Perché alla fine, brodino caldo, fa rima con… inferno. Anche a Cesena

Il Cavalluccio è ancora malaticcio e, la classifica, continua a fare tanta paura. Eppure, la trasferta di Gubbio, potrebbe (anche) salutare la rinascita bianconera.
16.11.2019 12:30 di Flavio Bertozzi   vedi letture
Perché alla fine, brodino caldo, fa rima con… inferno. Anche a Cesena
© foto di Luigi Rega

Ravenna. Fermana. Reggiana. Tre partite, tre brodini caldi. A dir poco insipidi i primi due. Decisamente più saporito l’ultimo. Epperò, coi brodini caldi (e con le pacche sulle spalle…), si va davvero poco lontano. Ecco perché fra poche ore a Gubbio, di riffa o di raffa, nonostante le defezioni in difesa, il Cesena dovrà interrompere quel maledetto ramadan cominciato lo scorso 29 settembre.

OTTIMISTI - No, non lasciatevi infinocchiare da certe dichiarazioni incellofanate costruite a tavolino da qualche tesserato. No, non lasciatevi ingannare dai  ‘soliti’  ottimisti ad oltranza che avete incontrato anche oggi alla Barriera. Il Cesena non è affatto guarito. Tutt’altro. Il Cesena è ancora malaticcio. Non lo dico io. Lo dice la ragione. Lo dicono quei striminziti 4 punticini arpionati nelle ultime 7 partite. Lo dice la classifica.

ROULETTE - Più uno sulla zona rossa. Meno cinque dalla zona play-off. Profuma sempre di austerity, l’attuale classifica bianconera. Eppure, questo balbettante ed ancora acerbo Cesena, pare avere (ancora) tutte le carte in regola per ‘puntare’  alla parte sinistra della classifica. Per mirare a una salvezza (molto) tranquilla con ampia vista sulla roulette promozione.

PRESENTE - Certo, se si vuole svoltare, bisogna darsi una mossa. Su-bi-to. Prima che sia troppo tardi. Prima che la paura di non farcela prenda davvero il sopravvento. Impegno, grinta, dedizione, cuore: almeno su questi quattro fronti, la truppa di Modesto, finora ha sempre risposto presente. Per abbandonare l’anticamera dell’inferno, però, ora serve di più. Molto di più. Più malizia di dietro. E, soprattutto, più cinismo sottorete. Al resto, poi, ci pensa il Conte. Come al solito.