La Lanterna #3 | Sfiorivano le viole

Se si è capaci di lasciarsi sorprendere, anche una brutta giornata può avere risvolti meravigliosi.
27.08.2019 08:00 di  Bruno Rosati   vedi letture
La Lanterna #3 | Sfiorivano le viole

L’estate che veniva con le nuvole rigonfie di speranza. Nuovi amori da piazzare sotto il sole.
Il Cesena ha perso. C’erano alte aspettative o, forse, c’erano soltanto altre aspettative. Sta di fatto che questa squadra durante i primi due mesi ha già saputo farsi voler bene dal proprio pubblico. Ne è la riprova la grande affluenza dei tifosi cesenati in Emilia (oltre un migliaio) quando neanche due anni fa, alla stessa trasferta di Carpi, parteciparono in numero considerevolmente minore (circa trecento e si era in serie B). Un nuovo amore da piazzare per l’appunto sotto il sole di un’estate ancora torrida, sebbene prossima alla conclusione.

Noi abbiamo perso. Sì, perché noi ci sentiamo sconfitti se il Cesena perde; tale è la nostra attitudine: non ci mettiamo il cuore in pace sino alla partita successiva. Quindi anch’io. Sì, anch’io ho perso.
Non fiorivi e sfiorivano le viole. E il sole batteva su di me. E tu soccombevi sotto Vano. Mentre io aspettavo…
Ho perso fra le urla di un pittoresco sostenitore locale che rischia l’esplosione delle coronarie inveendo a gran voce contro l’arbitro o sgolandosi al gol del ‘toro’ Carletti. Ho perso davanti al volto di Pelliccioni, seduto dinnanzi a me: non proferisce parola, la sua faccia è tutta un programma. Ho perso e ha perso anche un noto collega che al mio fianco sbraita ed impreca per aver erroneamente cancellato il proprio articolo; ora dovrà riscrivere tutto dal principio. Quanto scotta questa batosta. E non solo quella…
Il sole che bruciava, bruciava, bruciava, bruciava…

Ah, caro Cesena, forse fiorirai quando sfioriranno le viole. Intanto il sole batteva su di me. E di nuovo a segno Vano. Mentre io aspettavo te.

Si lavora, si produce, si fa calciomercato. Il terzino si promette e si mantiene a volte. Mentre io aspettavo te.

Troppi dribbling tentati senza sortire effetto da Russini. Poi però inventa una magia. Mentre io aspettavo te.

Bisognerebbe smetterla di travisare le favole di Esopo per trarne improbabili insegnamenti morali. Mentre io aspettavo te.

Brucia l’Amazzonia, intanto un governo cade su sé stesso e qualcuno inizia a rivalutare l’operato di Radetzky. Mentre io aspettavo te.

Un aperitivo all’incrocio tra piazza Garibaldi e via Sbrilanci. Un’amica confessa che del Carpi non le importa alcunché e racconta di musicisti fedifraghi. Mentre io aspettavo te.

Il referente del collettivo emette un comunicato e si annette tutta la Romagna. Mentre io aspettavo te.

Tutta la strada da fare, il Po da valicare e l’illusione che la felicità sia racchiusa in un paesino di provincia a quaranta chilometri da qui. Mentre io aspettavo te.

Torno all’auto e dallo specchietto retrovisore vedo il pullman del Cesena lasciare il Cabassi. Accendo la radio e passa una canzone di Rino Gaetano che non sentivo da tempo. Non sono ancora partito quando mi accorgo di un particolare: non tutti i giocatori del Cesena sono saliti sul bus. Franchini e suo babbo camminano in silenzio, uno a fianco l’altro, verso la loro vettura. La tenerezza di un padre che, senza dire nulla, passa il braccio attorno alla spalla del figlio e lo consola per la giornata storta in cui è incappato scalda il cuore e permette di non pensare quanto siano stati avvilenti i minuti da poco trascorsi.
Malgrado la pesante mazzata, non vale la pena disperarsi già alla prima giornata.