Odi il Cesena? Allora non vaccinarti!
Stadi chiusi, ecco il vero incubo di questa società. Patrignani e soci pensano di aver pianificato tutto fino al minimo dettaglio, covid a parte: rosa allestita, conti sistemati e soprattutto sicura via d'uscita in caso di cessione della società. Ma se dovessero chiudere ancora gli stadi - come ad esempio sta accadendo in queste ore nei Paesi Bassi - tutti i piani rischierebbero di saltare per aria. Per questo chiunque voglia ostacolare le sorti della società bianconera ha tutto l'interesse a riempire ospedali e terapie intensive al fine di provocare nuove devastanti misure d'emergenza: non vaccinarsi è il mezzo più efficace per essere anti cesenati.
Andiamo per gradi. Non fallirà il Cesena, in caso di mancata promozione in serie B. Però non se la passerà parimenti troppo bene, visti i disastri lasciati proprio dai campionati a porte chiuse e dalle scorie della trattativa naufragata con gli americani/romani in piena chiusura di mercato estivo. Orogel non può e non vuole fare più nulla, mentre le altre grandi realtà imprenditoriali della zona (sulla cui vera grandezza poi potremmo discutere a lungo) fanno spallucce a tutte le richieste di aiuto. Nemmeno il sindaco - o meglio, il vicesindaco - può fare più di tanto.
Però ci sono 300mila euro di perdita nel bilancio passato - da depositare entro il 31 dicembre e disponibile presumibilmente in Camera di Commercio per metà gennaio - e una previsione di circa 800 mila euro di perdita per quello del prossimo giugno. E questi sono numeri noti a tutti, soci in primis. Senza contare su Orogel quanti soci sono ancora disposti ad accollarsi un milione e centomila euro di debiti aggiuntivi per ripianare queste due difficili annate? Pochi, pochissimi, e solo parzialmente.
Il bilancio 2020/21 è quello che in teoria preoccupa di meno, poichè le nuove norme fiscali in materia di covid consentono di lasciare il bilancio in negativo eccezionalmente (fino ad un massimo di cinque anni) senza dover intaccare il capitale sociale. Certo, non sarebbe un bel segnale per le banche ed eventuali investitori (o acquirenti), ma permetterebbe di intervenire sulle spese ordinarie.
I soci del Cesena hanno scelto una terza via, in pratica preparandosi a quello che potrà accadere però senza esporsi significativamente e con grandi rischi. L'aumento di capitale avverrà nella holding che controlla il 100% di Cesena Fc: il CdA ha pianificato un aumento di 300 mila euro, non casualmente pari al disavanzo del bilancio 2020/21 del Cesena FC. In questo modo, ammesso che una parte rilevanti di soci partecipi all'aumento di capitale, le quote rimarrebbero nella holding ma sarebbero sufficienti, di fronte a banche o investitori, a ripianare immediatamente il bilancio della FC.
C'è di più: i soci prevedono un prestito fruttifero di 600 mila euro alla holding che girerà tutto senza interessi al Cesena FC. Questa volta si prevede una iniezione fresca di liquidità per sistemare il bilancio corrente e, nel caso ce ne fosse bisogno, per operare nel mercato di gennaio. Ancora una volta la formula scelta proteggerebbe i soci che verserebbero i 600 mila euro a titolo di obbligazione risarcibile (o convertibile in azioni societarie).
Tutto perfetto, come degnamente celebrato nelle settimane scorso. La domanda vera arriva però in questo punto: i soci della holding li hanno - o meglio, sono disposti a sborsare - 600 mila euro per bond legati in qualche modo al destino del Cesena FC? E se non dovesse arrivare la promozione? E se dovesse arrivare un nuovo stop agli spettatori negli stadi? E se uno dei giovani più promettenti - quelli in odore di monetizzazione a fine anno - si dovesse fare male? Parliamo di almeno qualche decina di migliaia di euro per socio, non esattamente noccioline.
Qui casca l'asino, ovvero non resta che aspettare ancora un po' per capire quale sia il vero piano bianconero.