Prima di Drago, ci provò Perotti: "Avrei avuto bisogno di più tempo"

16.08.2015 09:30 di Redazione TCW   vedi letture
Fonte: Giovanni Guiducci per il Corriere Romagna
Perotti a Cesena
Perotti a Cesena

Giovanni Guiducci per il Corriere Romagna ha intervistato l’ex allenatore bianconero Attilio Perotti. Si riporta uno stralcio dell’intervista.

Buongiorno Attilio Perotti, oggi il Cesena con Massimo Drago vuole aprire un nuovo ciclo con una nuova mentalità di gioco. Anche lei ci provò oltre 20 anni fa dopo una retrocessione dalla serie A, era la stagione 1991-’92 in B.
«Venni a Cesena con l’intenzione di fare alcune cose importanti e ottenere certi risultati. Ricordo che l’impatto con l’ambiente fu buono. Dal direttore sportivo Pier Luigi Cera ebbi un appoggio incondizionato, ci fu rispetto per il mio lavoro e anche i tifosi non lesinarono mai il loro sostegno ».

Come Drago, anche lei si portò a Cesena alcuni giocatori. È importante per un tecnico avere alcuni “fedelissimi” in squadra?
«È normale che un allenatore quando arriva in una nuova squadra porti qualche giocatore che già conosce. Io da Siena portai a Cesena Pepi e Marin perché erano due giovani di prospettiva per rinforzare la rosa e non dei vecchi marpioni. Non li presi dunque come miei “fedelissimi” da mettere dentro lo spogliatoio, anche perché c’era già gente come Piraccini e Giovannelli. E comunque non avevo bisogno di qualcuno che mi “tenesse” lo spogliatoio, perché l’allenatore ero io».

I risultati di quella stagione però non furono all’altezza delle aspettative.
«Non è mai facile dopo una retrocessione dalla A alla B, perché si viene da un calcio d’élite e ci si ritrova in un campionato di sofferenza, dove c’è più un gioco di forza e ci vuole tanta continuità. Noi comunque a Cesena non eravamo partiti per vincere il campionato. La squadra dimostrò di avere un suo gioco, anche se non fece benissimo o meglio: rimase a lungo a ridosso della zona promozione, per poi calare nella seconda parte della stagione. Ci sarebbe stato bisogno di più tempo».

La sua esperienza in panchina a Cesena si interruppe invece dopo un solo anno.
«Ad un certo punto si ruppe qualcosa, non fu più possibile raccogliere i cocci e così ognuno andò per la sua strada”.