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TIFARE CESENA - Dai baffi di Schachner alla cresta di Drago: il Cesena raccontato dal suo acconciatore

Tifare Cesena: gioie, sogni, amarcord e tormenti del tifoso cesenate comune.
08.12.2016 12:00 di  Michele Grotti   vedi letture
Arnaldo Francisconi
Arnaldo Francisconi

A Cesena c’è un uomo che con le forbici in mano potrebbe fare pallonetti, rabone e trivele. Con le sue forbici, Arnaldo Francisconi, potrebbe fare questo ed altro, perché è un talento puro, unico, e non a caso è universalmente riconosciuto come l’acconciatore ufficiale del Cesena Calcio, la squadra che ha nel cuore da sempre.

Arnaldo, quando hai cominciato a tagliare i capelli a quelli del Cesena Calcio?

Intorno ai vent’anni, quando ho cominciato a lavorare in un salone di acconciatura maschile, qui a Cesena. Venivano tutti: calciatori, allenatori, dirigenti. Per un tifoso come me era un’emozione grande. Poi mi sono messo in proprio, in pieno centro-città, e da quel giorno il Cesena Calcio è stato di casa nel mio negozio.

Un personaggio di quei primi anni che ricordi in particolare?

Senza dubbio Giorgio Mariani, attaccante e personaggio unico, irripetibile, anche nel vestirsi. Veniva dalla metropoli, aveva giocato nell’Inter e qui a Cesena se la tirava un po’. Portava i capelli lunghi, come tanti in quegli anni, ma erano ricci in un modo assurdo e voleva che glieli ritoccassi continuamente. Diventammo amici, a tal punto che una volta, in un’intervista per L’Intrepido, mi volle citare a tutti i costi e mi presentò come suo compagno di biliardo, anche se io a biliardo non ci giocavo proprio.

Un tuo idolo del passato, tra i tuoi tanti clienti?

Non voglio fare un torto a nessuno, ma dico Walter Schachner. Schachner curava i suoi baffi in modo maniacale e voleva che glieli sistemassi ogni settimana, e sempre sotto l’occhio vigile della moglie Connie, che lo seguiva ovunque, persino dal barbiere. Li ho rivisti entrambi poco tempo fa, al Dino Manuzzi, e per un attimo mi hanno guardato ma non mi hanno riconosciuto. Mi è bastato dire: “baffi e capelli!” e Walter ha ricordato subito il mio nome: “Arnaldo, che piacere!”.

C’è qualche ex bianconero con cui sei rimasto in contatto?

Certo, Stefano Sensi, giusto per fare un nome recente, viene da Sassuolo ogni volta che può. E pensa che il mio grande amico Bordin invitò me e la mia famiglia a La Spezia, per il battesimo del figlio, mentre Giaccherini, che viene da me a tagliarsi i capelli da quando aveva quattordici anni, mi ha voluto a tutti i costi al suo matrimonio.

C’è qualche giocatore che con la richiesta di un taglio particolare ti ha messo in difficoltà?

Mai. Mi è sempre piaciuto tenermi al passo con le mode. Anzi, devo dire che qualche volta, in realtà, le ho anche anticipate, come quella volta con Sebastiano Rossi e il “doppio taglio”.

Che sarebbe?

Seba lo aveva comprato il Milan e mi chiese un taglio con cui presentarsi al nuovo ambiente e fare scalpore, perché al look ci teneva molto e subiva il fascino delle telecamere. Io gli feci i capelli cortissimi ai lati e più lunghi sopra, una roba che all’epoca non esisteva proprio. A Milano, dopo qualche settimana, cominciarono a copiarmelo tutti e fecero diventare il “doppio taglio” una moda in tutta Italia.

Ci racconti qualche altro episodio legato a giocatori del passato?

Franco Lerda arrivò a Cesena, dal Torino, in cerca di rilancio dopo un infortunio. Venne nel mio negozio di giovedì, era la prima volta, e non aveva ancora segnato. Mentre gli tagliavo i capelli e parlavamo del Cesena, mi venne da dirgli: “domenica fai gol di sicuro, me lo sento”. E così fu, un gol che valse l’uno a zero e la vittoria. Da quel giorno, ogni giovedì, Franco veniva in negozio e anche se non doveva tagliarsi i capelli si sedeva nella stessa poltrona, sempre alla stessa ora, e lo ha fatto finché ha giocato in bianconero, senza mai saltare una settimana. Boranga, invece, esigeva un taglio di capelli che stesse bene col cappellino con cui giocava. Se poi alla domenica non prendeva gol veniva in negozio al martedì e quel cappellino me lo regalava. Con mister Cavasin, invece, decidemmo in gran segreto che se avesse salvato il Cesena, che era un mezzo miracolo, gli avrei fatto i capelli biondi o rasati a zero. A miracolo avvenuto scelse la seconda opzione, e alla fine gli piacque e ci si affezionò talmente che quello divenne il suo look abituale.

Qualche cliente più recente?

Coi ragazzi di Bisoli scommettemmo che, se fossimo saliti in serie A, avrei colorato i loro capelli in modo strano. Defrel, biondo platino, me lo sogno ancora la notte. Anche in questi giorni di classifica molto triste, comunque, ho fatto un accordo con alcuni giocatori, ma ovviamente non voglio rivelare nulla, non sono mica matto.

E cosa mi dici di Massimo Drago?

Che mi è dispiaciuto molto per l’esonero. Drago è una persona squisita, con lui avevamo studiato una piccola rivoluzione nel look, qualcosa che andasse d’accordo col suo gioco d’attacco. Gli allenatori, in genere, hanno tagli di capelli molto tradizionali e vanno in panchina in giacca e cravatta, sono molto classici. Con Drago, invece, abbiamo optato per un taglio giovanile, con una piccola cresta, e lui in campo ci aggiungeva la polo e la felpa.

Ti faccio un ultimo nome: Edmeo Lugaresi. Che ricordo hai di lui?

Splendido. Qui in negozio Edmeo trovava la pace, si rilassava e non lasciava trasparire nulla del suo carattere vulcanico. E prima di uscire mi chiedeva sempre se desideravo un accredito in tribuna per la partita della domenica. Era un uomo di gran cuore, generoso come pochi.