Tra il mare e Salvetti

Il mare d’inverno ha una straordinaria peculiarità: prima o poi restituisce tutto, anche i ricordi. Pure quelli colorati (rigorosamente) di bianconero.
23.11.2022 12:15 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
Tra il mare e Salvetti

Tu che non abiti al mare non puoi capire.

No, non puoi capire.

Il mare d’inverno è per pochi. Per pochissimi.

Anzi, se sei fortunato, è soltanto per te: niente ombrelloni, niente cartelloni pubblicitari del Cornetto Algida, niente tormentoni reggaeton di Rocco Hunt in sottofondo, niente istruttori di zumba che bisticciano con il congiuntivo, niente bimbi viziati che urlano come degli indemoniati.

Ci sei soltanto tu.

La sabbia bagnata, bagnatissima.

Le onde.

Le dune-antimareggiata, che spesso non funzionano a dovere.

Il vento.

I gabbiani.

Il mare d’inverno, poi, ha una straordinaria peculiarità. Prima o poi restituisce tutto. Non solo i tronchi. Non solo le boe galleggianti. Non solo le bottigliette vuote da mezzo litro di Coca Cola. Non solo i flaconi vuoti di Ace Gentile. No, il mare d’inverno restituisce anche i ricordi. Soprattutto i ricordi belli.

Se fisso l’orizzonte mi tornano così all’improvviso in mente tanti amori sbocciati su questi lidi. Le vacanze con i miei genitori in Val di Fassa. Le maratone al Cocoricò con gli amici di sempre. I concerti al Vidia. I Sanremo di Pippo Baudo. I dischi dei Litfiba e dei Timoria. La mia festa di Laurea. Il mio viaggio di nozze. Le vittorie di Schumi e di Pantani. I campionati vinti dal Cesena in D, in C e in B. Le salvezze bianconere in A. Perché le salvezze in Serie A, a Cesena, valevano come uno Scudetto. Anzi, forse pure qualcosina di più che uno Scudetto.

E così, alla rinfusa, mi passano davanti Lauro. Bigon. Pestrin. Rizzitelli. Ricciardo. Domini. Jozic. Volta. Cavasin. Confalone. Von Bergen. Maciste. Piraccia. Bogdani. Bordin. Bisoli. Traini. Motta. Renzetti. Angelini. Agliardi. Malonga. Bianchino. Coppola. Parolo. Schelotto. Aselli. Lippi. Luca Ceccarelli. Cascione. Ficcadenti. Ambrogioni. Cuttone. Do Prado. Antonioli. Il Condor. Jimenez. Jimenez, sì. Forse il più talentuoso campione della pedata mai sbarcato in riva al Savio. Anzi, togliamo pure la ‘parolina’ forse.

Questa mattina però, sempre scrutando l’orizzonte, mi è tornato in mente anche un altro Cesena. Un Cesena che  – anche per colpa di un Uomo Nero ‘chiamato’ Signor Farina – non è mai stato promosso in Serie A. In panca c’era il grandissimo Castori. In campo – vado a memoria – andavano (pure) Gigione Turci, l’Airone delle Vigne, Papa Waigo, Zaninelli, Ferreira Pinto, Biserni, Piccoli, Ciaramitaro, Chiaretti, Rea. E soprattutto Lui. Emiliano Salvetti. Ah, che bel Cesena che era quello del 2005-06. Ah, come giocava (e come segnava) il Genio del Ronco nel 2005-06. Perché Salvetti, quando era in giornata sì, faceva rima – sfido chiunque a dire il contrario – con magia. Con poesia. Proprio come il mare d’inverno.

Lunga vita al mare d’inverno, dunque.

Al Cesena.

E a Salvetti.

In attesa di nuove promozioni (e/o di nuovi idoli) da celebrare.

E da ricordare.

Per sempre.

Sempre qui.

Sempre su questi lidi.

Perché magari, fra un anno esatto, il mare (d’inverno) di Gatteo mi parlerà (anche) di De Rose. Di Corazza. Di Saber. Di Prestia.

Mareggiate permettendo, s’intende.