L’ex allenatore del Rimini ci spiega alla perfezione perché questa partita non è un derby

Marco Gaburro, intervistato in settimana, ha dato una definizione impeccabile della gara andata in scena oggi all’Orogel Stadium Dino Manuzzi.
01.10.2023 18:14 di  Bruno Rosati   vedi letture
Fonte: TuttoC.com
L’ex allenatore del Rimini ci spiega alla perfezione perché questa partita non è un derby
© foto di Il Resto del Carlino

Ma che partita è stata? Una gara emozionante ed avvincente… sicuramente non un derby!

Almeno non a Cesena.

A spiegarlo con dovizia di particolari è stato in settimana proprio l’ex allenatore del Rimini, Marco Gaburro. Intervistato da TuttoC.com, la sua definizione della gara in questione è stata magistrale: “Per la verità per quanto mi risulta è molto più sentito dalla parte riminese che da quella cesenate. Poi è chiaro: quando si tratta di realtà geograficamente molto vicine che si affrontano credo che la rivalità sia scontata, derby o non derby”.
Va sottolineato questo aspetto. A proferire queste parole è stata una persona che ha presieduto la panchina rivierasca negli ultimi due anni e ha potuto toccare con mano cosa significhi lì questa gara. È la partita della vita, attesa tutto l’anno. Anzi, a volte per più anni. Salvo poi scordarsi per il resto del tempo che la città di Rimini abbia una squadra di calcio.

Degli oltre duemila riminesi oggi in curva ferrovia, quanti pensate ce ne saranno domenica prossima al Neri per assistere al match con la Recanatese? Ormai l’attrazione Cesena è passata e se ne riparlerà nel girone di ritorno.
Dalla sponda biancorossa, nei giorni precedenti facevano sapere che “quando conta loro rispondono sempre presente”. Ma la realtà dei fatti è che se sei tifoso, se nutri una passione viscerale e irrazionale verso un club, per te conterà sempre e non solo quando dinnanzi a te si para la tua nemesi.

Non è un discorso di tradizione o blasone: il merito dei successi e la colpa dei fallimenti (sportivi e non) di una società non possono ricadere sui tifosi di quella maglia. È però troppo facile ricordarsi di essere tifosi quell’una o due volte l’anno (se va bene).
A Cesena fortunatamente questo non succede. Il Cavalluccio sta vivendo una delle parentesi più grige della sua storia (cinque campionati consecutivi in serie C non si vedevano dagli anni Sessanta) e, malgrado ciò, la risposta è sempre costante e importante, da realtà superiore al contesto in cui si trova.

Ecco quindi un accorato appello ai tifosi bianconeri tutti: non chiamatelo “derby”. Un derby va ‘guadagnato’ di settimana in settimana per poi goderselo quando arriva il fatidico appuntamento sul calendario. Comodo invece indossare il vessillo biancorosso giusto per venire al Manuzzi, salvo poi riporlo nel cassetto per tutto il resto del campionato.
Lo scriviamo ora, a fronte di un successo largo, netto, meritato, indiscutibile. Sarebbe stato semplice riportare le dichiarazioni di Gaburro in settimana, per mettere le mani avanti. Oppure a fronte di un risultato non soddisfacente, rischiando di sembrare la volpe che non arriva all’uva. Lo si ribadisce quindi dopo un 5 a 2 che lascia poco spazio ad interpretazioni: Cesena-Rimini non è un derby, o al massimo un derby unilaterale per loro.

Capiamo che il Cesena FC lo chiami “derby” per vendere qualche biglietto in più a tifosi da evento (ce ne sono in ogni città, non stupiamoci di trovarli pure qui). Capiamo che la carta stampata lo chiami “derby” perché i giornali cartacei vengono venduti anche sotto l’arco d’Augusto e quindi non si vuol venire lì boicottati.
Almeno voi, fatevi questo regalo: non date al Rimini più considerazione di quella che gli stessi riminesi gli riservano. Non chiamatelo derby. ‘Le parole sono importanti’ diceva quel tale…