Maddaloni determinato: “So già quando rientrerò in campo. Viali? Simile a Modesto. Su Borello…”

Il difensore-regista rimarrà ancora a lungo lontano dal terreno di gioco ma ciò non gli ha fatto perdere la sua grande voglia di indossare nuovamente la maglia del Cavalluccio.
06.11.2021 12:00 di  Giacomo Giunchi   vedi letture
Maddaloni determinato: “So già quando rientrerò in campo. Viali? Simile a Modesto. Su Borello…”
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© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it

Il suo doppio infortunio al crociato ha fatto commuovere tutta la Cesena calcistica, che attende con ansia il suo ritorno sul campo di gioco. Stiamo parlando ovviamente del difensore bianconero Rosario Maddaloni, che in questa occasione ha deciso di raccontarsi e raccontare la sua condizione attuale e il suo futuro rientro in campo, ma non solo…

Maddaloni, per iniziare, tutta Cesena se lo chiede: come sta adesso? Come procedono le cure?
“Adesso bene, ho superato il primo mese e i dolori pesanti sono finiti. Ho cominciato a correre dalla scorsa settimana, e pian piano comincerò sempre di più a forzare. Sto facendo ogni giorno piscina e tutti i giorni vado in bici a fare delle salite, oltre che ad andare sempre in palestra per rinforzare la gamba operata ed esercitarmi a riprendere le movenze del ginocchio in estensione e torsione”.

A grandi linee, ci sa già dare una data del suo possibile rientro?
“Il dottore che mi ha operato ha detto che lui di solito consente di tornare anche prima dei classici sei mesi, però essendo una ricaduta vuole andarci piano. Siccome non mi vuole illudere mi ha detto che dovrei tornare dopo sei mesi dall’infortunio. Mi sono operato il 16 settembre e quindi dovrei tornare il 16 marzo. Però questo è relativo, magari riesco a stare meglio anche prima. Fortunatamente la riabilitazione sta andando bene, per il momento non ho avuto nessun intoppo”.

Cambiando totalmente discorso e passando ai suoi esordi calcistici, cos’ha significato per lei vestire la maglia della squadra della sua città e di cui è tifoso fin da piccolo, il Palermo?
“Ci sono cresciuto con il Palermo. Ho fatto la trafila sin dai pulcini fino all’ultimo anno di primavera, un percorso lungo dodici anni. All’inizio nacque tutto come un gioco, perché quando feci il provino, avendo nove anni, non avevo chissà quali pretese, non mi sarei mai immaginato di poter arrivare fino alla Primavera. Poi però quando inizi a fare le fasi nazionali contro squadre come il Catania o la Roma, cominci a capire l’importanza di quello che stai facendo. È stato sempre bellissimo, le cose che ricordo più volentieri sono i derby contro il Catania”.

In primavera lei giocò quasi sempre titolare, segnando anche un gol molto importante contro l’Inter nella semifinale della Viareggio Cup, competizione nella quale perdeste solo in finale contro la Juventus.
“Quello penso sia stato l’anno più bello del settore giovanile. All’inizio ho avuto un po’ di difficoltà, anche se ero stato chiamato in nazionale dall’Under-18, a cui però non sono riuscito ad andare a causa di un infortunio il giorno prima di partire. Dopo però nel Palermo ho trovato il mio spazio, mi sono divertito tantissimo. Siamo arrivati, oltre alla finale della Viareggio Cup, anche alle final four di campionato, dove perdemmo ai rigori con l’Inter. Io segnai il quarto rigore a Radu (oggi secondo portiere dell’Inter, ndr). Peccato solo per l’epilogo del torneo”.

Successivamente lei è approdato al Fano, squadra nella quale ha trovato ben poco spazio. Si aspettava una stagione d’esordio tra i professionisti diversa?
“Sinceramente sì, perché ero partito abbastanza carico. Il problema fu anche l’ambiente, che non era quello giusto, perché la società non attuava la regola degli under. Nel mio ruolo c’era gente molto esperta che di fatto ti chiude al primo anno dopo la primavera. Guardando le presenze verrebbe da dire che quell’annata fu da buttare via, però capii tante cose e soffrii tanto, anche perché a gennaio ero praticamente fuori rosa e mi allenavo pochissimo. Però per me allenarmi era quasi come giocare la partita; avevo tanta rabbia”.

Nella stagione dopo passò invece al Rende. Come mai lì ha trovato la titolarità solo a fine stagione?
“A Rende sono arrivato uno degli ultimi giorni di mercato. All’inizio non mi sono trovato in sintonia con Modesto, mi diede poco spazio. Poi ho avuto anche un infortunio in una delle prime presenze, mi portò via un mese di tempo. Una volta rientrato mi fece giocare qualche volta, però poi verso la fine, dopo l’infortunio di Minelli nel riscaldamento, ho giocato titolare e da lì il mister ha cominciato ad apprezzarmi molto di più, dandomi più continuità. Ricorderò sempre che a fine partita disse che anche se non avevo trovato spazio mi ero continuato ad allenare ai cento all’ora e questo lo apprezzò molto”.

Poi di fatto Modesto lo ritrovò in estate a Cesena…
“Esatto, anche se non avevo giocato molto nella sua precedente gestione, lui non è uno che chiude le porte in faccia e quindi mi portò qui a Cesena spingendo molto, anche perché il Palermo fallì quell’anno,  e per questo lo ringrazio. Fu un po’ inaspettato”.

Però Modesto durò poco sulla panchina del Cesena, a gennaio fu sostituito da mister Viali. Quali sono i cambiamenti più importanti che ha notato tra le due gestioni?
“Sicuramente con Modesto vai più a uomo, lo segui un po’ ovunque. Invece il gioco di Viali è più complicato ed elaborato, ma è meno un inseguire l’uomo in tutte le parti del campo. Sono comunque sia molto simili; entrambi vogliono giocare all’attacco e difendono alti. Alla fine l’obiettivo di entrambi gli allenatori è quello di giocare e di tenere il pallino del gioco durante la partita”.

Proseguendo con la stagione 2019/20, in quel periodo in cui giocò meno arrivò anche il Covid. Che botta fu per lei?
“Ero molto scontento perché non mi piaceva com’era finito l’anno e come l’avevo terminato, però purtroppo con il Covid non ci furono possibilità di continuare. Quel periodo con Viali durò molto poco e non ci fu la possibilità di conoscerci per bene. Per fortuna poi in estate ci siamo conosciuti meglio e lì è scattato qualcosa. Mi aspettavo la sua fiducia che poi mi è stata data fino all’infortunio”.

Dalla nona giornata della scorsa stagione lei diventò un elemento insostituibile per Viali. Cos’ha colto in lei il mister che in precedenza gli era sfuggito?
“Il mister quando arrivò a stagione in corso magari fece delle scelte affrettate; fu complicato conoscerci per bene in così poco tempo. Però in ritiro lui ha cambiato opinione su di me, anche perché le sue idee si sposavano bene con le mie caratteristiche. Quindi, anche se non giocavo all’inizio, sapevo che sarebbe capitata la mia occasione. Dopodiché sono stato bravo a sfruttarla”.

Passiamo a quel maledetto 21 marzo, al sesto minuto di Modena-Cesena. Capì subito la gravità di quell’infortunio?
“Sinceramente sì, perché all’impatto con l’attaccante ho sentito il ginocchio ballare terribilmente. Arrivavo già da una situazione in cui avevo avuto il Covid, ero appena rientrato e non ci potevo credere. Ho provato a mettermi in piedi e a fare brevi corsette, però poi sono caduto perché il legamento si era completamente spezzato. Il ginocchio ballava terribilmente”.

Chi sono stati i primi a cui ha parlato quando le è arrivata la notizia della rottura del crociato?
“Già da prima della risonanza un po’ i fisioterapisti me l’avevano fatto capire, ma non si sbilanciarono. Poi Candoli mi ha chiamato e mi ha comunicato che mi ero rotto il crociato. Subito mi hanno contattato al telefono anche il mister e il direttore che mi hanno rasserenato. Nella fase successiva poi dovevo subito trovare da chi farmi operare e iniziare il percorso di riabilitazione, in modo da tornare il prima possibile”.

In aggiunta immagino abbia provato anche il dolore di non poter dare il proprio contributo al finale di stagione del Cavalluccio…
“Sì, fu molto pesante, perché dopo una bella stagione come quella che avevamo fatto l’anno scorso, volevo continuare a giocare, anche perché poi le partite finali sono le più belle”.

In estate la società ha dimostrato grande fiducia nei suoi confronti offrendole il rinnovo di contratto fino al 30 giugno 2022. Uno svincolo sarebbe stato veramente la mazzata finale…
“Sì, infatti la società mi ha rinnovato e mi aveva sin da subito dato fiducia. Anche il presidente, il vice e Martini dopo l’operazione mi avevano mandato dei messaggi e mi sono stati accanto. Il fatto di sapere che la società mi era vicina e che mi avrebbe rinnovato mi ha aiutato molto; ho affrontato il recupero in un altro modo”.

A settembre sembrava ad un passo dal ritorno in campo. Poi la terribile ricaduta… Che sciagura è stata per lei?
“Considera che mi sono fatto male il mercoledì e il martedì successivo sarei dovuto rientrare con la squadra… Stavo effettuando un esercizio che facevo già da un mese, una vera beffa. Quando è avvenuto il trauma distorsivo ho capito subito la gravità. Però dopo due giorni riuscivo già a camminare e il ginocchio si era sgonfiato, quindi avevo iniziato ad illudermi, anche se le sensazioni erano quelle”.

Cos’ha pensato in quel momento? Ha avuto paura di essere costretto a dire basta?
“No, questo non l’ho mai pensato, però mi sono fatto tante domande, anche se alla fine poi non sarebbe servito a nulla, perché la situazione era quella e la dovevo affrontare. Mi sono subito ri-catapultato sulla scelta di chi mi avrebbe operato e ho cambiato chirurgo, però alla paura di non giocare più non ci ho pensato un attimo”.

Ha parlato anche con qualcun altro che fosse passato dalla doppia rottura del crociato?
“Sì, ho parlato con un ragazzo che addirittura se l’era rotto di nuovo dopo otto mesi. Mi ha consigliato questo dottore con cui sono andato a colloquio e mi ha fatto subito simpatia a pelle. Ho apprezzato anche la modalità dell’intervento, dato che mi hanno operato col tendine d’Achille da donatore, quindi non hanno dovuto prelevare nulla dal mio corpo. Ciò poteva anche agevolarmi nella riabilitazione”.

In questi mesi di stop come si sta intrattenendo?
“In realtà da quando ho iniziato la riabilitazione faccio molto poco al di fuori, ogni tanto con i ragazzi andiamo a cena insieme. La riabilitazione mi occupa di solito dalle 9 alle 19, quindi ho la giornata parecchio occupata al momento”.

Passando al campo, la linea difensiva del Cesena è parecchio collaudata ed è tra le migliori del campionato. Ha paura, a causa di questa doppia sfortuna, di avere un po’ perso un treno?
“Paura no, al momento sono contento che la riabilitazione stia andando così bene. Poi sinceramente non mi voglio soffermare a pensare al ‘poi’, tanto è inutile, non so neanche come starò tra sei mesi. Al momento sto pensando soltanto alla riabilitazione, non penso alla paura di non tornare a giocare titolare. L’unica cosa che mi fa stare sereno è pensare al ritrovamento della salute”.

Quale difensore ha sempre visto come un punto di riferimento?
“Da sempre Sergio Ramos, sin da quando ero piccolo”.

Magari non in quanto a cartellini rossi…
“Ogni tanto esagera (ride, ndr), però ha una grande grinta. E in più di un occasione ha salvato il Real Madrid con il suo fiuto del gol”.

Tra l’altro non scende in campo da maggio e addirittura si parlava di una possibile rescissione contrattuale col PSG…
“È un periodo un po’ così anche per lui, lo stiamo condividendo (ride, ndr).

Tornando alla scorsa stagione invece, a gennaio riabbracciò Giuseppe Borello, suo grande amico. Cosa gli successe durante la scorsa annata?
“L’anno scorso Beppe ha avuto un po’ di problemi di pubalgia e non è mai stato al top dopo l’arrivo. Poi è peggiorato e si è dovuto fermare perché a volte gli faceva male addirittura scendere dal letto. In estate poi si è continuato a curare ed è riuscito ad arrivare ad un buon livello di forma in ritiro con il Crotone, tant’è che hanno deciso di trattenerlo”.

In un ipotetico Cesena-Palermo, o viceversa, cosa le passerebbe per la testa?
“Sicuramente sarebbe qualcosa di speciale, perché è la squadra in cui sono cresciuto e che fino al fallimento mi ha accompagnato a diventare grande. Sarebbe un’emozione incredibile. Spero di incontrarlo un giorno, però vorrò vincere”.

Speriamo magari in Serie B…
“Esatto, e speriamo non in finale playoff, altrimenti se vinciamo farei stare male un po’ di gente che conosco (ride, ndr).

Concludendo in leggerezza, so che lei ama andare in vacanza nella sua terra, la Sicilia. Quale meta di questa regione consiglierebbe di visitare ad un turista?
“Se vuoi girare in città consiglierei Palermo, a livello culturale è bellissima. Se invece ti vuoi rilassare al mare a me piace molto Favignana, perché adoro stare in un’isola e girare in bici o in motorino. O anche fare delle gite in barca in dei posti dove l’acqua è incredibilmente bella, praticamente trasparente”.