TIFARE CESENA - Siamo tutti tifosi-allenatori!

Tifare Cesena: gioie, sogni, amarcord e tormenti del tifoso cesenate comune.
17.11.2016 12:00 di  Michele Grotti   vedi letture
TIFARE CESENA - Siamo tutti tifosi-allenatori!
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© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it

Se mai un giorno, parlando di calcio, mia figlia mi chiederà: “babbo, ma tu, da ragazzino, in che ruolo giocavi?”, sarò costretto a risponderle “io? Io giocavo da Libero”, facendole capire una volta per tutte che razza di genitore-dinosauro si sia ritrovata.

Eppure, il Libero, era un ruolo bellissimo.

Il Libero stava alle spalle di tutti, osservava la propria squadra allungarsi, accorciarsi, attaccare e difendere, guidava i compagni, ricordava ad ognuno la marcatura assegnata e, dulcis in fundo, correva il minimo senza spettinarsi mai. Il Libero costituiva una sorta di allenatore in campo ed era quello che entrava in azione come ultimo baluardo per mettere una toppa all’errore dello stopper o del terzino, quello che quando usciva dall’area di rigore palla al piede, a testa alta, per impostare l’azione, suscitava l’elogio delle folle e catturava l’attenzione delle belle donne in tribuna. E ti faceva intendere chiaramente che le sue parole, dentro lo spogliatoio, le ascoltavano tutti in religioso silenzio.

Poi, da Fusignano, arrivò Arrigo Sacchi e tutto finì. Franco Baresi  cominciò a mettersi in linea e ad alzare il braccio per chiamare il fuorigioco, il Milan vinse di tutto e di più e sbiadirono lentamente ed inesorabilmente le figure mitiche di Armando Picchi e di Gaetano Scirea, di Ruud Krol e del Kaiser Beckenbauer, di Pierluigi Cera e di quel suo tackle elegante che da bambino-che-giocava-Libero mi regalava vampate di calore. I difensori, insomma, da quel momento vennero omologati sotto la stessa orribile definizione: Centrali.

Passa qualche secolo e arriva Cesena-Pisa, un “mezzogiorno e mezzo di fuoco” che ci sta a pennello con Mel Brooks e Gene Wilder da quanto è stata finora comica e parodistica la difesa del Cesena, con tutti quei maledetti gol presi in fotocopia, con i nostri terzini narcolettici, i centrali che si intendono come israeliani e palestinesi e il portiere che non esce neanche se lo invita Adriana Lima. È alla difesa che voglio rivolgere la mia attenzione, è lì che voglio vedere se Camplone ha lavorato, perché quando sei con l’acqua alla gola non c’è Zeman che tenga, bisogna cominciare innanzitutto a non prendere gol.

Prima che la gara cominci oso scardinare la rivoluzione Sacchiana e mi chiedo: ma sarebbe così vergognoso chiedere a Capelli (o a Perticone) di staccarsi dalla linea, ogni tanto, di occuparsi delle palle vaganti e di chiudere ogni spiffero, perché in difesa ci prendiamo la bronchite al primo cross? Sarebbe così preistorico, invece, chiedere a Ligi (o a Rigione), l’altro centrale, di dedicarsi al centravanti avversario, che tanto, ormai, giocano tutti con una sola punta centrale? Sarebbe così anacronistico, insomma, pretendere dai due centrali, ogni tanto, di organizzarsi in modo da interpretare la parte di un simil-Libero e, soprattutto, di un simil-Stopper?

Poi, però, c’è la partita, che tecnicamente e data l’ora si rivela un brodino caldo dal sapore ospedaliero, ma finalmente il Cesena vince e non subisce gol, concede poche chances al Pisa e mostra una difesa battagliera che non va mai in letargo ed evita gli scarabocchi paurosi che fino ad oggi ci sono costati lacrime amare. Aveva ragione Sacchi. E ha ragione Camplone che sta cominciando ad organizzare la retroguardia meglio di quanto era riuscito a fare Drago, e senza la necessità del Libero. Sta di fatto che tutti i miei pensieri tattici del pre-partita finiscono dimenticati dentro la tazzina del caffè bollente con cui brindo alla doppietta del redivivo Rodriguez, a dimostrazione che noi tifosi dovremmo fare solo i tifosi, che a fare gli allenatori è giusto che ci pensino i professionisti, quelli che in panchina ci vanno davvero.

Ma mentre mi godo i tre punti c’è un nuovo pensiero che Cesena-Pisa ha fatto venire a galla e che comincia a tener banco nella mia povera testa bianconero-dipendente: dalla prossima partita, finalmente, potremmo cominciare a giocare in pianta stabile con due punte vere, con Rodriguez e Djuric insieme, che una volta si giocava così, che me li ricordo i bei tempi di Garlini e Bordon, di Scarafoni e Hubner, del 9 e dell’11, ed era un gran bel vedere! Comincio a pensare ad un Cesena costruito tatticamente per supportare i due attaccanti, a come sistemerei il centrocampo, ed eccomi ricaduto nello stesso, identico errore di quando, poco prima, ripensavo alla resurrezione del Libero per rinsaldare la difesa. 

E tuttavia mi dico che va bene così, che il bello di essere tifosi, in fondo, non è proprio quello di sentirsi tutti potenziali allenatori e di pescare a piene mani, nostalgici, dall’album dei ricordi più belli? Perché se così non fosse, di cosa parleremmo dopo la partita, con l’adrenalina a mille, al bar o in pizzeria, insieme agli amici malati di fede bianconera come noi?