A TE DEG ME - Lettera da Genova...

26.07.2018 17:18 di  Redazione TUTTOCesena   vedi letture
A TE DEG ME - Lettera da Genova...
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© foto di Marco Rossi/TuttoCesena.it

Luca: "Cari amici cesenati,
sono un tifoso genovese, non più di primo pelo, diciamo non vecchissimo ma neanche tanto giovane, vecchio abbastanza per avere avuto la fortuna di seguire le imprese del Cesena di Boranga, Bertarelli, Festa, Rognoni, e tutti gli altri campioni del ’76. In casa mia erano tutti genoani (per sampdoriani e “terroni” allora c’era un termine unico, “cuculli”, più scherzoso che offensivo: in genovese i cuculli sono le frittelline “povere”, fatte con la farina di ceci). Ero bimbo quando sentii dalla bocca di mio fratello, per la prima volta, la parola Cesena. Ne rimasi, non so come, folgorato. Io non sapevo né che squadra fosse né che colori avesse, e nemmeno dove fosse Cesena (di primissimo acchito pensai alla Toscana, poi corsi a vedere sull’atlante) ma, forse per come quel nome “suonava”, forse per quella “s” centrale per la quale la parola scritta sembrava che mi sorridesse, da quel momento non ebbi alcun dubbio che mi s’era rivelata la mia squadra del cuo
 re. Fra il fatto che ero piccolo, che ero lontano da Cesena (quindi i giornali che entravano in casa non ne parlavano; da me si leggevano i quotidiani locali ma non quelli sportivi) e che non c’era certamente internet, potevo seguire le cose soltanto alla radio, a Tutto il Calcio..., oppure in tv al Novantesimo Minuto. Per questo, per quanto vivessi quella passione assai intensamente ed emotivamente, molte mie curiosità rimanevano insoddisfatte (ricordo lo stupore e l’incredulità quando constatai che Bertarelli, l’eroe baffuto che a scuola mi ispirava parecchi disegni –e lo disegnavo sempre con lo scudetto tricolore cucito sulla maglietta-, era stato ceduto. Mai ne conobbi il motivo. Del resto, nessuna spiegazione di un fatto così grave allora mi avrebbe soddisfatto!). Mia madre mi fece un berretto di lana con i colori bianconeri. Io lo portavo con grande soddisfazione, senza tener conto che quello che per me era evidentissimo, e cioè che quelli erano i colori del Cavall
 uccio, per il resto del mondo erano invece quelli della Juventus. L’incanto finì quando un compagno di scuola mi domandò “ma come mai sei juventino?”Qualche volta riuscii a farmi portare a vederlo quando veniva al Ferraris ma, per quanto a Genova il Cesena sia sempre stato visto con grande simpatia, vederlo dalla gradinata Nord, in mezzo ai tifosi comunque avversari, non era granché divertente. Da allora molti anni sono passati, sempre col Cavalluccio nel cuore. Per alcuni anni della mia vita ho vissuto ai lidi comacchiesi. Fra i (pochi, in verità) lati positivi della cosa ce ne furono due in particolare, che non a caso ricordo benissimo a fronte di mille altri che ho invece rimosso o dimenticato. Il primo: che da lì si prendeva TeleRomagna, dalla quale potei seguire qualche partita del Cesena (in particolare, il drammatico spareggio di Lumezzane). Il secondo: che potei venire, per la prima volta, a Cesena, con un’emozione che ancora oggi ricordo e mi fa sorridere e com
 muovere ad un tempo. Altre volte, da allora, sono venuto, anche se non ho mai avuto l’opportunità e l’occasione, forse dovrei dire il coraggio, di venire a vedere la partita alla Fiorita, al Manuzzi. So che un giorno, prima di lasciare questa valle di lacrime, lo farò, e inconsciamente, chi lo sa, forse sto solo rimandando di anno in anno quella che sicuramente sarà un’emozione non indifferente. Adesso, voi direte, tutto questo è molto bello ma... veniamo al dunque, al motivo di questo messaggio. Ecco, temo di dovervi deludere, in quanto un “dunque” non c’è. Volevo soltanto, e per la prima volta, salutare i “colleghi” cesenati, di Cesena e d’Italia (so che ce ne sono altri, “disperati”, sparsi lungo la Penisola), in questo momento così particolare della storia bianconera. Un momento che non è inglorioso perché non è maturato sul campo, e dal quale, sono certo, nascerà una forza nuova che spingerà verso nuovi e meritati traguardi. Il Cesena, come anche il Genoa, ha sempre avuto, ha e avrà sempre i suoi tifosi fedeli, tutti al completo, in qualunque serie possa giocare, al contrario delle “multinazionali” che, se conoscessero solo che la serie B per qualche anno di séguito, perderebbero sùbito la maggior parte dei loro estimatori. Voglio salutare tutti i tifosi e, anche se non hanno certo bisogno del mio incoraggiamento, dire loro che spesso dalle cose apparentemente brutte e/o ingiuste, nasce veramente qualcosa di bello e di buono, e chissà che non si faccia come è successo ad altri e si ritorni non in B ma in A, dove sarebbe solo giusto stare. E chissà che la mia “prima volta” alla Fiorita non sia proprio nel prossimo campionato, magari contro il Tuttocuoio o la Savignanese, poco importa, anzi, non importa proprio niente, perché so che l’emozione sarà quella. Dai burdèl".