La Lanterna #23 | Tiriamo le (prime) somme

Uno sguardo su cosa ha funzionato e cosa no in questo girone d’andata.
17.12.2019 12:00 di  Bruno Rosati   vedi letture
La Lanterna #23 | Tiriamo le (prime) somme
© foto di Luigi Rega

Le tre capocciate in sequenza di Ciofi, Maddaloni e Franco hanno mandato in archivio il girone d’andata della serie C 2019-2020. Allo scontro diretto con l’Arzignano Valchiampo, il Cesena si è presentato esibendo la propria versione più solida, quella già vista contro Gubbio e Virtus Verona (ma anche contro Modena e Reggiana).

Sul campo del Menti di Vicenza, la partita ha assunto sin da subito il canovaccio di un film già visto: proprio come accaduto a fine settembre con l’Imolese, i bianconeri hanno sbloccato la gara a ridosso del quindicesimo minuto, costruendo poi il prosieguo prestazione sul vantaggio acquisito. Non mettendo a segno il raddoppio la partita si è mantenuta incerta sino all’ultimo. Ed è andata bene, dato che Piccioni e Cais sono rimasti a secco, in maniera analoga di quanto successo a Belcastro e company. La ragione di ciò è per lo più imputabile a demeriti altrui: non a caso, Arzignano e Imolese condividono la palma di peggior attacco (13 gol realizzati dopo 19 partite). In altre occasioni non è andata così bene.

Arrivati a metà campionato, i punti guadagnati sono distribuiti in maniera uniforme fra casa e trasferta (11 in Romagna, 13 lontano dal Manuzzi). Quello che possiamo individuare come peggior difetto del Cavalluccio è lo smarrimento che travolge chiunque sia in campo al primo gol incassato. In quattro incontri differenti la squadra di Modesto ha subito due reti consecutive a meno di dieci minuti di distanza l’una dall’altra: la circostanza si è riproposta con Vis Pesaro (autogol di Butic al 70' e rete di Voltan al 72'), Triestina (Giorico al 71' e Granoche al 73'), Sambenedettese (Rapisarda al 24' e Angiulli al 29') e Fano (Barbuti al 3' e Di Sabatino al 10'). Di queste quattro gare il Cesena ne ha vinta solo una (con la Triestina), perdendo nelle restanti tre occasioni. E sempre quella contro gli alabardati è l’unica vittoria in cui si annotano reti al passivo, nelle altre cinque (per un totale di 6 su 19 match) la porta difesa da Agliardi e Marson è rimasta inviolata.

È un dato di fatto: il Cesena si è aggiudicato i tre punti quando è riuscito ad ‘alzare il muro’. Quando la retroguardia è stata perforata non si è portato a casa lo scalpo del contendente di turno, anche a seguito di performance importanti: lo confermano i risultati maturati a Fermo e a Salò.
Un altro limite del Cesena è stato quello di aver sempre piegato la testa dinnanzi le corazzate del girone. Le vittorie sono arrivate tutte contro squadre che stazionano nei bassifondi o che occupano posizioni di classifica limitrofe (come Modena e Virtus Verona).
Al contempo però sono stati dilapidati parecchi punti contro formazioni più che abbordabili: rimarrà ingiustificabile quanto visto contro Vis Pesaro e Rimini, oltre al purtroppo indimenticabile Fano.

Ora, al netto degli incidenti di percorso (alcuni da mettere in preventivo, altri… meno), avere otto lunghezze di vantaggio sui play-out significa avere un buon margine con cui disputare un girone di ritorno con meno patemi d’animo. A patto che non si provi a speculare su questo gruzzoletto di punti raggranellati, bensì si cerchi di incrementare la distanza dalle posizioni pericolose.