"Sacchi voleva allenare il Cesena, ma io..."

02.11.2013 13:00 di  Giovanni Guiducci   vedi letture
Fonte: Ettore Pasini per Il Bianconero
"Sacchi voleva allenare il Cesena, ma io..."
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© foto di Luigi Gasia

Un freddo pomeriggio del dicembre 1981 a Castiglione di Ravenna, il Cesena di Gian Battista Fabbri stava allenandosi con tanto di partitella infrasettimanale contro la formazione Primavera allenata da Arrigo Sacchi. In quella fase del campionato di serie A, il Cesena stava galleggiando in cattive acque della classifica. Durante l’intervallo della partitella, Sacchi si appostò a stretto contatto con il taccuino che avevo in mano e, senza esitare, mi disse: “Perché non suggerisci anche il mio nome come possibile allenatore del Cesena qualora Fabbri venisse licenziato?”. Io non accettai il suggerimento nonostante il valore tecnico di Arrigo stesse già emergendo alla guida di quella squadra Primavera che, a breve, avrebbe guadagnato meritatamente il titolo di “campione d’Italia”! Il Cesena, dopo aver licenziato Fabbri dalla guida della prima squadra, passò il timone a Renato Lucchi.

Perché non accettai di sostenere la candidatura di Arrigo Sacchi alla guida del Cesena? Semplicemente perché allora ritenevo quasi un rischio il passaggio dalla panchina di Fabbri ad un giovane, pur bravo, con precedenti trascorsi da calciatore fra i dilettanti e con la semplice guida della squadra del Bellaria. A togliermi i dubbi, nel tempo, ci pensò lo stesso Arrigo Sacchi. Dopo aver salutato la Primavera del Cesena campione d’Italia, lui scelse la guida del Rimini; poi passò alla Primavera della Fiorentina; l’anno dopo ritornò a Rimini (serie C) dove fece meraviglie con i Bianchi, i Zoratto, i Rossi, ragazzi da lui cresciuti precedentemente nella Primavera del Cesena. Successivamente, a Parma, Sacchi si mise in luce per quel gioco splendido e concreto che destò meraviglia ed attenzione da parte di quel Milan che dopo poco gli consegnò quella panchina che in pochi anni veniva gratificata da vittorie in campionato e Coppa dei Campioni. Non sazio della stupenda esperienza nel Milan, Arrigo Sacchi conquistò meritatamente la panchina della nazionale azzurra onorandola per ben sei anni.

Quel lontano pomeriggio del 1981, a Castiglione di Ravenna, io non avevo capito chi fosse e chi potesse diventare quel giovanotto alto non più di 1,70 che sedeva sulla panchina della Primavera del Cesena. Allora io evitai di scrivere che Arrigo Sacchi aveva già i numeri per ereditare la panchina della prima squadra. Forse è stata la sua fortuna. Nel tempo, con il suo talento calcistico, scrisse lui stesso il suo nome nell’albo dei più grandi allenatori del mondo. Comunque, scusa Arrigo.  

Ettore Pasini