L’ALLARME C’è qualcosa che non va

Cesena e Napoli: così diverse, così uguali. Due primati (in condominio) conditi da una scarsa affluenza di pubblico. La Romagna può fare (e può urlare contro l’arbitro) di più…
01.11.2021 12:00 di Flavio Bertozzi   vedi letture
L’ALLARME C’è qualcosa che non va

C’è il Cesena che va forte. Che sfodera (quasi) sempre grinta, sana cattiveria provinciale, personalità, sprazzi di bel gioco, gol pesanti. E poi, soprattutto, in attesa di vedere cosa combina oggi la Reggiana con la Lucchese, c’è il Cesena primo in classifica. Un Cesena che, dopo un biennio di anonimato, è tornato a sognare in grande. A lottare con le big.

Ci sono poi gli ultras che sono tornati a popolare la Curva Mare. Le bandiere che sventolano. Gli striscioni. Gli slogan in bianco e nero che hanno fatto la storia. Il calore. Il colore. La passione. Sì, la passione. Quella vera. Quella sincera. Quella genuina. Quella ruspante. Quella che ti scalda il cuore.

Tutto molto bello, direbbe il mitico Bruno Pizzul. Anzi, tutto bellissimo. Perché il catino amico del Dino Manuzzi, oggi come ieri, resta un posto fantastico. Un posto dove accadono cose stupende. La Grande Bellezza. Un patrimonio dell’intera Romagna. Sì, dell’intera Romagna. Perché (anche) a Rimini e a Ravenna, un ‘roba’ così, se la sognano. O no?

Eppure –  come diceva Vasco – c’è qualcosa che non va in questo cielo. Qualcosa che non torna. Perché (anche) i dati dell’affluenza di Cesena-Pistoiese – 4.532 spettatori paganti (2.065 mini-abbonamenti + 2.467  biglietti singoli staccati) – non convincono sino in fondo. Ottimi numeri, per l’inferno della terza serie. Ci mancherebbe altro. In altre piazze di Serie C, quattromilacinquecento persone tutte in una volta, non le hanno mai viste. E non le vedranno mai. Epperò – non lo dico io, ma la storia e pure la ragione – questo Cesena meriterebbe di più. Molto di più. In altre epoche, queste cifre, si facevano quando le cose andavano male. O malissimo. E non scordiamoci neppure che, soltanto due anni e mezzo fa, tra i dilettanti, quando in riva al Savio sbarcavano (anche) il Pineto e l’Isernia, al Manuzzi venivano in media novemila persone.

Insomma, Cesena non si ‘accende’ più come un tempo. E, con le dovute proporzioni, in Romagna sembra di vedere ciò che sta succedendo a Napoli. Dove, anche dinnanzi a una squadra che sta letteralmente volando in Serie A (la band di Spalletti è prima in condominio con il Milan), il pubblico latita. Inspiegabilmente. O quasi. Mai vista così poca gente (circa 20.000 paganti per l’ultima sfida col Bologna) nell’ex catino del San Paolo. E, fidatevi di me, anche dietro a questa disaffezione in salsa partenopea, c’è – sempre lui – il Virus. Virus che, a molti tifosi d’Italia, ha letteralmente stravolto la vita. Cambiato le priorità. E svuotato il portafoglio. Forse per sempre. Alla faccia di quegli ottimisti del cazzo – sempre loro – che circa un anno e mezzo fa, sui loro balconi fioriti, urlavano al cielo il melenso slogan Andrà Tutto Bene.
 

PS: Quelli che… lunedì prossimo col Pescara (GARA FON-DA-MEN-TA-LE per il futuro della band di Viali) vorrebbero vedere almeno 6000-7000 persone sugli spalti. Quelli che…lunedì prossimo col Pescara, se l’arbitro non concede un RIGORE SO-LA-RE al Cesena proprio sotto la Curva Mare (così come è successo ieri con la Pistoiese), vorrebbero vedere esplodere di rabbia il Manuzzi. Come ai vecchi tempi.