Pittarello autocritico: “Contro il Pescara tre mesi fa avrei segnato. Domenica ci giochiamo tutto, poi ai playoff ci divertiremo…”

Il centravanti arrivato nel mercato di gennaio è consapevole di non aver reso sinora a sufficienza, rispetto alle alte aspettative riposte su di lui.
01.04.2022 16:30 di  Giacomo Giunchi   vedi letture
Pittarello autocritico: “Contro il Pescara tre mesi fa avrei segnato. Domenica ci giochiamo tutto, poi ai playoff ci divertiremo…”
© foto di Cesena FC

Tormentone di calciomercato estivo prima che invernale, Filippo Pittarello a gennaio è finalmente approdato al Cavalluccio, anche se il suo impatto col Cesena, come ammette lo stesso classe ’96 all’interno di questa intervista rilasciata in esclusiva a Tuttocesena.it, non è stato dei migliori. L’ex Virtus Verona è però pronto e carico in vista di questo rush finale, con prefissato in testa l’obiettivo di affermarsi come uno degli insostituibili di mister Viali.

A gennaio, prima del suo arrivo al Cesena, chiamai il Ds della Virtus Verona, che mi trasmise subito la voglia di Pittarello di compiere uno step in più in carriera. È questo il principale motivo del suo approdo al Cavalluccio?
“Una cosa importante è da ribadire; se il Cesena non mi avesse comprato io non sarei riuscito ad andare via fino al giugno 2023 dalla Virtus Verona, ma la volontà della società di acquistarmi è stata forte. La cosa che mi ha spinto a scegliere Cesena è il fatto che ci sia un progetto e un’ambizione di arrivare in Serie B, di voler vincere il campionato. Qui ho possibilità di migliorarmi”.

Lei era ad un passo dalla Romagna anche a settembre, quando però la Virtus Verona fece muro per trattenerla. Come prese ai tempi questa presa di posizione della società rossoblù?
“Già a settembre avevo espresso alla Virtus la mia intenzione di volermi vestire di bianconero. Non sono stato accontentato e, dato che avevo un contratto firmato e sono un giocatore professionista, ho fatto il massimo sia per me che per la mia squadra. Sì, la mia voglia era quella di andar via, ma restando a Verona ho voluto rimettermi in gioco e dimostrare il mio valore. Per fortuna poi le cose a gennaio sono andate per il meglio”.

È un grosso rammarico per lei non essere arrivato a Cesena già a settembre? Avrebbe potuto avere un impatto ancora maggiore nella squadra di Viali?
“Partire con il gruppo già dal ritiro estivo è diverso, si creano dei meccanismi completamente differenti dall’arrivare a gennaio, quando il campionato è in corso e subentri in equilibri già prestabiliti e assodati; le cose sono un po’ più complicate. Non ti nascondo che sono arrivato qui con tanta voglia di far bene e di mettermi in gioco, appena tornato dal Covid. Però dopo appena settanta minuti mi sono infortunato, poi ho avuto una mezza ricaduta che mi ha fatto stare fuori tre settimane ed in seguito ho giocato tre partite di cui mezza buona. Il mio percorso qui a Cesena non è cominciato nel migliore dei modi. Sto facendo di tutto per rimettermi a posto fisicamente e per fare qualcosa di importante nei playoff”.

A proposito di infortuni, anche il mister ha detto che fa quasi fatica a spiegarsi i suoi. Lei che spiegazione si dà per queste ricadute?
“Prima di arrivare a Cesena erano tre anni che non avevo un infortunio. Nella scorsa stagione ho fatto ben quaranta partite e diciotto in questo girone di andata. Forse i dieci giorni di Covid e il cambiamento di ambiente mi hanno influenzato, ma anche la sfiga ci ha messo un grosso zampino. Ora però mi sento bene, non sono ancora al 100%, ma spero di tornare in perfetta condizione il prima possibile”.

A Verona lei era un titolare inamovibile, mentre qui a Cesena la concorrenza in attacco è più folta. Di questo ha sofferto o l’ha aiutata ad essere più competitivo?
“Sono dell’idea che la concorrenza sia presente in una squadra che vuole fare qualcosa di importante. Secondo me ci deve essere e sono contento che ci sia. Conosco i miei pregi e i miei difetti, il mio spazio me lo ritaglio. Se sono diventato un titolare inamovibile a Verona significa che me lo sono conquistato nel campo. Spero di diventare un titolare a tutti gli effetti anche qua; passerà tutto dalle prestazioni, che però stanno un po’ tardando ad arrivare”.

Negli ultimi match, penso a Pontedera e Pistoiese, non ha decisamente reso al massimo. Tutta colpa degli infortuni?
“Il mio rendimento è in parte legato a questi stop, ma non voglio addurre scusanti. Sicuramente avrei potuto fare qualcosa in più, ma quando entro in campo non mi risparmio. Su ciò non posso recriminare. Tanti errori possono essere stati dettati dalla precarietà della condizione, ma quando scendo in campo con la maglia provo a dare tutto quello che ho in quel momento”.

Dopo quel brutto primo tempo di Pontedera cosa le ha detto mister Viali negli spogliatoi prima di sostituirla?
“Penso che il mister mi abbia voluto aiutare sostituendomi. Ero appena arrivato, il modo di giocare era diverso rispetto a quello di prima e quindi mi sono sentito un po’ un pesce fuor d’acqua. Non mi capivo bene con i compagni, ma essendo arrivato così tardi tutto ciò è normale”.

Comunque contro la Reggiana, sotto la Curva Mare, ha trovato la sua prima gioia in bianconero. Per una prima volta migliore è mancata solo la vittoria, no?
“Sì assolutamente, sarebbe stato il lunedì perfetto. Io ho fatto una buona prestazione e la squadra aveva disputato l’ora di gioco migliore da quando sono qua. Portare a casa i tre punti sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Proveremo a farlo contro l’Entella, domenica”.

Passando prima all’ultima partita contro la Fermana, non si è di certo visto un Cesena brillante, soprattutto nel secondo tempo. Cosa vi è mancato di più?
“Nell’arco di un singolo campionato, al suo interno si giocano più ‘campionati’. In questo momento, squadre di bassa classifica come la Fermana vogliono fare di tutto per salvarsi, queste partite divengono più complicate. Nel secondo tempo c’è stato un calo perché loro hanno messo in mostra una grande voglia di riaprire la partita e, senza attaccare l’arbitro, la gara è stata indirizzata nell’interrompere il gioco, cosa che non ci ha per nulla favorito. La reazione però c’è stata, perché comunque siamo riusciti a portare a casa un punto, nonostante lo svantaggio a pochi minuti dal termine”.

Invece domenica contro l’Entella vi giocate una grossa fetta del terzo posto. Quali sono le vostre aspettative per questo match?
“I jolly sono finiti, ci giochiamo tutto con questa partita. Non possiamo sbagliare, dobbiamo fare la partita e cercare di proporre novanta minuti come i primi sessanta contro la Reggiana. Dobbiamo essere consapevoli delle nostre forze e conoscere bene l’avversario”.

Pittarello, quando contro il Pescara ha avuto quel pallone in area negli ultimi minuti, pensa che avrebbe potuto far meglio di quella rovesciata?
“Avrei potuto far gol. Sono delle dinamiche talmente veloci e istintive che, quando mi è arrivata la palla lì, ho provato a girarla non sapendo neanche se fossi o meno in gioco. Non mi è andata bene, ma il calcio è così. Magari prima di venire qua avrei segnato senza problemi, mentre adesso sono più in difficoltà. Sono momenti della stagione che ogni giocatore affronta. Devi essere bravo e sentirti forte anche quando le prestazioni non sono dalla tua; sto lavorando per quello, per ritornare al meglio e per dimostrare che l’investimento che è stato fatto nei miei confronti è stato giusto”.

A breve sarà il momento dei playoff, si spera direttamente nazionali. Il Cesena potrà compiere il miracolo e ottenere la promozione? Quali sono le sue sensazioni?
“Da qui al termine della regular season abbiamo quattro finali. L’obiettivo adesso è arrivare terzi; c’è il sogno dei playoff, ma lo affronteremo a tempo debito. Ora pensiamo all’Entella e alle gare successive. Arrivare terzi o quinti cambia radicalmente le prospettive. Faremo di tutto per centrare questo piazzamento. Poi ai playoff ci divertiamo…”

A quasi 26 quali sono i suoi obiettivi e ambizioni a questo punto della sua carriera?
“L’ambizione è quella di arrivare a giocare in Serie A. Magari non ci arriverò mai, ma dovrò fare di tutto per migliorarmi e per riuscire a raccogliere il massimo dalla mia carriera. Però il sogno è quello”.

Fino a circa 24 anni lei ha di fatto giocato esclusivamente in Serie D. Per quale ragione?
“È stato un mix di situazioni. Tanta fiducia in me non è mai stata riposta e anche quando c’era qualche possibilità di andare in C non sentivo fosse la scelta giusta. Ho preferito arrivarci più tardi, ma con la giusta consapevolezza: nei miei mezzi e riguardo a dove voglio arrivare”.

In conclusione, parliamo di attualità: la seconda esclusione consecutiva dell’Italia dai Mondiali di calcio. A suo parere è da rifondare sin dalle basi questo movimento?
“Non saprei. Ho sentito varie opinioni contrastanti; io ho una visione un po’ diversa da tutti. Indubbiamente ci sono problemi all’interno del sistema. Ormai da tempo i settori giovanili italiani prediligono il nome straniero, che magari gli dia più sicurezza e che possa lanciare la carriera di un allenatore, piuttosto che aspettare qualche giovane italiano più in ritardo nello sviluppare il proprio talento. Allo stesso tempo la squadra è la stessa che ha vinto l’Europeo otto mesi fa, quindi mi fa strano pensare che non fosse all’altezza. È vero: ci mancava Chiesa, il giocatore più forte della Nazionale. Da solo costituisce il 51% della squadra! Ma le partite vanno sempre giocate, anche a costo di uscire stazionando novanta minuti nella loro metà campo. Il calcio nel bene e nel male è anche questo”.