte un bel po’ di emozione c’era. Quell’anno lì fu positivo, perché a fine stagione vincemmo anche la Coppa Italia di Serie C”.

Con Ronaldo è mai riuscito a scambiarci qualche parola?
“Discorsi no, però lì in palestra quando si sta assieme, tutti i giocatori della Juventus si sono sempre dimostrati gentili e disponibili; questa cosa mi è piaciuta molto. Uno non penserebbe mai che Ronaldo esca dallo spogliatoio e venga a salutarti, invece lì funziona proprio così”.

In quella stagione arrivò il Covid proprio quando lei stava giocando titolarissimo…
“Sì, da ottobre ho sempre giocato titolare, poi però è arrivato il Coronavirus che ci ha fatto giocare solo la piccola parte di stagione finale in cui non sono sceso in campo, ma lì si tratta di scelte tecniche ovviamente. Però nelle partite in cui sono sceso in campo, anche a detta degli addetti ai lavori, mi sono comportato bene”.

Successivamente lei passò in prestito alla Juve Stabia. Visto il suo ottimo rendimento e titolarità alla Juventus, sperava invece in una conferma? 
“Ti dico, l’under-23 secondo me è giusto che duri anche un solo anno, perché viene anche utilizzata da tramite per ragazzi che escono dalla primavera.  Dopo è giusto andare a giocare in piazze dove ci sono tifosi e pressioni differenti. La mia scelta secondo me è stata giustissima per crescere ancora. Alla Juve Stabia all’inizio non giocavo tantissimo, poi nel girone di ritorno le ho giocate tutte, incluse quelle dei playoff. Peccato perché lì avevamo fatto anche il record di vittorie in Serie C di fila, nove mi sembra, però ai playoff nonostante fossimo carichi non abbiamo fatto benissimo. Peccato perché avevamo fatto un girone di ritorno favoloso”.

Tra l’altro in estate l’ho vista scendere in campo dal vivo alla Continassa nell’amichevole contro il nostro Cesena. Ammetto che facevo un po’ di confusione nella telecronaca tra lei e Soulé…
“Sì, sono sceso in campo nel finale. Comunque immagino la confusione (ride, ndr).

Cos’ha pensato in estate quando per lei si è fatto avanti il Cesena?
“Il mio primissimo pensiero è stato che il Cesena è una grandissima piazza che ha fatto la Serie A, ho subito pensato al Manuzzi pieno di tifosi. Prima di venire qui avevo visto molti video della calda tifoseria durante le partite. Lo stadio secondo me è uno dei migliori in Italia e la tifoseria è devastante. La voglia di venire c’era, poi in queste piazze un giocatore vive le partite in un altro modo”.

Passando al campo, a Cesena nel primo match di campionato con quell’intervento in area ci ha fatto sudare tutti…
“Come avevo detto nella conferenza di presentazione, lì si tratta di momenti, di frazioni di secondo: o ti butti e prendi la palla oppure il calcio di rigore contro. Secondo me lì ci stava perché se non fossi andato in scivolata il ragazzo avrebbe tirato e forse anche segnato”.

Allacciandomi a questo episodio, a Cesena già dalla prima partita ha dimostrato subito grande aggressività e personalità. Pensa sia questo quello che la contraddistingue dagli altri difensori?
“Per caratteristiche cerco di pressare molto l’attaccante o quando stoppa la palla o prima che parta, accorciando le distanze. È una cosa che ti permette di destabilizzarlo in campo; magari riesco anche a riconquistare palla o prendere fallo in zone alte di campo. Noi come squadra agiamo proprio così, infatti nelle ultime partite siamo partiti forte sin dal primo minuto per prenderli alti”.

Da quando è arrivato sta giocando praticamente sempre titolare. Con Viali è scattata subito la scintilla mi pare di capire; è importante questa fiducia del mister nei suoi confronti?
“Sicuramente la fiducia del mister aiuta, quando giochi senza fiducia è diverso; è fondamentale. Il mister me l’ha data subito e io ho cercato e cercherò di ripagarla nel migliore dei modi, dando sempre il massimo”.

In difesa spesso ha cambiato compagno di reparto. Con quale si trova meglio? O meglio, come cambiano i suoi compiti a seconda del compagno che ha di fianco?
“Ho giocato molte partite con Ciofi, mentre adesso sto giocando spesso con Gonnelli. Ti dico, non ho trovato moltissime differenze, anche perché per come ci alleniamo e per come prepariamo le partite in base ai movimenti difensivi, sappiamo un po’ tutti cosa fare; non è cambiato tantissimo. Un giocatore può avere delle caratteristiche diverse, ma non ho trovato grandissime differenze giocando con Ciofi o con Gonnelli. Penso che questa sia la cosa importante”.

In queste tredici giornate quale attaccante l’ha messa più in difficoltà?
“Forse Bonfanti del Modena, semplicemente perché faceva molti movimenti alle spalle e ruotava molto attorno a noi centrali, buttandosi in profondità. Purtroppo ha fatto doppietta, peccato perché la sconfitta si poteva anche evitare”.

Su cosa pensa di avere i più grandi margini di miglioramento, avendo solo 22 anni? Su cosa lavora di più?
“Secondo me, delle caratteristiche su cui posso lavorare ancora tanto sono l’aggressività, che già adesso è migliorata rispetto ai primi anni, e lo stile di gioco sulle imbucate e sulle palle a terra. Magari con un passaggio o con l’imbucata giusta puoi creare un’azione da gol, che è una cosa fondamentale”.

Tornando al campionato, domenica contro la Reggiana avete la possibilità di fare il colpo grosso e di agganciare il primo posto in classifica. Come state vivendo questa cosa all’interno dello spogliatoio?
“C’è grande entusiasmo e voglia di fare, siamo carichi. Soprattutto dopo la vittoria con il Pescara penso che anche le squadre avversarie iniziano ad avere timore di noi. Contro la Reggiana ci sarà un grande Cesena domenica. Noi comunque non abbiamo nulla da perdere, andremo lì a fare il nostro gioco”.

A tal proposito, pensa che uno dei segreti di questa grandissima stagione del Cesena sia l’avere sempre la testa libera ed essere, diciamo, senza pressioni?
“Sì, secondo me una squadra che deve vincere per forza è normale che abbia più pressioni. Quando non riesce a sbloccare il risultato va un po’ più in crisi. Noi invece pensiamo solo a giocare bene; dopodiché il risultato, come è successo contro il Pescara, può arrivare anche alla fine e vien da sé”.

Nonostante lei abbia solo 22 anni ha girato praticamente tutta l’Italia giocando a calcio. Però per quale squadra è tifoso?
“Un po’ in generale per tutte le squadre del sud. Mi piacerebbe che un giorno, come quando ero bambino, Palermo, Catania e Messina possano tornare tutte e tre in Serie A contemporaneamente. È difficile, però io ci spero. Quando una squadra del sud vince mi fa sempre piacere. Non ho una squadra specifica per cui tifare”.

Lei è qua a Cesena in prestito secco dalla Juventus. Molte volte i giocatori queste esperienze le vivono male, giocando stagioni sottotono e con la testa da altre parti. Secondo lei qual è il modo migliore per vivere questo genere di esperienze?
“Secondo me se ti vuoi mettere in mostra e fare una grande carriera, anche se sei in prestito secco devi lavorare e fare bene. Se fai male o non ci metti la testa fai solo brutte figure e non vai avanti, ma anzi, prima o poi scendi. Se non c’è determinazione non si va avanti”.

In conclusione, quale difensore ha sempre preso come esempio?
“Fino a qualche anno fa Sergio Ramos, ma recentemente ti dico Van Dijk del Liverpool, è il più forte”.