Le confessioni di Longo: tra gioie e dolori, tra panchine e gol…

28.01.2021 07:00 di  Giacomo Giunchi   vedi letture
Le confessioni di Longo: tra gioie e dolori, tra panchine e gol…
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© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it

Siamo al terzo appuntamento delle interviste direttamente dallo spogliatoio del Cesena FC. Dopo Favale e Ciofi, rimaniamo sempre in difesa, ma anche a centrocampo, e anche sulla fascia, perché oggi a parlarci e a raccontarsi è, alla sua prima stagione qui al Cesena, il duttile terzino destro bianconero Leonardo Longo, da Firenze con furore.

Lei è nato a Fiesole, a un centinaio di chilometri in linea d’aria da Cesena. Che ricordi ha della sua città e della Toscana in generale?
“In realtà sono nato a Fiesole solo per una questione di comodità. Sono fiorentino, precisamente del quartiere Campo di Marte, dove tra l’altro si trova lo stadio Artemio Franchi. Il mio ricordo è quello di un quartiere vivo; lì ho la mia famiglia e tutti i miei migliori amici d’infanzia. Crescere nella zona in cui è ubicato lo stadio e dove si respira molta passione calcistica, essendo anche presenti molte squadre dilettantistiche, ha ovviamente aiutato a instradarmi in una certa via, infatti ho iniziato a giocare all’età di cinque anni”.

Ora di anni ne ha quasi ventisei, e ha percorso diverse tappe nella sua carriera. Qual è stato il momento o la stagione più difficile per lei?
“Probabilmente è stata la prima stagione al Grosseto dove la squadra, per vicende societarie, era stata costruita negli ultimi giorni di mercato, così ci ritrovammo ad essere in una trentina di giocatori fino a gennaio. In quell’anno ho fatto molte tribune e come stagione non fu per niente facile”.

Guardando l’altro lato della medaglia, la sua più grande soddisfazione fino ad ora nella sua carriera? 
“L’annata migliore a livello personale e collettivo l’ho fatta probabilmente al Monopoli, quando feci quattro gol e quando con la squadra raggiungemmo i play-off di Serie C. Per quanto riguarda il Cesena, non mi esprimo in merito, e aspetto fine stagione per parlare (ride, ndr).

Ai tempi del Bisceglie, durante una partita di campionato, fu espulso al 90'; cosa che poi le fece saltare le successive quattro partite. Alla quinta però, lei entrò nel secondo tempo e riuscì anche a trovare il gol; che emozione fu per lei?
“Fu una liberazione. L’espulsione coincideva con un momento difficile e di caos generale per la squadra e per la società; fu un episodio dettato da questa situazione creatasi al di fuori del campo. Vissi quelle due giornate di squalifica con difficoltà, almeno ebbi la fortuna che capitarono in concomitanza del turno infrasettimanale. Poi però ebbi subito il mio riscatto e appena potei tornare in campo, segnai, anche se fu un gol inutile ai fini del risultato finale”.

Tornando a Cesena; nel match vinto contro la Samb per 2 a 1, lei giocò quella partita dopo oltre un mese di assenza dal campo e disputò una buona prestazione. Pensa che da quella partita in poi la fiducia del mister nei suoi confronti sia cresciuta?
“Sicuramente ho dato un forte segnale di presenza e che se ci fosse bisogno del mio aiuto in futuro io avrei risposto presente”.

Successivamente Viali nel post-partita affermò che era molto contento e soddisfatto della prestazione sua e di Ricci, entrambi assenti dal campo da parecchio tempo.
“Sicuramente fu una bella partita sia da parte mia che da parte di Luca (Ricci, ndr); abbiamo risposto bene appena richiamati a dare il nostro servizio”.

Anche se lei era in panchina, in quei due minuti contro la Virtus Verona di domenica scorsa, cos’è successo?
“In quei due minuti non penso ci sia nulla da ricercare; è stato commesso qualche errore, cosa che può succedere a chiunque. Purtroppo siamo stati puniti subito, avendo di fronte un’ottima squadra che è stata brava a difendersi e a sfruttare subito i nostri sbagli, incanalando il match sui loro binari. A mio parere comunque il nostro primo tempo è stato ottimo, potevamo tranquillamente chiudere la partita. Ma non importa, noi già dal giorno dopo siamo ripartiti, siamo pronti a pensare alla partita contro la Triestina”.

Le è dispiaciuto non essere potuto scendere in campo domenica? E magari non essere riuscito a dire la sua?
“Dispiace, ma ho avuto problemi fisici in settimana e da una parte è meglio che sia sceso in campo chi era più in forma di me. Mi sarebbe comunque piaciuto dare il mio contributo, anche se un po’ acciaccato”.

Quanto è importante secondo lei, per un calciatore, lo spirito di sacrificio e il saper accettare la panchina?
“Lo spirito di sacrificio è uno degli aspetti fondamentali di questo mestiere; senza abnegazione e dedizione al lavoro non si può praticare questo sport. Lo è anche il saper accettare le panchine quando necessario, lasciando spazio a un compagno che in quel momento può garantire una prestazione migliore; poi ovviamente starà a me lottare per guadagnarmi il posto. Può suonare un po’ retorico, ma del resto in campo si scende in undici”.

Con l’arrivo di Davide Zappella pensa che possa essere l’inizio di una buona convivenza lì sulla fascia? E che magari potrebbe anche spronarla, con un po’ di competitività in più, a fare meglio?
“Secondo me la concorrenza quando è sana è sempre positiva, perché ti sprona sempre nel non accontentarsi e nello spingere sempre al massimo. Sicuramente sarà una sanissima convivenza”.

Lei ha mosso i suoi primi passi da professionista nella primavera dell’Inter; cosa ha significato per lei quell’esperienza?
“All’Inter fu un’emozione bellissima; è uno dei top club europei, e lo si vede in ogni singolo minuto della giornata, infatti non potevi sgarrare né dentro né fuori dal campo. È un ambiente che inizia già a farti capire cosa si prova nel vivere sotto pressione, anche se questo l’avevo già un po’ imparato verso i nove anni, quando giocavo nella Fiorentina”.

Nella sua carriera ha interpretato diversi ruoli, tra cui il difensore centrale, il terzino e l’esterno destro.
“Qualche volta ho fatto anche la mezz’ala (ride, ndr).

Le fa piacere essere schierato in così tanti ruoli, o preferirebbe essere più inquadrato in un singolo, o al massimo in due ruoli, per avere più costanza e allenamento in un’unica posizione?
“Sono sempre stato un giocatore abbastanza flessibile, l’importante è giocare. Se sono ruoli nelle mie corde non ho problemi e mi metto a disposizione del mister; su quello non farò mai una mezza polemica”.

Su quale ruolo si sente di avere più margini di miglioramento?
“Su tutti, forse il terzino destro, essendo il mio ruolo naturale. Mi piacerebbe anche crescere ulteriormente come difensore centrale, perché è un ruolo che a me comunque piace”.

Si dice che non si finisca mai di imparare, a quasi ventisei anni è anche lei di quest’idea?
“Certo, sono convintissimo di ciò; sono della linea di pensiero «impara l’arte e mettila da parte». Più cose si imparano e più ne riesco a portare nel mio bagaglio personale”.

Fino ad ora, nella sua carriera, ha fatto molte tappe, quasi tutte della durata di un anno; è mai riuscito in una società a sentirsi veramente a casa? Pensa possa essere la volta buona qui a Cesena?
“Io me lo auguro, a Cesena mi sento a casa e spero possa essere una storia lunga, qua si sta benissimo e vorrei vivere questa esperienza anche con i tifosi allo stadio, o con la città senza restrizioni dovute al Covid, quindi mi auguro che questa mia tappa duri almeno più di una stagione”.

Qual è il suo obiettivo personale, in questa stagione con il Cesena?
“Onestamente, cercare di dare il massimo per questa società, perché questo è un gruppo che si merita il meglio; noi non facciamo ragionamenti sul futuro, ma ragioniamo partita per partita; poi alla fine dell’anno vedremo dove potremo arrivare”.

Viali, lei lo sa meglio di me, ripete continuamente di non guardare alla classifica e di dimenticarsi la posizione dell’avversario.
“Esatto, il mister è molto bravo e ha ragione, perché così riesce anche a toglierci un po’ di pressione e a mantenere l’ambiente tranquillo. Sa come comportarsi e come gestirci”.

Più di due mesi fa affermò che Cesena sarebbe stata la svolta della sua carriera, oggi ci conferma questa affermazione?
“Assolutamente sì, questa è per me una tappa importantissima; una piazza di questo tipo non può che essere un’esperienza fondamentale nella carriera di un giocatore. Può di certo essere una svolta e confermo quello che dissi due mesi fa”.

Nella scorsa stagione lei fece un gol alla sua ex-squadra, il Monopoli. Cosa si prova nel segnare un gol da ex?
“Io, sinceramente, reagii esultando, perché secondo me bisogna sempre esultare, ovviamente rimanendo sobri, per rispetto dei propri tifosi attuali. Quella fu anche una partita pesante a livello emotivo e fisico. Quella rete fu per me una bella emozione perché mancavano una decina di minuti alla fine del match; feci settanta di metri di scatto per inserirmi sul secondo palo e fare gol, poi successivamente ne feci altri cinquanta per la scarica di adrenalina (ride, ndr). Fu una bella emozione per la partita in sé, non tanto per il Monopoli”.

A parte il calcio, lei sta proseguendo gli studi in economia; quanto è importante per lei continuare a studiare nonostante stia intraprendendo questo percorso da calciatore?
“Queste sono valutazioni che ognuno deve fare con sé stesso; io sono sempre stato portato per lo studio e dopo cinque anni di Liceo Scientifico mi sarebbe dispiaciuto gettare tutto alle ortiche, quindi ho voluto continuare studiando economia. Anche per crearsi un percorso alternativo. Perché ad essere sinceri la Serie C di adesso non è quella di venti o trenta anni fa, con la quale potevi garantirti un tranquillo futuro post carriera. Oggi non è più così, è precarietà allo stato puro, a maggior ragione in questo particolare periodo. Quello che ho sempre voluto è avere una strada alternativa sicura da poter intraprendere, a causa di complicanze particolari, o semplicemente una volta finita la carriera calcistica. Però ognuno è giusto che faccia le proprie valutazioni”.

Guardando oltre i suoi ruoli calcistici di competenza, a livello globale, qual è il ruolo che più la affascina e il giocatore che secondo lei lo interpreta meglio?
“Domanda impegnativa… (ride, ndr) Non ti saprei dire, forse il terzino o il ruolo difensivo in generale. Un ruolo che in questo momento si sta evolvendo è il difensore centrale; nei top campionati europei ci sono molti difensori centrali con piedi da centrocampisti. Però a me piace comunque ancora molto il centrale vecchio stampo alla Chiellini”.