CORRIERE ROMAGNA. L'ex Tramezzani: "Arrivai di giovedì, la domenica segnai al debutto. Ma per colpa mia lasciai Cesena dopo pochi mesi"

Buongiorno Tramezzani, un ricordo della sua esperienza in bianconero non può che partire da quel Cesena-Avellino 4-0 del 12 novembre 1995.
Arrivai da Venezia a Cesena il giovedì e la domenica Tardelli mi mandò subito in campo contro l’Avellino. Ricordo il mio gol su una punizione dalla distanza, complice il loro portiere che in quella occasione non fu impeccabile. Meglio di così non poteva essere il mio esordio con il Cesena.
Con quel debutto con il botto diventò subito il beniamino della curva Mare. Che ricordo ha dei tifosi bianconeri?
Ho avuto la possibilità di giocare in tante squadre, però sono due quelle che mi hanno dato tanto in termini di rapporti con la tifoseria. Una è la Pro Patria, l’altra è il Cesena. L’impatto fu in effetti bellissimo, come pure il feeling nel corso di tutta la stagione. Inoltre qualche anno dopo (stagione 1999-2000, ndr) quando tornai con la Pistoiese prima della gara i tifosi della curva mi regalarono una targa a ricordo della mia militanza in bianconero, nonostante durò meno di un anno. E poi Cesena è la città dove all’ospedale Bufalini è nata mia figlia e conservo ancora la foto dello striscione che i tifosi esposero in quella occasione (“Benvenuta Desirée”, ndr).
Con il suo innesto in squadra il Cesena sembrava finalmente avere trovata l’arma in più per puntare alla promozione in A. Invece il finale di campionato fu disastroso. Cosa successe?
La prima svolta negativa fu la gara al Manuzzi contro la Lucchese. Al di là delle decisioni arbitrali (gol annullato a Binotto, ndr) fummo sconfitti dopo avere disputato una buona gara. Il finale di gara fu movimentato e ne pagammo le conseguenze (squalifica del campo e dello stesso Tramezzani, Aloisi, Corrado e pure del presidente Lugaresi, ndr). Qualche domenica dopo, quando ormai avevamo perso smalto ed entusiasmo, arrivò anche la sconfitta interna con il Bologna che ci tagliò definitivamente fuori dalla corsa per la A.
In quel disastroso finale di stagione si incrinò anche il suo rapporto con l’allenatore Marco Tardelli. Come andarono i fatti?
Quando arrivai a Cesena si instaurò subito una grande rapporto tra me e Tardelli, un rapporto che però nel corso del campionato si incrinò. Sono passati più di 15 anni da quei fatti e oggi posso dire che la colpa fu mia.
In quella polemica i tifosi si schierarono comunque dalla sua parte e la invitarono a vedere Cesena-Salernitana in curva dove erano esposti striscioni contro l’allenatore. Rifarebbe quella scelta?
Accettai semplicemente l’invito dei tifosi che mi avevano chiesto di stare con loro e così nel primo tempo guardai la partita in curva, ma non avevo certo bisogno di quel gesto per dire come la pensavamo. Ma ripeto nel rapporto tra allenatore-giocatore fu io a sbagliare.
Abbiamo già ricordato il suo ritorno con la maglia della Pistoiese. In quella stagione tornò in realtà due volte a Cesena ...
Era il ritorno dello spareggio salvezza. Non avevo mai sofferto come in quella partita. Io giocavo come centrale difensivo e ci fu un assedio da parte del Cesena. Ricordo in particolare una grande parata del nostro portiere su Campolonghi che ci garantì la salvezza.
Considerato un giocatore tutta forza e muscoli, come è diventato un apprezzato opinionista televisivo di Sky e Raisport?
In campo in effetti ero un animale, avevo un carattere difficile, non era facile starmi dietro. Ma fuori sono sempre stato un tipo tranquillo, quindi davanti alle telecamere non c’è stato nessun problema.
La mia partecipazione alla trasmissione Gnok Calcio Show su Sky fu casuale. Fui invitato come ospite e piacqui a Gene Gnocchi, così sono tornato.