Toscano chiede di crederci ma a non farlo sono i suoi calciatori. Ecco perché

La speranza è che l’esortazione del tecnico calabrese a continuare a coltivare la speranza non sia tardiva. Perché le carte in regola per far bene ci sono ancora.
28.02.2023 17:30 di  Bruno Rosati   vedi letture
Toscano chiede di crederci ma a non farlo sono i suoi calciatori. Ecco perché

“Crederci, fino alla fine. Non dobbiamo perdere entusiasmo, continuiamo a batterci perché mancano ancora due mesi di impegni difficili per tutti”. Così Toscano in conferenza stampa prima della trasferta di Fiorenzuola. Un accorato appello, necessario dopo la sconfitta con la Reggiana, rivolto sì a tutto l’ambiente bianconero ma da leggere anche come segnale lanciato apertamente alla sua squadra, e non solo nella riservatezza interna dello spogliatoio, affinché non preponderi lo scoramento.

Che a seguito della sconfitta con i granata gli animi siano rabbuiati è comprensibile. E in quest’ottica va inteso pure il pareggio al Velodromo Attilio Pavesi, forse non brutto tanto quanto è stato dipinto, ma… Il ‘ma’ c’è anche ’sta volta perché lo zero a zero con il Fiorenzuola non è un risultato figlio del momento, rientra perfettamente in un trend ben delineato da inizio stagione: quando la gara si fa scorbutica, il Cesena è incapace di prevalere.
Dalla sciagurata prima gara di campionato ad oggi, sono quattro le occasioni in cui i bianconeri si sono fatti rimontare dopo aver trovato il vantaggio (all’andata e al ritorno dalla Carrarese, a fine settembre dal Pontedera e a gennaio dalla Fermana). Sono tre le circostanze in cui gli uomini di Toscano si sono portati in vantaggio, hanno rischiato di compromettere il successo però alla fine hanno comunque portato a casa i tre punti (contro il Fiorenzuola all’andata e a dicembre con San Donato e Alessandria, sempre in casa). Per ben quattro volte invece il Cesena ha incassato gol per primo e ha terminato capitolando al fischio finale (con la Fermana al Recchioni, poi Ancona, Lucchese e Reggiana). Al contrario, sono solamente due le circostanze in cui il Cesena è riuscito a ribaltare lo svantaggio. Anzi, una e mezza: a Pesaro, dove Corazza e Stiven Shpendi avevano replicato al rigore di Fedato; mentre in casa con la Torres a tempo quasi scaduto Udoh aveva messo una pezza alla clamorosa topica con la quale Luca Lewis aveva concesso a Ruocco di andare in rete. E stiamo parlando di Vis Pesaro e Torres, contendenti su cui il Cesena può vantare un divario tecnico siderale.

Da qui si traggano le conclusioni: se il Cesena va sotto è pressoché incapace di reagire, se invece si porta in vantaggio non sempre riesce a difenderlo. In buona sostanza, il Cesena non ci crede. O, per lo meno, al minimo imprevisto smette di crederci. E, va ribadito, questo atteggiamento remissivo si trascina da inizio anno, non è riconducibile esclusivamente agli ultimi due incontri disputati.
A onor del vero va altresì detto che questa tendenza è ‘limitata’ dalla retroguardia bianconera: la difesa è granitica e ben assortita, di gol ne prende veramente pochi. Ma può succedere che di tanto in tanto qualcosa non vada secondo i piani, non è mica un dramma. Nel calcio ci sono anche gli avversari. Ciò che rattrista è che, quando ciò accade, si diventa prevedibili, rinunciatari, si perde convinzione, si smette di crederci…

Bene ha fatto perciò Toscano a cercare di spronare i suoi, nell’auspicio che non sia un’esortazione tardiva, che non andasse fatta prima… L’epilogo della stagione è ancora tutto da scrivere, nulla è precluso. Il mister ha salde le redini dello spogliatoio nelle proprie mani e tuttora dieci undicesimi della formazione titolare li sceglie lui: si può ancora fare, l’ambiente deve credere nel lieto fine. Purché comincino a crederci per davvero i calciatori che scendono in campo.