Dopo Verona è forte la voglia di fare piazza pulita

31.12.2016 12:00 di  Bruno Rosati   vedi letture
Dopo Verona è forte la voglia di fare piazza pulita
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© foto di Federico Gaetano

Il 30 dicembre di quattro anni fa, il Cesena perdeva per 5-0 in casa della prima in classifica, il Sassuolo. La squadra scesa in campo quel giorno al Braglia di Modena venne quasi completamente smembrata in men che non si dica, nel successivo mercato di gennaio. La sensazione che aleggia attorno alla rosa Cesena è che nei prossimi giorni possa accadere qualcosa sulla falsa riga di quanto avvenuto nel gennaio 2013.

Con gli occhi che bruciano per lo scempio visto sul prato del Bentegodi, si fa fatica a non pensare che gran parte dei giocatori abbiano la testa altrove, il desiderio di fare piazza pulita e formare una squadra di sole facce nuove si fa largo nella mente di tanti che hanno il cuore dipinto di bianconero.

Il Cesena formato trasferta chiude l'anno solare 2016 sulla scia di quanto fatto nel 2015: tre vittorie, di cui due in campionato (a Parma ed Ascoli nel 2015, a Como ed Avellino nel 2016) ed una in Coppa Italia (a Catania nell'anno passato, ad Empoli un mese e mezzo fa). Andando a guardare invece le partite conclusive degli anni solari, sia in casa che in trasferta, vediamo che il Cesena non vince più ormai dal 2010, quando il primo gol al Manuzzi di Jimenez piegò il Cagliari. Discorsi di lana caprina, sia chiaro, in questi numeri non è nascosta la soluzione ai mali che affliggono questa squadra i numeri lasciano però ben intendere quale possa essere lo stato d'animo di chi si avventura a vedere qualche partita lontano dalla Romagna. Sarebbe troppo facile puntare il dito contro Rodríguez che per due volte si mangia il gol davanti alla porta, piuttosto, bisogna riflettere sul fatto che quelle due occasioni siano arrivate quando si era già sul 3-0 per il Verona.

Un Verona decisamente superiore o, forse, un Cesena nettamente inferiore. Punti di vista. Sta di fatto che i pochi sprazzi di imposizione di gioco (per altro praticamente tutti effimeri) quando si è passati al 3-5-2 non si sono rivelati sufficienti per recuperare una partita strapersa su tutti i fronti. Non sono stati sufficienti oggi e non lo saranno di qui in avanti se si vuole cambiare trend.

Puntualmente, quando si arriva al momento della gara in cui ci si rende conto di essere sotto di parecchio nel punteggio, ecco che in campo si materializza la coppia Djuric-Rodriguez. Con loro due in contemporaneamente in campo potrebbero esserci più soluzioni offensive, le difese avversarie non avrebbero un unico attaccante da andare a contrastare sui cross (sempre che arrivino) ed entrambi potrebbero trarre beneficio nell’avere un’altra punta che gli giochi vicino, per sopperire le loro rispettive mancanze. Uno robusto ed imponente, punto di riferimento per la squadra nel costruire la manovra, l’altro cinico, finalizzatore e risolutore. Certo, potrebbero esserci anche degli svantaggi: la squadra non è molto forte fisicamente, specie in mezzo al campo, né mentalmente, ora come ora, e l’eventualità che due prime punte come Djuric e Rodriguez non siano sostenibili allo stesso tempo è più che concreta. Se la posizione che si vuol prendere è quest’ultima, va bene, niente da dire. Ma dev’essere portata avanti con coerenza e senza strani ripensamenti quando si è sotto di due o tre gol. Perché se l’idea che giochino assieme non è contemplata, se questa ipotesi non si prova mai in allenamento, assemblare la coppia Djuric-Rodriguez a partita in corso, sul 3-0, ha la stessa credibilità di un ateo che in punto di morte si mette a pregare.