Mister Ceccarelli protegge i ‘suoi’ talenti dal mercato. “È importante continuare a lavorare con questo gruppo”

23.06.2021 18:45 di  Giacomo Giunchi   vedi letture
Mister Ceccarelli protegge i ‘suoi’ talenti dal mercato. “È importante continuare a lavorare con questo gruppo”
© foto di Luigi Rega

Dopo la batosta finale rimediata dal Cesena contro il Matelica, anche alla primavera del Cavalluccio non è andata meglio. Infatti i ragazzi di mister Giovanni Ceccarelli, domenica 20 giugno sono caduti nella finale di Primavera 3 contro l’Arezzo solamente ai calci di rigore, al termine di una partita conclusasi per 3-3. Raggiunto telefonicamente, il mister ci ha detto la sua durante una chiacchierata in proposito. Da ciò ne è nata un’intervista che ha affrontato diversi temi calcistici, e con parecchi spunti molto interessanti al suo interno…

Mister, sono bastate queste poche giornate per smaltire il rammarico o non sono ancora abbastanza?
“Sono ancora poche (ride, ndr). Anzi, più passa il tempo e più sale la rabbia. Però sono molto orgoglioso e contento ugualmente”.

Cosa ha detto ai ragazzi la termine della partita? Come li ha visti?
“Erano tutti molto dispiaciuti, in tanti piangevano. Ho cercato di consolarli augurandogli di provare ancora una sensazione del genere, e che magari possano prendersi una rivincita nel corso della loro carriera”.

Sono stati due finali di stagione un po’ amari sia per la primavera che per la prima squadra…
“Hai ragione. Ti giuro, è come se mi fosse passata davanti la partita col Matelica; siamo passati da un’esultanza a causa del loro primo rigore sbagliato ad un grande dolore per il finale di partita”.

Secondo lei cos’è mancato al Cesena durante il match contro l’Arezzo? Magari il non essere riusciti a tenere il risultato, essendo passati in vantaggio per ben tre volte?
“Ti dico la verità, degli errori ci sono sempre, ma ai ragazzi non posso rimproverare veramente nulla. Noi abbiamo una mentalità propositiva. Al 94', sul 3-3 e in inferiorità numerica, trovare il nostro terzino Bolognesi al limite dell’area, vuol dire aver centrato l’obiettivo: creare ragazzi propositivi con coraggio. È vero, non siamo riusciti a tenere il vantaggio per molti minuti, ma se io vado ad analizzare i gol dell’Arezzo sono tutti venuti da delle individualità, e non da un collettivo. Il loro allenatore era stupito del nostro atteggiamento nonostante fossimo in dieci. I ragazzi sono stati bravissimi a interpretare anche questa situazione. Noi non siamo una squadra che si può coprire o difendersi; ai ragazzi dico sempre che dobbiamo difenderci nella metà campo degli altri. Questo concetto me lo trasmise Franco Varrella (attuale CT San Marino, ndr).

In Italia si parla in continuazione della troppa tattica nei vivai, che spesso va a tarpare le ali ai giovani talenti. Qual è la sua opinione a riguardo?
“Io delle ritoccate tattiche, come è normale che sia, le do, però sto lavorando molto su quelli che sono i concetti del mio calcio. Non faccio delle catene di montaggio, anche se qualche giocata può essere predeterminata. Ma l’espressione del ragazzo deve essere fondamentale, dato che siamo in un settore giovanile”.

Quanto sarà importante per lei, la prossima stagione, continuare a lavorare con lo stesso gruppo e non vedere i propri talenti svenduti?
“A questo ci tengo molto, ma ti dico che riguardo al futuro non lo so. Negli anni, solo una volta nel settore giovanile del Cesena ho lavorato con lo stesso gruppo per due anni di fila. Però si lavora per l’obiettivo finale: provare a formare dei ragazzi pronti per il Cesena. Sicuramente il mio tipo di lavoro è un lavoro a lungo termine, quindi avere ancora a disposizione un’alta percentuale di ragazzi che abbia già lavorato con me sarebbe tanta roba. Se nel mio gruppo c’è qualcuno in grado di andare nella prima squadra  sarebbe bellissimo e fondamentale. Il coronamento di un lavoro. Se uno decide di lavorare per un settore giovanile deve lavorare per i ragazzi, e non per sé stesso. Purtroppo quel maledetto risultato, in tutte le categorie ti può far portare a saltare dei passaggi”.

Spesso gli allenatori puntano al risultato invece che alla crescita dei giovani…
“Sì, sì, esatto. Era lì che volevo arrivare. Non bisogna saltare dei passaggi”.

A proposito di prima squadra, lei sentirà, o ha già sentito, Viali per consigliarli qualcuno da integrare? Chi vede più propenso al grande salto?
“Ti dico la verità, Viali e Zebi sono sempre stati molto attenti ai giovani. Nella stagione appena conclusa spesso ci siamo confrontati, ed erano presenti anche nelle ultime due partite. Faccio loro i complimenti per non essere stati assenti in certe situazioni, non è da tutti. Hanno visto anche con i loro occhi se ci fosse qualche giocatore adatto da portare in prima squadra”.

Lepri o altri ad esempio sono già nel giro della prima squadra…
“Lepri è quello che si avvicina di più alla prima squadra, già l’anno scorso l’aveva toccata. Poi i ragazzi maturano velocemente, anche nel giro di uno o due mesi. Ma in fin dei conti nel calcio, o uno è stato dotato dal Signore, oppure con i giocatori ‘normali’ bisogna seguire dei percorsi, senza saltare tappe. In queste due partite noi eravamo i più giovani del torneo, e ciò è servito molto ai ragazzi per maturare. In prima squadra spesso il ragazzino della primavera viene coccolato, i vecchi sanno che è un patrimonio, e non viene visto come quello che può rubargli il posto”.

A tre anni dal fallimento del Cesena, in cui il vivaio è stato completamente smantellato, come vede che sta progredendo la primavera?
“Dopo quel fallimento è stato un casino: c’è stato uno sciacallaggio generale e sono scappati tutti. Un disastro. I primi anno sono stati duri perché abbiamo avuto a che fare con quelli che erano diciamo gli ‘scarti’ dei dintorni. Adesso invece stiamo portando su i giocatori cresciuti nel vivaio del nuovo Cesena, con i ragazzi che hanno iniziato il loro percorso proprio qui, con la nostra metodologia e cultura. Stiamo tornando”.

Siamo sulla buona strada, diciamo…
“Sì, i risultati ottenuti dalla nostra primavera e anche ad esempio dall’under-17 di mister Masolini, portano i ragazzi ad essere invogliati, a restare a Cesena piuttosto che andare nelle altre piazze nei dintorni di più alta categoria”.

A Cesena c’è chi dice che bisogna spendere e puntare subito alla Serie B e c’è chi dice, come ad esempio io, che le cose vanno fatte con calma e puntare sugli under, con il giusto mix tra giovani e vecchi. Lei di che parere è?
“Sulle strategie a livello societario faccio fatica a darti un’opinione, perché poi Cesena è una piazza difficile. Il tifoso è normale che voglia ottenere il massimo subito. Io cercherei un compromesso come dici tu, la giusta via è la via di mezzo composta da vecchi con un’ossatura importante per fare crescere qualche giovane. Bisogna anche sapere aspettare i giovani, senza condannarli dopo cinque partite sbagliate e senza creare a loro troppe pressioni. La nostra curva di pressione ne crea molta (ride, ndr). Ma non è una cosa brutta eh, perché questo tifo esalta la squadra”.

So che lei ha allenato anche Zaccagni ai tempi del Bellaria. Si sente ancora con Mattia? Dice che secondo lei è già pronto per il grande salto in estate?
“Ogni tanto lo vedo, abitando nello stesso paese. Secondo me sì, è pronto per fare il grande salto. Ho visto che era stato accostato al Napoli e negli ultimi giorni al Milan. Per me è stato bravissimo a giocarsi queste carte ed è pronto per poter provare. A 26 anni ha la maturazione giusta per tentare questo salto”.

Se avesse fatto un girone di ritorno come quello di andata sarebbe potuto anche essere agli Europei adesso…
“Esatto. Noi ci siamo sentiti quando fu convocato in nazionale, gli augurai che potesse essere la prima di tante convocazioni. Lui mi rispose speranzoso. Però a volte va così, ma è ancora giovane. Se magari fosse stato al Milan o alla Juventus invece di essere al Verona avrebbe avuto delle chances in più. Basti pensare che Mancini ha portato Sensi, che ha giocato pochissimo in stagione ed era praticamente infortunato. Mi auguro per lui che possa andare in un grande club, perché lì sarebbe abituato a giocare in ambito internazionale, che è un aspetto fondamentale per giocare nell’Italia”.

Da allenatore, come giudica il lavoro di Mancini con la nazionale italiana?
“Secondo me Roberto è un fenomeno. È stato bravissimo, ha creato un gruppo fortissimo”.

Non era facile dopo la mancata qualificazione al mondiale…
“No, non lo era. Ha portato molto entusiasmo nell’aria. L’Italia io ora la guardo veramente con gusto. Vedo una squadra propositiva, serena, con voglia di giocare e di correre, le stesse cose che cerco di trasmettere io ai miei giocatori. Tanta roba”.

Dove pensa che può arrivare la nazionale a EURO 2020?
“Secondo me tra le prime quattro”.

Peccato solo essere nella parte sfortunata del tabellone…
“Sì, però quando non hai paura di nessuno come noi, puoi giocartela con chiunque, anche perché è una partita secca. Io ho tanta fiducia in questa nazionale”.