Tutte le verità di Luca Mancini

16.01.2013 08:08 di  Redazione Tuttocesena.it   vedi letture
Fonte: gptravini.wordpress.com
Tutte le verità di Luca Mancini
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© foto di Federico De Luca

La sua verità.
Il dg del Cesena Luca Mancini, dopo l’intervista in diretta rilasciata a Lune Di Sport il 17 dicembre scorso, è tornato a parlare della situazione finanziaria di Associazione Calcio Cesena spa venerdì scorso.
Per andare più nel profondo, Mancini ha scelto La Voce di Romagna, ieri pomeriggio alla sede del Cesena.

Direttore, da dove deriva la crisi del Cesena?
“La prima voce che grava sulle casse bianconere è quella degli stipendi dei giocatori. Siamo dovuti passare da 23 milioni di euro a 5,5 milioni di euro, 6 per arrotondare. I crediti che dobbiamo esigere sono molti di più di quelli corrispondenti agli stipendi, ma comunque in una situazione come la nostra, i giocatori contano il 70-75% del nostro bilancio”.

A Lune Di Sport ha detto che i bilanci tra le stagioni non vanno paragonati. Ma quando il capitale circolante netto è negativo vuol dire che si pagano debiti con debiti, che tu sia in C o in A.
“E’ vero. E’ un valore fondamentale ed è la nota contabile dove stiamo soffrendo. Ma il problema dell’esigibilità dei crediti è quello che ci blocca. Le passività aumentano, i crediti pure… ma i crediti rimangono difficili da riscuotere”.

E la pianificazione?
“In un’azienda non è difficile pianificare tre, quattro, cinque anni. In un’azienda che fa calcio è più complesso. Diciamo che la Lega e le televisioni ci danno, per questa stagione, 6 milioni di euro. Io devo pagare 1 milione di euro per il settore giovanile, 6 milioni per la prima squadra, 2 per le spese vive. A quel punto, me la devo pagare con le plusvalenze. E se sbaglio i giocatori le plusvalenze non arrivano. Questo è stato il nostro errore”.

Come è possibile che basti un anno di mercato sbagliato?
“E’ possibile perché la Lega può darti i soldi quando pare a loro, noi invece dobbiamo pagare puntuali. Dopo la promozione un giorno arriva un responsabile Figc e ci dice che le illuminazioni non sono a norma: avevamo sei giorni per sistemare tutto. Abbiamo lasciato 1,5 milioni di euro alla Lega Pro e 2,5 milioni alla Lega B per il doppio salto di categoria. Voi lo avete scritto per primi: ci sono 450mila euro da pagare per la Uefa, su cui stiamo cercando di rivalerci… Qua è un po’ problematico”.

E gli investimenti fatti sul campo e lo stadio?
“A parte il sintetico, che è stata una nostra scelta, e gli skybox, che vi assicuro hanno pienamente ripagato la spesa in termini di sponsorizzazioni, il resto era obbligatorio. E il campo pagherà”.

Tuttavia il fatto rimane: la vecchia diligence non aveva più credito con le banche.
“E’ vero. Ma pensi al momento. Voi ci massacravate sui giornali. Arriva Massone. A quel punto una nota banca locale, la stessa con cui avevo già iniziato a preparare le pratiche per le firme per il pagamento degli stipendi, si è spaventata e ci ha chiuso le linee di credito. Non è che Massone ci abbia ‘disturbato’, è che la banca non ci ha visto più chiaro”.

Massone si è regolato su una situazione che era, obiettivamente, critica.
“Può bussare chiunque a questa porta. C’è modo e modo, però”.

Senza l’intervento di Lugaresi il Cesena sarebbe fallito a giugno?
“Sono persuaso che non sarebbe fallito. Ma non nego che, nel momento in cui la banca si è fatta indietro, potevamo saltare per aria”.

Quindi Campedelli ha fatto un passo indietro.
“Non esattamente. Un anno fa stavamo lavorando ad un piano di coinvolgimento aziendale molto simile a quello che poi è successo, con un timing ben definito: ad ottobre si dovevano verificare alcune cose: pagamento degli stipendi, fusione tra controllante e controllata, dimissione e nuova nomina del cda. La situazione che si è creata ci ha portato a posticipare il bilancio, e alla new.co perché abbiamo deciso che quella poteva essere la nuova situazione ideale”.

Ma di fatto è la new.co che tiene i cordoni della borsa.
“E che all’approvazione del bilancio e al termine degli incarichi del cda nominerà il nuovo presidente del Cesena. Sì”.

Il piano B non ha funzionato.
“Il piano B era il calmieraggio dei contratti. Tutti i giocatori, in caso di retrocessione, avrebbero avuto contratti rivisti al ribasso. Il piano B era da 23 milioni a 5 milioni. Lo abbiamo quasi centrato. Certo, Mutu ci ha fatto tremare. Ma siamo ancora al 70% della nostra idea”.

Il mercato va anche in questa direzione?
“Il mercato invernale mira ad arrivare a costo zero. Sicuramente stiamo guardando anche gli ingaggi, e già qualcosa abbiamo fatto, ma dobbiamo fare di più. Così come era difficile andare avanti da soli, è difficile anche con la new.co, che tra l’altro ha tranquillizzato Covisoc”.

Il suo stipendio è di 250mila euro all’anno?
“Io non ho mai preso un soldo come direttore generale: sono libero professionista, non potrei. Ho un contratto di consulenza, ma posso assicurare che prendo molto meno dei miei colleghi in serie B”.

E’ vero che Orienta Partners non è il primo studio che approccia il problema del Cesena?
“Non mi risulta. Abbiamo avuto società che hanno elaborato piani di contenimento, di sviluppo, di asset… ma per la questione finanziaria, siamo andati subito da loro”.

Il bilancio quando verrà approvato?
“In questo preciso momento la società di revisione, Mazars, sta terminando le ultime verifiche. Tra oggi e domani vedrò il presidente di Mazars, Miceli, per vedere di tirare le somme perché voglio che sia approvato al più presto”.

Cosa ci dobbiamo aspettare dal bilancio?
“Una netta riduzione del debito verso le banche”.

Problema banche. Ora con Cesena & Co. dovrebbe essere risolto.
“Io voglio far presente che se dobbiamo avere 4 milioni di euro dall’affare Parolo-Lapadula, li avremo. Non è una cosa inventata. E ci piacerebbe che rimanessero qui in Romagna. Non vogliamo doverli portar fuori dalla Romagna perché non ci sono linee di credito attive. Cesena & Co. mira a dare ulteriori garanzie: io spero che le banche locali ci vengano incontro perché non stiamo elemosinando e perché portiamo capitali importanti qui”.