A lezione di umiltà da Piero Braglia, su ‘suggerimento’ di Toscano

I tecnici più vincenti della serie C prima e dopo il confronto di Cesena tra coincidenze, stima reciproca e senza falsi alibi
06.11.2022 08:00 di  Gian Piero Travini   vedi letture
Piero Braglia
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Piero Braglia
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Quando mister Toscano si è presentato ai giornalisti, a inizio campionato, l’ho battezzato come arrogante. E non ho ancora cambiato idea. Ma proprio perché penso sia un arrogante – no, non ho cambiato idea – mi ha colpito quando alla vigilia della partita con il Gubbio quando ha esaltato Piero Braglia, il tecnico degli umbri, l’allenatore più vincente della Lega Pro. Quando un collega giornalista gli ha fatto notare che Braglia non aveva mai vinto la Panchina d’Oro in serie C, Toscano ha risposto: “Vincere la Panchina d’Oro non conta: Braglia poteva vincerla due o tre volte. Non è non averla vinta che lo sminuisce”. Non erano parole di circostanza. Toscano era ed è davvero convinto che Braglia sia uno dei migliori. Forse è pure convinto che Braglia sia (ancora) meglio di lui. Di sicuro non lo tifava al Catanzaro, quando il trainer di Grosseto giocava in serie A – Toscano è di Cardeto e cresciuto nella Reggina, difficile che tifasse Catanzaro (anche se la maglia giallorossa la vestì in C2 nel ’91-’92) –, per cui non era il suo idolo di borgata: la stima, palpabile, è qualcosa che c’entra con il rispetto che si deve a un maestro del calcio.

Se Toscano è arrogante – ma equo –, di certo io sono un gran ignorante. Braglia me lo ricordo alla guida della Juve Stabia in B, mai vincente a Cesena e un punto strappato in casa con lo scontro alla pari tra Mezavilla da una parte e Succi dalla nostra, due reti a testa. Poi nulla.
Però dopo la conferenza stampa di ieri ho capito perché Toscano abbia così in stima Braglia.
Vale la pena di riportare quanto ha detto il tecnico del Gubbio nel dopogara, ricordando anche che era stato espulso nel secondo tempo per aver battibeccato con un giocatore bianconero e poi aver protestato con il quarto uomo che lo aveva richiamato.

“È la prima partita che ci siamo meritati di perdere. Con la Reggiana e col Rimini è stata una questione di episodi, sul piano del gioco li abbiamo sovrastati. Ma qui... qui il Cesena ha fatto quello che voleva e noi non siamo riusciti a fare niente. Il Cesena ha meritato tutto”.

In mezzo c’è un’espulsione, ma non è un alibi accettabile per Braglia: “Vazquez deve svegliarsi. Tutti dobbiamo svegliarci. Abbiamo fatto una fatica enorme da subito e siamo scesi in campo leggerini. Abbiamo preso un palo e un gol subito, bisognava rendersi conto subito che serviva una prestazione perfetta per uscirne vivi. E invece abbiamo sbagliato tutti, a partire dall’allenatore”.
Il Gubbio quando va sotto non ne esce mai bene – e lo avevamo detto alla vigilia –: “Siamo stati leggerini. Questa era una partita che andava affrontata come l’ha affrontata il Cesena. Se vogliamo far bene dobbiamo essere come il Cesena. Noi sappiamo stringere i denti, i ragazzi sanno soffrire, ma prendiamo comunque troppi gol”. Al che faccio notare al mister che prima della partita con il Cesena erano la miglior difesa del girone: “Sei reti subite prima di oggi sono troppi. E a me girano le palle se prendo troppi gol, perché sono abituato che le mie squadre non subiscono. Siamo troppo buoni. Troppo leggeri. Troppo ‘signori’, se posso usare il termine... il calcio invece è fatto per figli di buona donna, non per quelli che non vogliono sporcarsi”.

I toni si accendono, a Braglia fa male perdere ancora all’Orogel Stadium Dino Manuzzi: “A Cesena avete dei figli di buona donna. E lo dico come un sincero complimento: i vostri giocatori sono dei fenomeni nel ribaltare le situazioni, mettere pressione agli avversari, farli ammattire. Guardate cosa ha fatto Saber: quando hai giocatori così vai lontano. Lo dico come un complimento, non sono certo io a scoprire il Cesena. Appena ho visto il centrale, Prèstia o Prestìa, lì in mezzo alla difesa dove è gigantesco, ho pensato: ma dove vai quando hai davanti uno così? Il Cesena oggi ha fatto quello che voleva e Toscano ha portato la gara dove gli era più congeniale: in più, se abbassi un attimo il ritmo, i bianconeri ti mangiano vivo.

Il futuro degli eugubini – che magari a noi ce ne frega il giusto, ma fa capire ancora qualcosa di Braglia –: “Non cambia nulla. Abbiamo perso, ma non cambia nulla. Abbiamo un percorso da fare, con giocatori di un certo tipo, e lo porteremo fino in fondo, continuando a dare il più possibile spazio ai giovani perché allenare vuol dire anche saper far crescere”.

Questo il giorno prima ha dato addosso al sindaco e all’assessore allo sport di Gubbio perché non fanno la curva nuova dello stadio “Pietro Barbetti” e perché non sono ancora andati a salutare la squadra.
Questo invece che attaccarsi ad un’espulsione ha detto che il Cesena ha vinto meritatamente e basta.
Questo a me come allenatore piace.

E, per dirla tutta, mi piace anche Toscano che si fa otto ore in macchina per andare dalla sua famiglia e farsi un paio di giorni a casa dopo l’impresa contro l’ex capolista umbra.
È arrogante, ma macina chilometri.
E fino a che lo fanno anche i suoi giocatori, Toscano la porterà sempre a casa.